Attraversare le strade del Sud significa cogliere differenze e tanti passaggi.
C’è una terra in Calabria, alto cosentino, che unisce l’interesse culturale e antropologico a quello paesaggistico e naturalistico. È la terra arbëreshe di paesi come Civita, Castroregio (con la sua frazioncina Farneta), Plataci ed altri. Questi tre si raggiungono facilmente scendendo in Calabria dalla Puglia o da particolari aree lucane. Ma la Calabria cosentina “albanese” abbraccia tante zone della regione. È l’Arberia di Calabria.
Qualche parola oggi su Civita.
Una bellezza, quella del paesino e del suo territorio, che, come ben sappiamo e come drammaticamente è accaduto mesi fa, spesso può divenire tragica.
Il nostro pensiero più raccolto, in realtà privo di parole adeguate, va alle vittime della triste tragedia estiva alle Gole del Raganello.
E se raccontiamo la bellezza di questi luoghi non è certo per far passare in secondo piano quanto successo. Un dramma che ha segnato la comunità di Civita. Ed è per questo che intendiamo dar sempre più forza, nel nostro piccolo e per quel che ci compete, a questo territorio. Perché nella sua indubitabile bellezza trovi le ragioni per andare avanti. Avanti nonostante tutto.
Civita è l’albanese Çifti, una cittadina che rientra tra i borghi più belli d’Italia, oltre ad essere Bandiera Arancione del Touring. Qui il celeberrimo Ponte del Diavolo, fotografatissimo e suggestivo come pochi. Qui le stesse gole sul torrente Raganello, parte dell’omonima riserva naturale. Un canyon che da sempre richiama turismo.
E qui vicino anche Frascineto e la sua frazione Ejanina, altri luoghi legati alla cultura albanese. Civita ha davvero una posizione straordinaria, totalmente a strapiombo. Non un poggio elevato, piuttosto un borgo completamente nascosto tra le rocce. È il famoso “nido delle aquile”. Il Pollino parte da qui, soprattutto per chi scende da nord.
Civita riceve popoli balcanici nel XV secolo. Rinasce così l’antico centro della Sibaritide: siamo nella zona di Cassano all’Ionio. Si trattava di un luogo nato in funzione protettiva antisaracena. Con gli albanesi, il rilancio, anche grazie a quelli di “seconda generazione” provenienti dalla Puglia.
Civita è stato tra i primi comuni a istituire lo sportello linguistico per la tutela dell’antica sua parlata. Anche qui è praticata la liturgia del vecchio Oriente cristiano. Il borgo si snoda attraverso caratteristiche viuzze e si distingue per la grande cura offerta alla tutela delle sue abitazioni più storiche, tutte convergenti su piccole piazze da sempre intese come luoghi di aggregazione rituale. Bizzarri e curiosi i comignoli delle case, diversi per famiglie, intesi dalla tradizione come totem apotropaici. I più antichi datano al ‘600. E che dire delle “case di Kodra”, omaggio al pittore novecentesco Ibrahim Kodra? Hanno sembianze quasi “umane”.
Nella chiesa di Santa Maria Assunta, barocca del XVI secolo, si celebra la liturgia bizantina in lingua albanese. L’altare quadrato, le icone, l’iconostasi: tutto richiama una tradizione ben precisa. Belle le icone, dipinte dall’italo-albanese Alfonso Caccese.
Conservati a Civita anche i canti e i balli popolari, legati alle celebrazioni della Pasqua (le Vallje) e al ricordo del grande condottiero Scanderbeg. In queste occasioni si ritrova qui un po’ tutta l’Arberia calabrese. Mentre invece a maggio il buon pane del posto, la soppressata e il vino rosato del Pollino fanno da felice e gaudente sfondo gastronomico ai falò organizzati per bruciare il lentisco, ballando attorno al fuoco: sono i Kaminezit e i Maj.
A Civita anche un ben allestito Museo etnico sugli albanesi e poi anche il Museo della filanda (dedicato allo strumento azionato dall’acqua del torrente) e l’Ecomuseo del paesaggio della valle del Raganello. Storica anche l’arte degli abiti, specie femminili, assai fastosi: così come nota è la pratica del ricamo, ancora molto sentita e praticata.
Lasci questa terra ricco dentro; ricco di un viaggiare interno ed esterno. Interno, perché sei in quell’Italia che è la vera spina dorsale del Paese. La provincia che resiste. Esterno perché qui viaggi attraverso culture altre, che richiamano terre altre e lingue diverse.
Ricchezza al quadrato.