Un inno alla resilienza delle donne

Con “Siamo tutte un po’ Claudia”, Mara Tribuzio, bitontina d'origine ma barese d'adozione, dà voce all'universo femminile, fragile ma forte, disponibile ma determinato

Ci sono libri che sanno raccontare una storia. Ce ne sono altri, come Siamo tutte un po’ Claudia di Mara Tribuzio, che sanno raccontare la vita. Un testo che è un vero mosaico di esperienze, sentimenti e riflessioni, capace di trascinare il lettore in un vortice di emozioni che si alimenta delle infinite e complesse sfaccettature dell’animo femminile.

La delicatezza e, allo stesso tempo, la forza narrativa di Mara Tribuzio si manifesta sin dalle prime pagine, nelle quali si viene introdotti in una galleria di personaggi femminili che portano il nome comune di Claudia. Una scelta carica di significato, quasi un manifesto di universalità. Claudia è tutte le donne e nessuna; una figura che, attraverso la sua “claudicanza”, diventa simbolo della resilienza femminile. Ogni protagonista porta con sé un frammento della complessità dell’essere donna, fatta di fragilità e di forza, di cadute e risalite, di dolori e sogni.

Mara Tribuzio

Una personalità straordinaria quella di Mara. Originaria di Bitonto, a cui è fortemente legata, ma innamorata anche di Bari dove vive da tempo, docente e scrittrice è dotata di un animo profondo ma anche brioso, vivace.

La sua scrittura è vibrante, intensa, capace di toccare le corde più segrete dell’animo. Ogni parola è scelta con cura, ogni frase sembra scolpita per lasciare un’impronta. Mara rivela un grande talento nel rendere poetica persino la routine quotidiana e nel trasformare i dettagli più banali in simboli universali.

L’anima dell’autrice si riversa tra le righe, nella trama delle storie che racconta, passi in cui si espone e si dona. La sua capacità di guardare oltre l’apparenza delle cose, di cogliere la bellezza persino nel dolore, è davvero unica. Ogni Claudia, con le sue lotte e le sue speranze, sembra riflettere uno spicchio dell’universo interiore della scrittrice, ricco di sensibilità, intelligenza e umanità.

Tra i racconti più significativi, quello d’apertura Siamo tutte un po’ Claudia, si distingue per la tormentata introspezione, per l’analisi sofferta della protagonista che lotta contro il dolore di un amore tossico. Attraverso un flusso di coscienza vibrante e intenso, si svela il percorso dallo smarrimento alla ricerca della propria identità, segnato da un progressivo distacco dall’illusione amorosa.

In Ma io, io sì, ti ho perdonato il rapporto tra un uomo e il suo cane diventa metafora della perdita e del rimorso. La figura di Claudia, evocata dai ricordi, rappresenta l’assenza che ferisce, che lascia una dolorosa scia di incomprensioni e fragilità.

Una non-donna affronta con spietata lucidità il tema del possesso e della violenza. In una narrazione che non si sottrae alla durezza del reale, si dipana la vicenda di un uomo incapace di accettare la libertà altrui, in una spirale di vicende e sentimenti contraddittori che conduce al tragico epilogo. Un racconto che colpisce per la sua forza di denuncia.

Una riflessione sulla complessità dei rapporti, sulla vulnerabilità e la forza che si intrecciano nelle vite di tutte le donne: è questo il senso del libro. Le protagonsite di Siamo tutte un po’ Claudia si trovano costrette ad affrontare situazioni complesse, difficili, contraddittorie, talvolta drammatiche, ma non smettono mai di lottare. E proprio in questa volontà di non arrendersi, di continuare a combattere nonostante tutto, si riconosce il messaggio piu autentico del libro: le donne sono capaci di resistere, di rimettersi in piedi, di continuare a guardare avanti tra mille difficoltà.

Il tutto, certo, attraverso quella particolare lente d’ingrandimento che riflette una prospettiva profondamente radicata nella sensibilità e nelle visioni proprie del mondo femminile. Una lente che, in realtà, riesce a travalicare il confine del genere, schiudendo orizzonti interessanti per tutti. Lo sguardo dettagliato e attento a sfumature che spesso sfuggono ad altre percettibilità risalta, già in sé, come chiave di lettura che arricchisce chiunque voglia comprendere le ragioni precipue di questa ottica, indipendentemente dal proprio sesso.

Così il libro invita gli uomini a esplorare territori nuovi o più ampi, a riflettere e a connettersi, semplicemente, con aspetti di umanità che forse non hanno ancora avuto modo di approfondire. È un invito ad abbracciare un dialogo più ricco e sfaccettato, in cui la differenza diventa occasione di crescita reciproca e di riflessione  più razionale sul mondo.

Le storie di questo libro rivelano lo spessore di una scrittrice da apprezzare anche come pensatrice, in una “parola” ed in una scrittura che sono, chiaramente, già “pensiero”. Un’autrice in grado di esplorare la condizione umana con rara sincerità, di tessere trame che sono, allo stesso tempo, personali e collettive.

Tutto il lascito possente di queste riflessioni, per i lettori, è sicuramente un’acquisizione ma, ancor più, il gradito esito di un dono. Un libro che lascia consapevolezze e che merita di essere ben custodito, come i regali più preziosi.