L’arte trasforma in realtà l’utopia della pace

Le originali creazioni di Giulia Agrosì e Pino Potenzieri Pace, in mostra al Torrione di Bitonto, sono un monito contro l'indifferenza alle tragedie del nostro tempo

Uno degli strumenti più preziosi che l’umanità possiede per comunicare idee, emozioni e valori è l’arte. Quando si fa espressione di un’idea politica, l’arte diventa una voce potente, alternativa, capace di rompere il silenzio e far riflettere. In realtà, ogni creazione rispecchia una visione del mondo, gli ideali di chi la realizza.

Il linguaggio dell’arte non è mai neutro e ha il potere unico di parlare a tutti, al di là delle differenze culturali e linguistiche. Per questo è il mezzo ideale per veicolare messaggi: sa unire dove altri dividono, creare empatia laddove vi è timore, stimolare il dialogo dove prevale il conflitto. In un’epoca segnata da crisi globali, polarizzazione e violenza, l’arte può ancora offrire a chi la guarda uno spazio salvifico di speranza, comprensione e trasformazione.

Suonatrice d’arpa di Pino Potenzieri Pace

Nel corso della storia, a denunciare l’oppressione e invocare la pace ci hanno pensato molti artisti, cantanti, scrittori. Basti pensare alla celebre Imagine di John Lennon, brano composto nel 1971, un vero e proprio inno alla pace. Nel testo l’autore immagina un mondo senza confini, senza guerre, dove gli uomini possono vivere la propria vita in piena libertà. La forza di questa canzone sta nel suo messaggio universale; nel modo in cui trasforma un’utopia in una possibilità da desiderare e perseguire.

Dalle pitture murali della street art ai versi accorati di quanti dissentono dai tanti regimi, dai film che raccontano il dramma dei rifugiati alle installazioni che ricordano le vittime dei conflitti, l’arte assume il ruolo di memoria collettiva e coscienza critica. Non solo rappresenta la realtà, ma può trasformarla, immaginando un mondo diverso e ispirando azioni concrete.

Una installazione di Giulia Agrosì

In uno scenario internazionale upside down, incerto e frammentato, l’arte si afferma come unica, autentica forma di pace, capace di attraversare il tempo, intrecciando passato, presente e futuro”: si presenta così L’arte come forma di pace, mostra innovativa e multicolore di Giulia Agrosì e Pino Potenzieri Pace, allestita al Torrione Angioino di Bitonto, lo spazio più suggestivo della città.

Le creazioni in ferro battuto di Pino Potenzieri Pace restano impresse nella mente dei visitatori, attirati non solo dalla precisione delle opere esposte, ma anche dalla loro carica espressiva. Protagonista di Suonatrice d’arpa, scultura inserita nel catalogo internazionale d’arte Mondadori, è una donna, seduta su una sedia, che suona lo strumento a pizzico, dalle cui corde sgorgano note soavi. La perfetta realizzazione permette a chi guarda non solo di ammirare i dettagli ma di immaginare la melodia suonata. Ancora una volta la musica si rivela un mezzo per comunicare, un filo rosso che unisce uomini e idee.

Un’opera di Pino Potenzieri Pace

Un’altra opera che attira lo sguardo dei visitatori è quella dall’architetta Agrosì, nonché ideatrice della corrente artistica Just trash nel 2018. Il titolo Il naufragio di Cutro spiega come l’ispirazione risieda in un dramma purtroppo ricorrente nel mediterraneo.

Il naufragio di Cutro è avvenuto il 26 febbraio 2023 al largo della costa calabrese, una delle peggiori tragedie verificatesi nel mare nostrum. Una barca di legno salpata dalla Turchia e diretta verso l’Italia trasportava quasi duecento migranti, tra cui afghani e siriani in fuga da guerre e persecuzioni. Com’è noto a causa delle avverse condizioni del mare, l’imbarcazione si spezzò in due parti a pochi metri dalla riva, causando la morte di un centinaio di persone, tra cui molti bambini.

Una instllazione di Giulia Agrosì

Ebbene, la scelta dell’artista è stata raccogliere sulla spiaggia scarpe, stracci, pezzi di reti, giocattoli, corde e pagine di libri che raccontano una storia di speranza spazzata via da un tragico finale. Al centro della tela s’intravede il disegno del mare e della riva, a testimonianza di come, nonostante la triste e dura realtà, c’è sempre un nuovo orizzonte, un nuovo mare pronto ad accogliere e a rilanciare la vita. I colori e l’intreccio dei diversi oggetti sono di grande impatto. Costituiscono un forte richiamo al tema della mostra: un’umanità fragile e disorientata, frammentata e spesso annientata in un mondo che non riconosce la dignità delle persone, da dovunque vengano e comunque la pensino, e che al dialogo, all’abbraccio solidale antepone l’indifferenza o le ferite delle armi.

Quello di Cutro è solo uno dei tanti drammatici epiloghi di questi “viaggi” verso una vita migliore, lontano dalle tragedie della propria terra, di cui sono protagonisti uomini, donne e bambini, salpati su improbabili inbarcazioni investendo ogni bene.

Un’opera di Pino Potenzieri Pace

I naufragi che coinvolgono gli immigrati rappresentano una delle più gravi crisi umanitarie dei nostri tempi. Dietro ogni persona che decide di partire vi è una storia più o meno dolorosa che forse non conosceremo mai. Se solo ci fermassimo a pensare e a valutare il nostro operato come uomini, capiremmo che si tratta di una vera e propria emergenza. Ciò su cui ci induce a riflettere l’opera di Agrosì, nello spirito del movimento da lei fondato, che si propone di dare nuova vita ad oggetti ormai perduti, materiali di scarto utili a raccontare ciò che è stato.

Potenzieri Pace e Agrosì invitano lo spettatore a riflettere, a interrogarsi, a perdersi e ritrovarsi in emozioni condivise, come l’empatia verso altri esseri umani. Le loro opere rappresentano l’inedita e necessaria esperienza di un viaggio intimo ed allo stesso tempo comunitario, capace di lasciare un segno nello spettatore anche dopo aver varcato la soglia d’uscita.

“In the sea” di Giulia Agrosì

La mostra ci ricorda come l’arte, oggi più che mai, sia in grado di parlare con forza pur traendo linfa dalla delicatezza delle vibrazioni più profonde del cuore, suscitando un sincero desiderio di verità e di rinascita solidale. E l’attenzione con cui il pubblico ha seguito l’iniziativa dimostra che l’obiettivo è stato colto in pieno

Nella foto in alto, Il naufragio di Cutro di Giulia Agrosì