Chiara D’Alessandria è un’insegnante forte e volitiva. Nata a Roma, ha svolto i suoi studi tra il liceo classico “Torquato Tasso” e “La Sapienza”, dove si è laureata in lettere moderne. Ha insegnato italiano e storia nelle scuole secondarie dal 1965. Nel 1987 vince il concorso per preside: accetta le nomine ad Atessa, in provincia di Chieti, poi a Firenze, Tivoli e, di ritorno, a Roma presso il liceo-ginnasio “Giulio Cesare”.
Ma perchè parliamo di Chiara? Da qualche anno, col pensionamento, ha realizzato un suo vecchio sogno: scrivere per raccontare ciò che è stato, riannodando i preziosi fili della memoria, senza cui non si può capire il presente. L’ho conosciuta in occasione della presentazione del suo primo romanzo, Una conversazione silenziosa (D&P Editori, 2017), nell’agosto 2017 a Sammichele di Bari.
La cittadina è il luogo in cui è ambientato il suo primo libro; il luogo in cui si trova Casa Dalfino. Il ricordo di quell’incontro e di quell’estate, sul finire del mio soggiorno a Sammichele, è stato segnato, fermato da quel romanzo. Se penso a quell’estate, è il romanzo di Chiara – divenuta una mia cara amica – che mi viene in mente e con il libro le sensazioni, le emozioni che quella lettura evoca. Emozioni legate a luoghi che l’autrice racconta. Un viaggio nella memoria e, in parte, un sogno fatto di magia e di mistero.
Protagonista del volume è la grande casa della famiglia Dalfino, proprio dove nacque e visse, con i suoi sei fratelli, Enrico Dalfino, amato professore di Diritto Amministrativo presso l’Università di Bari nonchè sindaco indimenticato del capoluogo pugliese. A lui è legata la singolare, drammatica e ormai storica vicenda dell’invasione del porto di Bari da parte degli albanesi, giunti a bordo della nave Vlora.
Chiara, sposa e moglie di Giovanni Dalfino – noto specialista del Policlinico di Bari, trasferitosi in seguito a Roma – immagina di tornare in paese per un ultimo commiato. Durante questo soggiorno a farle compagnia i ricordi e gli “amichevoli” fantasmi del passato.
Due anni dopo, il suo nuovo romanzo “Uno, due, tre… Stella” (D&P Editori 2019): la memoria è ancora la protagonista, non più i ricordi familiari ma i più intimi ricordi della sua vita professionale. Il gioco che dà il titolo al libro è metafora del viaggio nelle quattro scuole in cui Chiara è stata dirigente. Protagonisti anche e soprattutto i ragazzi – sempre tanto amati – e il personale tutto, nella quotidianità della vita scolastica con le battaglie, i problemi ma anche i successi.
“Semplicemente… ciao!”(D&P Editori) è il romanzo, presentato in questi giorni a Sammichele. Questa volta l’autrice sceglie la formula del racconto: 20 storie individuali, non collegate tra loro, che Chiara riporta alla memoria offrendone un’interpretazione personale, forse immaginaria. I racconti pur slegati, hanno come filo conduttore la formula con cui il libro si intitola: Semplicemente… ciao!. In questa espressione c’è l’anima del volume e, se vogliamo, dell’autrice. Semplicemente… ciao è la conclusione di ogni racconto ma anche la speranza, la fiducia nel futuro arricchito dalla memoria di quel vissuto.
E’ la memoria, infatti, in tutti e tre i romanzi, la linea sottile che l’autrice ha disegnato con maestria e coraggio riportando in vita luoghi, oggetti, sentimenti e persone care o anche solo di passaggio. La ricchezza della memoria, della coralità familiare rivive in queste pagine, restituendoci alcuni momenti straordinari e irripetibili come la comunione degli affetti nella festa più bella dell’anno: il Natale.
Lo stile è unico e personale. La prosa ricca, fluida e semplice, perfettamente in armonia con il contesto narrativo. Spicca la capacità dell’autrice di coinvolgere il lettore, alimentando la curiosità e la partecipazione ai fatti riproposti, a volte carichi di tante sofferenze vissute. Come sempre, a far da cornice, i luoghi in cui si tesse la complicata trama sentimentale di tutti i protagonisti: casa Dalfino o l’antica torre Centuriona, che dette vita a Casal San Michele, oggi Castello Caracciolo, sede del Museo della Civiltà Contadina a Sammichele di Bari.
Una lettura, dunque, come un rigenerante tuffo nel passato e nella memoria. Una pausa edificante contro il fluire vorticoso del tempo, che rischia di ridurre la vita ad una sola dimensione, quella del presente, senza più radici nè consapevolezza di quello che è stato e, quindi, di ciò che oggi siamo. Nel bene e nel male.
Nella foto in alto, da sin. Vanna Pontiggia, Maria Cristina Dalfino, Chiara D’Alessandria e Paky Deramo.