Una piccola torre-vedetta svetta sull’antica strada rurale che collega Bitonto a Giovinazzo: è Torre D’Aconto, risalente alla fine del XVII secolo. Il suo nome deriverebbe dalla famiglia che ne fu proprietaria, “D’Aconto” o “Da Cunto”.
Numerosi i ceppi che riportano tale denominazione e le sue varianti, fra cui uno nel territorio di Giovinazzo, che rinvia a un tale “mastro Giuseppe Da Cunto” di Bari, vissuto nel 1753.
Dal punto di vista etimologico, il cognome potrebbe derivare da uno o più toponimi del passato, denominati “Cunto” o “Conto”, ma non si può escludere il collegamento con un soprannome, attribuito al capostipite per diversi motivi: la dipendenza o la discendenza da un conte, una somiglianza fisica, la relazione ai modi di fare e alla baldanza tipica di un nobile.
La struttura della torre, a pianta quadrangolare, presenta un paramento murario costituito dai classici conci calcarei appena sbozzati a martelletto e posti in opera secondo la tradizionale tecnica delle “pietre a secco”. Esternamente la facciata principale è caratterizzata da uno stretto e basso ingresso abbellito da un architrave lapideo, sormontato da una caditoia.
Una scala retrattile, che consentiva il passaggio al piano superiore, veniva issata in caso di assedio da parte di pirati o briganti. Il fabbricato presenta su ogni lato piccole finestrelle a feritoia, utilizzate sia per la difesa sia per garantire una sufficiente illuminazione.
Anticamente, dall’alto della torre lo sguardo spaziava sull’immensa distesa degli ulivi, sino a incrociare l’azzurro delle acque marine. Così, salendo in cima alla struttura, tramite segnali di fumo di giorno e fuochi di notte, era possibile segnalare alle torri vicine l’arrivo delle imbarcazioni piratesche.
L’edificio versa in buono stato di conservazione ma risulta privo dell’apposito cartello identificativo-descrittivo.