Lavorare di più non equivale a più lavoratori

Se agli aumenti di stipendio a medici e pesonale sanitario non si accompagna un piano straordinario di assunzioni, la sanità pugliese non potrà crescere in qualità delle prestazioni

Per le prestazioni aggiuntive nei pronto soccorso e per “soddisfare” le liste d’attesa negli ospedali, infermieri, operatori sanitari e medici potranno ricevere somme in più da 1.500 fino a 2.500 euro al mese. È la buona notizia con cui per i lavoratori della sanità si apre il 2025; frutto dell’intesa raggiunta tra Regione Puglia e sindacati delle diverse categorie dei medici e del comparto sanitario.

Per il 2025 la dirigenza sanitaria sarà retribuita per le prestazioni aggiuntive 80 euro all’ora dal lunedì al venerdì, e 100 euro all’ora per il sabato, domenica e festivi. I turni di lavoro in più svolti dai medici nei pronto soccorso saranno pagati, sette giorni su sette, 100 euro all’ora. Ipotizzando cinque turni aggiuntivi nei pronto soccorso al mese, sarà possibile mettere su uno stipendio aggiuntivo di 2.500 euro per medici e dirigenti sanitari e 1.500 euro per il personale del comparto sanitario. Per infermieri e operatori sociosanitari, in particolare, un vero e proprio “premio”, dato che le prestazioni aggiuntive passano a essere retribuite da 27 a 50 euro. Con l’ulteriore beneficio della retroattività, a far data dal 1° febbraio 2024.

 

“Un riconoscimento economico, doveroso ma non scontato, frutto di una scelta politica precisa: siamo al fianco delle donne e degli uomini che si occupano della salute dei cittadini”, spiega il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a cui si aggiunge il segretario regionale della Fials, Massimo Mincuzzi: “A distanza di dodici anni è stato finalmente sottoscritto il nuovo accordo sulla remunerazione delle prestazioni aggiuntive per l’abbattimento delle liste di attesa. Un’intesa alla quale si è arrivati anche grazie ad un forte e deciso impegno dell’assessore Piemontese”.

Cme per la flat tax del 5% sugli straordinari degli infermieri, proposta dal governo, si tratta, tuttavia, di un riconoscimento economico che, pur incentivando l’impegno di professionisti già sottoposti a carichi di lavoro insostenibili, rischia di essere percepito come una spinta a “lavorare di più”, lasciando inalterata la radice del problema: la cronica carenza di personale. Un circolo vizioso che non fa che aumentare il burnout e peggiorare le condizioni di lavoro.

Per essere realmente efficaci, iniziative di questo genere dovrebbero essere accompagnate da un piano straordinario di assunzioni, indispensabile per garantire organici adeguati e qualità delle cure. Non bastano soluzioni tampone per affrontare le criticità che minacciano la sostenibilità e l’equità del nostro sistema sanitario nazionale. È indispensabile un approccio più coraggioso e lungimirante, capace di garantire risorse, stabilità e dignità per chi opera in prima linea nel settore per tutelare la salute di tutte le persone.

La sanità, ovviamente, è un capitolo fondamentale all’interno del bilancio extralarge approvato dal consiglio regionale. Un bilancio come non si vedeva da tempo (in termini di articoli di legge, oltre 200, non di risorse), ma che alla fine accontenta un po’ tutti. Stando ai numeri, per il 2025 le previsioni di entrate e uscite ammontano a poco più di 1,7 miliardi di euro, con un bilancio sanitario da 9 miliardi di euro, sommando il fondo sanitario indistinto a quello vincolato. Per un bilancio complessivo da 10,7 miliardi.

Confermati i 51 milioni di euro per l’accordo integrativo dei medici di medicina generale, che incidono per 12 milioni sul fondo sanitario regionale e per poco più di 39 milioni sul bilancio autonomo. Via libera anche alla disposizione per ridurre la mobilità passiva e incrementare quella attiva, grazie a maggiori fondi destinati agli ospedali privati accreditati. Sempre in materia di sanità, via libera allo scorporo del pediatrico Giovanni XXIII di Bari dal Policlinico: l’ospedaletto passa sotto la gestione dell’Asl Bari in attesa di completa autonomia.

Nel 2025, inoltre, dando seguito all’accordo firmato dalla Regione Puglia con i medici di base, dovrebbe andare a regime il nuovo modello di assistenza, con una rete di continuità assistenziale lungo tutta la giornata al fine di evitare, come spesso accade, di rivolgersi ai pronto soccorso quando il proprio medico di famiglia non riceve. Attraverso le aggregazioni territoriali ci si potrà far visitare anche da altri professionisti, che avranno a disposizione tutti i dati sanitari del paziente condivisi su una piattaforma informativa comune.

Con un finanziamento regionale da 40 milioni di euro, si punta ad avere un medico di famiglia di turno dalle 8 di mattina alle 8 di sera, con gli ambulatori di medicina generale aperti 12 ore al giorno dal lunedì al venerdì (e il sabato con un dottore di riferimento dalle 8 alle 11). L’organizzazione dei turni di reperibilità, come avviene per le farmacie, sarà comunicata ai pazienti e varrà anche per i pediatri.

La materia, comunque, resta incandescente sul piano politico, mentre prosegue il braccio di ferro tra regione e aziende sanitarie. Durante la discussione in aula del bilancio non sono mancate, infatti, le frizioni e lo stesso Emiliano si è sfogato contro i direttori delle Asl, in particolare contro il manager di Taranto per i ritardi sull’ospedale San Cataldo, annunciando il pugno duro sulle liste di attesa. “Ci stiamo rivolgendo alle forze dell’ordine per dare supporto investigativo su alcune anomalie sulle prenotazioni di esami e visite”, ha tuonato il presidente. Un annuncio che sa tanto di avvertimento.