Nel bookshop di Urca, libri e fumetti da regalare a Natale

Una serie di pubblicazioni autoprodotte sono l'originale proposta dei ragazzi del Bicomix a Bisceglie, che con le vendite s'impegnano a finanziare in parte la prossima edizione del festival

Un piccolo bookshop nel cuore del centro storico di Bisceglie dedicato ai fumetti e alle autoproduzioni. È l’idea dei ragazzi di URCA, l’associazione che organizza BiComix, festival di settore tra i più attesi del sud Italia, in vista delle festività natalizie.

Il negozietto in via Cardinale dell’Olio s’inserisce nel contesto del Borgo del Natale, l’iniziativa promossa dall’associazione Borgo Antico per animare le strade della città vecchia con attività dedicate ai più piccoli, dalle letture ad alta voce al Grande Villaggio di Babbo Natale ai piedi della Cattedrale e con un mercatino solidale, realizzato in collaborazione con tante realtà del terzo settore, impegnate a proporre idee differenti per i regali con l’obiettivo di autofinanziare parte delle proprie iniziative in programma il prossimo anno.

La stessa finalità perseguita dai ragazzi di URCA, che hanno già annunciato le date della sesta edizione del loro festival (22, 23 e 24 agosto a Bisceglie) senza ad oggi, tuttavia, alcuna certezza economica. “Il BiComix è un festival ormai molto grande e ogni anno ci troviamo a dover far fronte a piani economici sempre più costosi e ambiziosi. Tutti noi dell’associazione lavoriamo a titolo volontario e per questo cerchiamo, quando possibile, di sperimentare forme di finanziamento dal basso per realizzare nuovi progetti, anche al di fuori del festival, come in questi mesi con la rassegna autunnale-invernale BRRRComix”, spiega Giacomo Ferrucci, presidente di URCA.

Lo spirito con cui nasce questo piccolo bookshop è però anche un altro: far conoscere al pubblico titoli e opere che non si trovano nelle tradizionali librerie, perché non pubblicate da case editrici, ma nate come autoproduzioni promosse da collettivi di autori e disegnatori. Il fenomeno dell’autoproduzione è ormai ampiamente sdoganato e riconosciuto dal “sistema” fumetto. Una scelta, quella di ideare, stampare e vendere direttamente i propri libri che non riguarda solo gli emergenti, animati dalla speranza di raggiungere con costi più bassi i lettori, ma anche autori con un passato editoriale di tutto rispetto, che trovano però nel contesto dell’autoproduzione la possibilità di sperimentare nei contenuti, nelle forme e nei formati delle proprie opere. È infatti impressionante il numero, la varietà e la qualità delle proposte messe in campo nel mondo delle “autoproduzioni”. E visitare il bookshop permette di avere un’idea di quali sono i collettivi più innovativi e attivi su questo fronte: Trincea Ibiza, Povere Puttane, BMR Production e Mammaiuto solo per citarne alcuni.

Si parla di autoproduzione quando uno o più autori stampano in proprio le rispettive opere, mettendoci le risorse necessarie, senza costituire una vera casa editrice, cioè un qualche tipo di società o cooperativa. Si può parlare di autoproduzione anche quando un gruppo di autori costituisce un’associazione culturale per meglio gestire l’attività e magari accedere ad una distribuzione. L’importante è che i responsabili dell’associazione siano gli stessi autori dei fumetti pubblicati. Un’autoproduzione, quindi, si riconosce dal fatto che autore e produttore coincidono, senza un soggetto commerciale intermedio.

Un’attenzione speciale, però, nel negozio di URCA, è riservata ai talenti pugliesi. Inferno 5, ad esempio, è il nome di una casa editrice fittizzia, nata “in casa” dalla mente di tre ragazze “innocenti dai grandi ideali e dalle alte aspettative” per poter raccontare, attraverso le proprie fanzine e le proprie storie, “il dilagante disagio” originato in seno a una routine universitaria non sufficientemente soddisfacente e stimolante. Oppure ancora i lavori di Almanacco Press, editrice indipendente con sede a Corato, che è anche un piccolo laboratorio di illustrazione, grafica e stampa artigianale nato dalla passione per l’arte e la lettura. Caratteristica principale della loro produzione artistica è la stampa risografica, principale tecnica adottata per tutti i prodotti, stampati su carte riciclate e rilegati a mano.

Con la tecnica della risografia, ad esempio, sono stampati anche alcuni poster (disponibili nel bookshop) dell’artista tranese Massimiliano di Lauro, illustratore di grande talento che può vantare pubblicazioni su riviste italiane e straniere come Boston Globe, Variety, Corriere della Sera, Il Foglio, e collaborazioni con realtà come T-Brand studio (New York Times) e lo studio di animazione La Testuggine, di cui è character designer e art director. Tra i fumetti autoprodotti in terra pugliese, si segnalano anche quelli di Ester Santovito, andriese, classe 1997, dallo stile peculiare e immediatamente riconoscibile, che i lettori possono imparare a conoscere e ad apprezzare attraverso i suoi ultimi due lavori: Orosolubile e Atmosphere.

Se vent’anni fa autoprodursi nasceva dalla necessità di pubblicare storie che le case editrici tradizionali non avrebbero mai pubblicato (per l’audacia stilistica o per le tematiche trattate), oggi la scelta è dettata quasi esclusivamente da una convenienza economica e dalla volontà di controllare direttamente tutte le fasi di lavorazione delle proprie opere. Le vendite dei libri a fumetti sono aumentate negli ultimi anni, ma non abbastanza da permettere alle case editrici di pagare anticipi che permettano agli autori di vivere con il proprio lavoro (salvo rarissime eccezioni). Pochissime – se non inesistenti – sono le risposte a questo problema attualmente applicabili alle dinamiche della distribuzione libraria. Così, l’unico sbocco che in molti vedono è quello dell’autoproduzione.

Grazie a questo “spostamento” nel mercato, però, ci si è trovati davanti a un’esplosione di nuovi supporti, divisioni, formati e foliazioni, nati anche per permettere agli autori di lavorare con tempistiche più veloci e a progetti più snellii, così da avere più opere da proporre e con prezzi più accessibili. Ma è anche una precisa scelta culturale quella di mostrare al pubblico tutte le potenzialità del fumetto, tornando quindi alle storie brevi e incrementando la proposta di “storie medie” (fumetti inferiori alle cento pagine) con ritmi narrativi e leggi diverse dal racconto lungo, al quale ci ha abituato lo standard della graphic novel.