Dalla forma all’astrazione, i prodigi di Nicola Ancona

La mostra a Primo piano è il risultato dell'originale metamorfosi che consente al pittore di esprimere liberamente la propria identità artistica

Prodigiose avventure tra sperimentazione e bizzarria cromatica, per la personale di Nicola Ancona,  presso la redazione di Primo piano a Bitonto.

Questa nuova produzione supera la dedizione appassionata e pedissequa al classicismo, quello severo, rigoroso e si accende di punte contemporanee. Per apprezzarne i dettagli preziosi, fondamentale esplorare la pluridecennale attività di restauratore dell’artista, guida per quella lenticolare attenzione alla minuzia, alacre e paziente recupero della forma.

Delocalizzando e ricomponendo in modo singolare frammenti d’autore, Ancona offre al riguardante una visione del tutto inedita e “ambigua”, con la tipica disposizione barocca allo stupore. Da discepolo e fedele interprete della tradizione, ma pur sempre esegeta di un’arte già strutturata, l’autore decide all’improvviso di deragliare. Dapprima è la forma a stuzzicare la sua fantasia, poi la forma, che gli aveva garantito comunque una fuga iniziale, diventa impedimento. Ed è qui che accade qualcosa, in questa fase di transizione anche identitaria.

Nel suo nuovo corso pittorico le colonne tortili restano, i puttini festanti anche, le crocifissioni e le citazioni evangeliche pullulano. Ma oramai siamo ad un punto di non ritorno. Quella stessa figura che già fuggiva da un contesto noto, ora si sfalda definitivamente in una miriade di suggestioni oniriche e fascinosamente informali.

E non parliamo solo del colore che irrompe nel silenzio delle navate, come turbine totalmente spiazzante, ma di quella carica energetica che si condensa in cromie futuriste, in guizzi d’avanguardia che non ti aspetti. Ecco, non a caso la mostra si intitola Prodigi.

Spesso viviamo di artifici, sovrastrutture, ricalchi venuti male, tentativi maldestri. Invece qui parliamo di miracoli. Di qualcosa che non c’è ma si percepisce, di quella sensazione che sommuove l’anima e ti appassiona.

Grovigli di colori freddi, lampi di luce, messaggi cifrati. E così si affaccia quell’altrove, attraverso fulgidi gomitoli, scia di impetuosi passaggi. Osservando oltre l’apparenza caotica dell’informale, nelle tavole di Nicola si percepisce il tocco, la sua limpidità tecnica virata verso altre qualità estetiche.

La mite presenza di ogni singolo passaggio cromatico s’intreccia alla prospettiva dal basso, che segna la via, quella dell’attesa e della sospensione. Ed ecco un’esplosione briosa ma gentile, che non crea una frattura, un fastidio, piuttosto ricorda un’impetuosa alchimia che non porta tanto lontano da un’estensione spirituale. Non è un capriccio dell’autore, un gioco di maniera.

È una rivelazione quasi estatica di ciò che la gioia, quella pura, adamantina, perché no, anche una meditata sofferenza, possa manifestare attraverso l’improvviso guizzo, sciogliendosi in qualcosa di incorporeo. Si avvertono ancora gli echi di un passato trionfante ma evoluzioni, conflitti, metamorfiche crescite predono il sopravvento, donando una serenità, quella semplice concordia che si percepisce quando siamo in sintonia con ciò che ci circonda.

Nicola Ancona, infatti, è in accordo con il suo mondo, con il suo universo interiore. E ce lo mostra attraverso la sua pittura, nella pervicace forza di portare avanti una passione senza tregua.

Poi c’è tutta una produzione che destruttura e si orienta verso il fascino dell’informale che amplifica queste sue scelte e la sua emotività, come il recupero di quel brio dell’ignoto ma sempre composto e calibrato. Non c’è solo l’incognita, ma un’armonia che guida la mano attenta dell’artista; pennellata su pennellata.. sembra quasi di intravedere concrezioni naturali, tanto perfette nella loro pura casualità.

Non c’è solo lo schizzo o l’irriverenza dell’informale d’avanguardia, c’è un equilibrio di fondo che è calibrato attraverso il colore e le sue stratificate sfumature. Ma anche attraverso una gestione dello spazio molto ponderata.

Nicola lavora ancora con le mani, striando il colore, impastandolo, in una sorta di climax dalla sofferenza al godimento. Una serie di emozioni fisiche e concettuali come espressione del continuo evolversi ed è proprio in questa metamorfosi, giunta allo scioglimento totale, che Nicola manifesta al meglio la sua più intensa identità.

La mostra, presso la redazione di Primo piano a Bitonto, sarà in corso sino al 18 gennaio 2025. Ingresso libero dal lunedì al sabato, ore 18-20.

Nella foto in alto, l’opera intitolata “Concrezioni”