Spesso la divulgazione storica è associata all’idea della semplice sintesi o della riduzione della complessità di fatti e vicende sviluppatisi lungo il corso degli anni. Ma, in realtà, rappresenta un’opera che richiede un profondo impegno intellettuale e una conoscenza approfondita della materia di cui si parla. E quando viene eseguita con competenza e rigore metodologico, riveste un ruolo cruciale nell’arricchire il patrimonio culturale e nel favorire la comprensione del passato da parte del grande pubblico.
Una premessa necessaria per parlare di un volume di storia e divulgazione (storia dei territori, di un territorio) di notevole interesse: Gravinesi per sempre. Personaggi illustri della nostra storia (Il Grillo Editore) del ricercatore e divulgatore Giuseppe Massari. Un libro che s’inserisce nel filone di una storia dei luoghi, evidenziando le vicende e gli eventi di una città dal profilo culturale e ambientale particolarmente significativo, com’è Gravina in Puglia.
Un lavoro che costituisce un contributo significativo alla conoscenza della storia della città murgiana, con profili biografici di personaggi quali Saverio Benchi, funambolico prestigiatore ed illusionista, i sindacalisti Canio Musacchio e Giuseppe Zagariello, Domenico Mastromatteo, studioso del dialetto. Per fare solo alcuni nomi.
Ma il libro di Massari non si limita a celebrare i grandi eroi o le figure “perfette”; mira piuttosto a sottrarre dall’oblio una serie di personaggi che hanno contribuito in modo concreto alla storia della città. In un’epoca in cui l’informazione è spesso distorta o semplificata e in cui la storia rischia di essere manipolata per fini ideologici o politici, la figura del divulgatore storico assume un’importanza sempre maggiore. Massari, allora, fornisce al pubblico un accesso privilegiato alla conoscenza di fatti e uomini ed agisce anche come custode dell’integrità intellettuale della verità storica.
E già perché la divulgazione storica è anche un atto di responsabilità sociale. Contribuisce alla formazione di cittadini consapevoli e informati, capaci di comprendere il presente attraverso lo studio del passato.
Massari sa che il valore della buona divulgazione in campo storiografico risiede nella capacità di avvicinare il lettore (anche e soprattutto quello non esperto) alla complessità e alla ricchezza della storia umana. Le vicende e gli uomini come emblemi di un tessuto connettivo che intreccia le comunità, fornendo un substrato tangibile su cui edificare l’identità e la coesione sociale.
Altra questione. La storia locale, pur essendo una disciplina radicata nell’esperienza individuale e comunitaria, può fornire un contributo significativo alla comprensione della storia universale? Non potrebbe essere che proprio attraverso lo studio delle realtà locali si arrivi a comprendere meglio i grandi flussi storici che attraversano l’umanità nel suo complesso?
L’intento di Massari è pienamente risolto nelle pagine del suo pregevole testo. I profili biografici da lui riassunti e presentati sono il pretesto per rispettare ed inverare l’assunto che proferì, nella sua essenziale semplicità, il celebre storico francese Marc Bloch: “La storia è la scienza dei singoli e delle comunità”.
Gli uomini del territorio e delle varie epoche rimandano e ricollegano ai più grandi aspetti della storia. È l’eterna visione dialettica tra storia e microstoria. Tra i profili tracciati dall’autore, ecco il pittore solimenesco Carlo Tucci (XVII-XVIII sec), l’ecclesiastico fra Giovanni Maria Sannia (vescovo di Gravina e Irsina dal 1922 al 1953), il commediografo Matteo Carlo Vincenzo Pignatelli (vissuto tra Ottocento e Novecento), gli artigiani Giovanni Paternoster e Alessandro Curci.
Le realtà sono quelle sociali, da qui la presenza della storia dei mestieri, delle mentalità che cambiano, dei tempi che evolvono. Così come degli intrecci culturali. Scopriamo, così, la Gravina “albanese” e la presenza degli Arbëreshë, in quello che oggi è il quartiere Casalnuovo.
Inoltre, il libro cita anche le ramificazioni storiche degli antichi “centri gravinesi” di Botromagno e Silvium, estendendo così la narrazione alle diverse epoche ed ai rispettivi contesti dell’area nel corso dei millenni.
Si comprende, in questa maniera, quanto l’ambito pugliese in cui è inserita Gravina di Puglia sia ricco di influenze culturali e storiche che guardano anche alla regione lucana, rappresentando appieno i valori antropologici della Murgia più ampia. Ma Massari attraversa le epoche e arriva fino all’età contemporanea. Si pensi a figure come quella di don Lorenzo Agnelli, fondatore del Regio Ginnasio di Gravina, nato nel 1830 a Sant’Agata di Puglia (ancora una volta, i territori che ‘comunicano’); a quella del sindaco comunista Luca Lagreca; al tenente pluridecorato della Rsi Vittorio Garzone.
Massari mostra una notevole capacità di dar voce ad una vasta gamma di personaggi, non solo ai più noti o celebrati, ma anche a figure meno conosciute e però di considerevole importanza storica e culturale. Un materiale che offre spunti preziosi per ulteriori ricerche ed approfondimenti da parte di specialistici e appassionati di storia. La storia di Gravina e della Puglia, con tutte le sue ricchezze e complessità, merita di essere studiata, valorizzata e divulgata, e il lavoro di Massari è un preziosio contributo in questa direzione. Oltre ogni retorica ma semplicemente puntando sulle migliori espressioni che quella comunità squaderna dalle fitte pagine scritte nel corso dei secoli.
Non dimentichiamo che, specialmente nei territori del Sud Italia, la storiografia legata alle comunità è frequentemente ostacolata da numerose barriere strutturali. Pensiamo solo alla carenza di risorse finanziarie legata, talvolta, ad una scarsa consapevolezza del valore dell’approfondimento in ambito locale. È per questo che opere come quelle di Giuseppe Massari assumono particolare valore e dignità.
Le foto di Gravina sono tratte dal sito TurismoItaliaNews.it