Partecipare alla Festa dei Popoli, in programma dal 22 al 25 maggio a Bari, significa manifestare contro le inarrestabili ondate di guerra che flagellano da nord a sud ogni regione del pianeta.
Prendere parte ad uno dei tanti eventi (qui il programma completo), che per il ventunesimo anno il Centro interculturale Abusuan, i Missionari Comboniani e la Cgil Puglia organizzano con il patrocinio del Comune di Bari e la collaborazione di una vasta e importante rete di associazioni, comunità straniere e istituti scolastici, significa battersi con maggior forza per la pace, valorizzando il diaologo e lo scambio interculturale tra i popoli. Come ricorda l’organizzatore dell’evento, Koblam Amissah: “Mai come in questo periodo di difficoltà e di scenari di guerra a livello internazionale, crediamo nell’importanza del dialogo tra le culture e le comunità che abitano, insieme, la nostra città. Questo evento, divenuto nel tempo un appuntamento ricorrente del panorama culturale e della primavera barese, torna ogni anno a ricordarci che ogni differenza rappresenta una ricchezza e che, a prescindere dai contesti sociali, professionali, culturali che ciascuno di noi vive, il denominatore comune deve rimanere sempre l’umanità. Quella di uomini e donne che si riuniscono in cerca di pace”.
Non smettere mai di togliere lo sguardo dai conflitti e dalle scelte dei potenti della Terra, che continuano a mietere vittime, è il senso del titolo di questa edizione della festa, Occhio al mondo, in programma al Giardino Princigalli nel quartiere Mungivacca di Bari.
La Festa dei popoli offre l’opportunità ai cittadini di vivere gli spazi, di renderli condivisibili, di trasformarli in luoghi di libera espressione e rispetto per tutte culture. Come, in realtà, già in passato, con gli stand delle numerose comunità straniere presenti a Bari e delle associazioni di volontariato, baluardo dell’intercultura e della solidarietà, che hanno offerto un contribuito alla “rinascita” di altri siti, come Parco Perotti o le adiacenze del porto.
I profumi dei piatti del Bangladesh si mescolano alla cucina etiope o brasiliana creando un meticciato di culture. Tra uno stand e l’altro è impossibile non rimanere incantati dalle danze indiane o dalle stoffe coloratissime dei popoli africani. Numerosissime sono le comunità che rappresentano altrettanti “popoli” che aderiscono alla festa.
Inevitabilmente lo sguardo di tutti i protagonisti dell’evento è puntato sulla situazione geopolitica: sono oltre 50 i conflitti sparsi nel mondo che stanno disintegrando migliaia di vite. E’ per questo che i tanti percorsi di inclusione e integrazione, frutto di enormi sforzi da parte della società civile, meritano considerazione e rispetto da parte dell’opinione pubbllica. Un’attività che è segno di concreta speranza, come testimonia proprio la Festa dei popoli che offre ospitalità e visibilità alle tante persone di nazionalità non italiana giunte nel nostro paese attraverso i corridoi umanitari, veri e propri canali di salvataggio per migliaia di migranti.
Ad inaugurare il festival interculturale sarà l’incontro previsto domani, giovedì 22 maggio, sul tema Immigrazione, cittadinanza e lavoro a cura di Arci Bari e Cgil Puglia, moderato da Annachiara Serio, referente della Rete della Conoscenza Puglia.
A confrontarsi sul tema saranno mons. Giovanni Ricchiuti, presidente Pax Christi Italia, Giorgia Jana Pintus per conto dell’Ufficio immigrazione di Arci Nazionale, Shady Alizadeh, referente dell’associazione Donna Vita e Libertà – Unione italo iraniana di Puglia e responsabile Diritti Partito Democratico Puglia. E come spiega la segretaria della Camera di Commercio di Bari, Angela Partipilo: “Le persone provenienti da altri Paesi hanno un impatto economico notevolissimo sulla nostra economia, il tasso di imprese straniere qui si aggira intorno al 7% del totale, un numero enorme che contribuisce a far crescere il nostro territorio. Questa manifestazione rappresenta perfettamente i legami e i rapporti che si creano tra noi e le nostre comunità di migranti, oltre alla ricchezza che questo contesto genera in tutti i sensi”.
La drammatica situazione in Palestina continua a suscitare indignazione e profonda inquietudine. Anche all’interno della Festa dei Popoli si leva un grido di pace, espresso attraverso il linguaggio universale dell’arte. Domani è in programma la presentazione del libro Il loro grido è la mia voce – Poesia da Gaza, una raccolta di testi di dieci autori palestinesi che raccontano, in versi, l’orrore della guerra sulla Striscia. A dialogare sull’opera saranno i curatori Antonio Bocchinfuso, Mario Soldani e Leonardo Tosti, insieme al traduttore e artista Nabil Bey Salameh e al filosofo Luciano Canfora.
La poesia diventa così un atto di resistenza, la parola uno strumento di salvezza. È questo il filo conduttore delle trentadue poesie, in gran parte scritte a Gaza dopo il 7 ottobre 2023, che testimoniano dolore, speranza e resilienza.
Sempre in questa direzione, sabato 24 è prevista la presentazione di un secondo volume: Ho ancora le mani per scrivere. Testimonianza dal genocidio di Gaza, a cura di Aldo Nicosia e promosso dall’associazione Alma Terra.
Nella giornata di venerdì 23, tra i numerosi progetti laboratoriali che hanno coinvolto tredici istituti scolastici baresi, i cui studenti si alterneranno sul palco con performance musicali, anche uno spettacolo teatrale proposto dai partecipanti al laboratorio Palestina – Cultura e Arti.
La Festa dei Popoli è un mosaico di espressioni: arte, scrittura, musica e sapori dal mondo si fondono in un unico grande spazio di incontro, trasformando il parco in un laboratorio vivo di convivenza, dove la cultura della diversità diventa il vero elemento unificante. Eppure, accanto alla celebrazione, resta forte l’urgenza di tenere lo sguardo aperto sul presente. Non si può ignorare quanto accade nelle aree del mondo lacerate dai conflitti, realtà che continuano a interrogarci profondamente. Per questo, la Festa si fa anche momento di consapevolezza: un invito a riflettere, con uno sguardo critico e insieme empatico, sulle grandi questioni globali – dalla giustizia sociale alla sostenibilità ambientale – coltivando una visione capace di connettere le esperienze locali con le sfide del nostro tempo.
“Troppi venti di guerra e conflitti animano il nostro presente e noi, come centro interculturale, insieme a tutte le associazioni, le istituzioni e gli attori del territorio, dobbiamo fare la nostra parte, insieme, affinché il nostro sia un territorio di serenità e di convivenza tra le diversità”, afferma il presidente del Centro interculturale Abusuan, Taysir Hasan. “Questo nella convinzione che partendo dall’esperienza di piccole realtà, soprattutto grazie all’ausilio dell’arte, della musica e della convivialità, possa innescarsi il processo virtuoso capace di generare pace in ogni angolo del mondo”, aggiunge.
Alla Festa dei popoli, come tradizione, ampio spazio viene offerto alle danze popolari e alla musica etnica: sabato 24, con i musicisti camerunensi Tinè Ndolo South Connection, i danzatori di origine balcanica dell’associazione World Music Project e l’esibizione di un gruppo di bambine di Casa Rozalba su danze e canti tipici albanesi fino al concerto della cantante franco-camerunense Valerie Ekoumè, icona della scena afro-pop contemporanea, che porterà in scena il suo spettacolo dal titolo La danse des éléphants, con influenze ispirate alla rumba congolese, al pop americano e alla musica tradizionale camerunense. L’obiettivo di ogni edizione è fare festa, condividere le tradizioni di tutte le comunità, accogliere e sentirsi accolti in un clima festoso e famigliare.
A concludere il programma, il concerto di Erica Mou, domenica 25 maggio, subito dopo lo Show Me The World – Music Showcase, un contest ideato per dare spazio, voce e visibilità ai giovani talenti della scena musicale locale.
La manifestazione barese coinvolge oltre 40 realtà tra associazioni e comunità straniere del territorio, 15 partner solidali, 500 studenti e 150 artisti. Un impegno corale che punta sulla ricchezza umana e culturale, valorizzando il talento di chi, ogni giorno, supera ostacoli e pregiudizi per trasformare lo spazio dell’incontro non in un confine, ma in una porta aperta verso l’altro. È l’espressione concreta di una rete cittadina virtuosa, testimonianza viva di una comunità che crede nei valori dell’integrazione, della solidarietà e del rispetto per ogni popolo, anche per quelli a cui ancora oggi viene negato il riconoscimento di uno stato.
Le foto sono tratte dalla pagina FB della Festa dei popoli