L’avvio del restauro dell’anfiteatro romano di Lecce accende i riflettori su un monumento che è la rappresentazione tangibile, oltre che preziosa testimonianza archeologica, dell’importanza raggiunta da Lupiae tra il I e il II secolo d.C. L’ingente finanziamento e la contestuale autorizzazione di un edificio per spettacoli in muratura, possono solo essere ricondotti ad un’iniziativa da parte dell’autorità centrale e quindi, in sostanza, da parte dell’imperatore.
La datazione del monumento è stata per molto tempo oggetto di dibattito anche se alcune fonti fanno riferimento ad un finanziamento concesso da Augusto. Oggi si è orientati, sulla base di una serie di indizi, ad attribuire al periodo augusteo l’edificazione con probabili ristrutturazioni e miglioramenti da collocarsi in età adrianea. Questa seconda fase sarebbe attestata dai capitelli in marmo pentelico di tipo pergameno frutto del lavoro di maestranze greche.
La scoperta
L’anfiteatro venne alla luce nel corso dei lavori per la costruzione del palazzo della Banca d’Italia, effettuati nei primi anni del ‘900. Le complesse operazioni di scavo, avviate quasi subito, grazie all’impegno dell’archeologo salentino Cosimo De Giorgi, si protrassero sino al 1940. Attualmente è possibile apprezzare solo un terzo dell’intera struttura, mentre la restante parte è ancora nascosta sotto piazza Sant’Oronzo e alcuni edifici prospicienti, costruiti in epoche differenti.
Le dimensioni
Del monumento, realizzato in parte direttamente nella roccia e in parte su arcate in opera quadrata, sono attualmente visibili oltre ad una parte dell’arena ellittica, intorno alla quale si sviluppano le gradinate dell’ordine inferiore, due corridoi anulari: uno che corre sotto le gradinate, l’altro, esterno, porticato, al quale appartengono i numerosi pilastri sui quali era impostato l’ordine superiore scandito, al pari di altri similari monumenti in una galleria di fornici. Per farsi un’idea delle fattezze dell’anfiteatro della Lecce romana si può fare riferimento a edifici senza dubbio più grandiosi nelle dimensioni ma architettonicamente del tutto simili come il Colosseo e l’Arena di Verona. Le dimensioni dell’anfiteatro leccese erano chiaramente proporzionate al contesto urbanistico: all’esterno misurava 102×83 m mentre l’area dell’arena copriva un’estensione di 53×34 m. E’ stato stimato che poteva contenere un importante numero di spettatori, circa 25.000. Un’idea sufficientemente vicina all’originale è offerta dalla ricostruzione in 3D, un’iniziativa promossa dalla direzione regionale Musei Puglia in collaborazione con l’Istituto di Scienze del patrimonio culturale del Cnr (clicca qui).
Le lotte tra gladiatori
I bassorilievi che ornano le gradinate (lotte dei cacciatori contro le fiere più feroci) unitamente all’utilizzo abituale degli anfiteatri nella Roma imperiale e nelle sue province, suggeriscono che violenza e sangue fossero gli ingredienti principali degli spettacoli realizzati nell’arena: combattimenti tra gladiatori ma anche tra uomini e animali.
Il restauro
L’obiettivo dell’intervento avviato (che avrà una durata di circa nove mesi ed è stato finanziato con fondi che complessivamente si aggirano intorno ai due milioni di euro) è intervenire in merito ad alcune situazioni strutturali, che richiedono particolare attenzione in termini di conservazione, e migliorarne contestualmente l’accessibilità e la fruizione. Nello specifico è prevista la realizzazione di un nuovo ingresso dall’area di piazza Sant’Oronzo e di servizi essenziali per i visitatori, oltre che, come si è accennato, importanti opere di restauro delle strutture che verranno realizzate mediante soluzioni innovative finalizzate al consolidamento delle arcate esterne (intervento già in parte effettuato in via d’urgenza) e ad una diffusa opera di protezione del copmplesso architettonico.
È quanto previsto dalla Direzione Regionale Musei Puglia, a capo dei lavori da realizzare in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Lecce, e di concerto con l’amministrazione comunale. Attraverso iniziative speciali e compatibili con le esigenze di cantiere, si potrà comunque visitare l’anfiteatro secondo un percorso prestabilito anche in fase di restauro in modo da mostrare al pubblico i lavori in itinere. Un aspetto senza dubbio importante e che mira alla sensibilizzazione e alla cura del patrimonio culturale. Una modalità di fruizione che si è rivelata negli ultimi anni una carta vincente, come accaduto, ad esempio, per il restauro della facciata della basilica di Santa Croce. Il termine dei lavori è fissato a fine anno mentre l’apertura completa è prevista all’inizio del 2024.
Le foto dell’anfiteatro romano di Lecce sono tratte da siti istituzionali