Incuneata in un vicoletto di taciturna bellezza, affacciato su via Cattedrale, si erge solitaria la chiesa di San Vito, affidata dal 1604 all’Arciconfraternita del Carmine per iniziativa di un gruppo di sacerdoti e di devoti che chiesero al vescovo Gaspare Pasquali di poter raccogliere offerte in favore dei poveri, indossando la mozzetta recante l’immagine della Vergine del Carmelo.
L’interno dell’edificio si presenta come uno splendido teatro del sacro, costituito da un’unica navata centrale con pareti stuccate e adornate da nicchie che accolgono le tele di San Vito tra i santi Modesto e Crescenzia del 1621 del pittore barlettano Alessandro Fracanzano, la Natività di Cristo realizzato nel 1624 da Giacomo Gatta e, in particolare, i nove simulacri portati in processione il Venerdì Santo durante la processione dei Misteri. Sull’ampia volta a botte si estendono due grandi cicli di affreschi raffiguranti, l’esaltazione della Croce e la Madonna del Carmelo, titolare dell’edificio a cui l’arciconfraternita dedica, il 16 luglio di ogni anno, una solenne cerimonia liturgica in ricordo dell’apparizione della Vergine al monaco inglese Simon Stock nel 1251 che, ricevuto lo scapolare le sentì pronunciare queste parole: “Chi morrà di questo abito non soffrirà il fuoco eterno”.
Nella stessa giornata prende vita un piccolo corteo processionale per le strade cittadine aperto dall’imponente statua della Vergine col Bambino, capolavoro ottocentesco del terlizzese Giuseppe Volpe, custodito nella nicchia centrale dell’abside. Sorprende constatare quanto una ricorrenza poco nota come questa susciti un notevole fervore popolare e una grande risonanza tra i fedeli. Basti pensare agli sfarzosi addobbi floreali, posti sul basamento della sacra immagine, che ben evidenziano il candore della Madonna e di suo figlio Gesù, cinti sul capo da una corona punteggiata di diademi. L’opaco delle vesti, di un rosso che indulge al marrone, è ravvivato da decorazioni e ricami in oro che avvolgono la scultura in un’atmosfera ieratica e di algida compostezza. Un manto stellato di un timido giallo, rivettato da nobili merletti in oro, copre il braccio di Maria che sorregge Cristo bambino, dall’aspetto quasi femmineo con chioma riccioluta, intento a mostrare due medaglioni argentei istoriati di minuziosi e preziosissimi fregi.
Un connubio di luci soffuse e delicate cromie suggella la vitalità di un rito che quest’anno non è stato officiato, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, ma ha lasciato spazio a cinque celebrazioni eucaristiche, una in più rispetto alle solite quattro, mediante la quale i confratelli e le consorelle hanno rinnovato il giuramento alla Madonna. Rulli di tamburi e gioiose sinfonie suonate dalla banda hanno riecheggiato, come di consueto, nel ridente centro storico dove i passanti hanno atteso con gli occhi al cielo il lancio del pallone aerostatico e i fuochi d’artificio. “Non abbiamo potuto fare tantissimo ma la festa si è svolta ugualmente”, ha spiegato il priore Raffaele Campanale, che non si è certo perso d’animo. E aggiunge: “Speravamo vivamente nell’uscita della processione, considerato già l’annullamento dei Misteri durante la Santa Pasqua. Ma così non è stato. Mi auguro che l’emergenza finisca il più presto possibile, in modo da riprendere l’organizzazione delle varie ricorrenze religiose”.
Dunque, un passo in avanti verso una normalità, tanto sospirata quanto attesa, che sembra ancora un miraggio. Qualcosa sembra muoversi lentamente, quasi ci si stesse risvegliando da uno stato soporoso. E’ il rumore della fede che avanza inesorabilmente nel cuore di chi, in un periodo così difficile, si è visto “privare” della benevolenza di Dio con la chiusura degli edifici sacri. Ma se le chiese sono buie, fortunatamente ci sono tanti giovani a farle brillare di luce propria. Uno di questi è il ruvese Giovanni Campanale, florovivaista presso l’azienda Vivai Greentecnic Campanale, che da confratello vive con speciale intensità questa cerimonia, creando così una perfetta sinergia tra la passione gratificante per il suo lavoro e l’amore per le tradizioni religiose del paese. “Non è la prima volta che mi capita di addobbare la statua della Madonna del Carmine. Ogni anno realizzo qualcosa di diverso cambiando il colore dei fiori e la simmetria delle composizioni sull’altare della chiesa. Se in passato abbiamo curato l’allestimento del portone, dell’altare e della statua, in questi giorni siamo stati costretti a rispettare le norme restrittive imposte dalla diocesi. Perciò ho deciso di coinvolgere i fedeli ornando i loro balconi con l’icona della Madonna, incorniciata da fiori gialli, bianchi e rosa”, spiega.
La grandiosa macchina organizzativa dell’azienda Campanale ha desiderato premiare i devoti con guarnizioni floreali poste sia sull’altare sia alle estremità della sontuosa gigantografia della Madonna, che spicca sulla facciata esterna della chiesa.
Un ambizioso progetto che esemplifica il messaggio pastorale della Madonna del Carmine che ha emanato luce, annientando molti demoni in nome della giustizia divina.