In bici, skateboard in spalla, Domenico alla conquista d’Italia

Dalla Puglia a Milano e ritorno, una pedalata di 2600 chilometri per il giovane bitontino che promuove la sua passione per la tavoletta a quattro ruote

Una mountain bike, uno skateboard e il desiderio di superare i propri limiti: questo il “semplice” armamentario con cui Domenico Murgolo è partito alla conquista dell’Italia. Diciannovenne, bitontino, Domenico è un giovane e talentuoso skater: nel giro di poco più di un mese, è riuscito a percorrere 2.600 chilometri in sella alla sua bicicletta. L’idea è nata poco dopo aver conseguito il diploma all’istituto alberghiero di Molfetta, quando si è ritrovato a dover scegliere, come tutti i ragazzi della sua età, quale cammino intraprendere per il futuro.

Dinanzi a questo difficile quesito, Domenico non si è perso d’animo e, piuttosto che avventarsi sulla prima opzione balenata nella mente, ha preferito prendersi del tempo, compiendo una scelta insolita: partire per un lungo viaggio in bici alla ricerca dei paesaggi naturali e degli skatepark più belli. Ecco, dunque, come, dopo due mesi di preparazione, a metà settembre la sua avventura ha avuto ufficialmente inizio: partito da Bitonto ha attraversato dieci regioni, dalla Puglia al Molise, dall’Abruzzo alle Marche, dall’Emilia-Romagna, Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio sino alla Campania e ritorno nel Tacco d’Italia.

Per ogni giornata di cammino ha stilato un programma minuzioso, che prevedeva da 100 a 130 chilometri di pedalate – da percorrere rigorosamente su strade provinciali o di campagna, così da evitare le statali – e poi soste nei migliori skatepark incontrati lungo il percorso. Ma rispettare i programmi, quando si viaggia in questo modo non è affatto semplice: “E’ stata tutta un’avventura: sapevo dove fosse il punto d’arrivo della giornata, ma, spesso, mi sono ritrovato in posti talmente meravigliosi che mi è stato impossibile non fermarmi per goderne la bellezza. Per non dire delle soste improvvisate presso tanti piccoli produttori agricoli o in paesini caratteristici, di cui non avevo mai sentito parlare e dove ho trovato un’accoglienza strepitosa”, spiega Domenico.

Ogni mattina, il nostro skater puntava la sveglia alle prime luci dell’alba e, sistemato il suo kit da viaggio, era già pronto per la nuova meta. Il viaggio, però, non è stato semplice. Oltre alle insidie e ai pericoli di cui sono disseminate le strade, ha dovuto combattere con la fatica di portarsi dietro il bagaglio. Tre pesanti borse, con tutto il necessario: dai maglioni al sacco a pelo, passando per t-shirt, coperte, materasso e l’immancabile e fidato skateboard.

50 chili in più, oltre alla bici e a se stesso, con cui lo skater ha affrontato i 2.600 chilometri del suo percorso. “Anche se ho avvertito tanta fatica, soprattutto lungo le strade di montagna, pedalando in salita per ore, sono sempre stato ripagato dalla meravigliosa  bellezza dei posti che attraversavo”, chiarisce.

“Non mi sono mai pentito dell’idea di partire a bordo della mia bici. Mi è capitato, invece, di spazientirmi quando sono entrato nelle grandi città, dove il traffico è insopportabile. A Roma -prosegue- a causa di un automobilista poco attento, che mi ha spinto al bordo della strada, sono caduto danneggiando il portapacchi. Ho dovuto cambiare quattro meccanici per risolvere il guasto e ripartire”.

Quello della capitale non è stato, tuttavia, l’unico incidente. Dopo una settimana dalla partenza, infatti, la tenda si è parzialmente rovinata dopo una notte passata in un bosco. Ma l’episodio più grave si è verificato su una strada di montagna dove, poco prima di una curva, Domenico non è riuscito a frenare in tempo ed è finito fuori strada: “Con l’aiuto di un turista inglese ho recuperato la bici, che aveva un freno rotto. Io, per fortuna, me la sono cavata con qualche graffio”.

Domenico non si è mai perso d’animo; nemmeno quando è terminata la scorta d’acqua a 700 metri d’altezza, senza alcun paesino dove poter approvvigionarsi. Anche in questo caso, è stato provvidenziale il passaggio di due anziani francesi, a bordo del loro camper, che si sono fermati offrendogli la loro acqua. Insomma, una vera e propria solidarietà tra viaggiatori, che gli ha permesso di far fronte ad un momento davvero particolare.

Quando si affrontano esperienze del genere è fondamentale possedere capacità di adattamento e, soprattutto, grande determinazione: doti che certo non mancano a Domenico. Un atleta a tutto tondo, a dire il vero, che nel corso della sua avventura è riuscito non solo a skeitare, che è la sua passione più grande, ma anche a surfare, approfittando delle onde di una giornata autunnale a Marina di Pietrasanta, in Toscana. Un’esperienza singolare, proprio come quella vissuta, alcune settimane prima, a Fano, nella provincia di Pesaro e Urbino, dove ha scovato lo skatepark più bello e divertente dell’intero viaggio.

L’Adriatic Bowl è stato interamente allestito da padre e figlio, entrambi skater, nel giardino della loro casa: “uno dei più belli di tutt’Italia, soprattutto grazie al suo stile americano”, osserva Domenico.

La tappa di Milano merita un discorso a se stante. Lì il nostro si è fermato ben quattro giorni per visitare gli skatepark più affascinanti del capoluogo lombardo. “Milano è il paradiso di noi skater. C’è uno skatepark in ogni quartiere, qualcosa di inimmaginabile per noi al sud. Sono stato ospitato da quattro amici diversi, uno per ogni giorno di permanenza, tutti conosciuti tramite gare svolte insieme nel corso di questi anni”, spiega Domenico.

Due di questi ragazzi hanno, poi, scelto di condividere una parte del viaggio con il giovane bitontino e si sono spostati da Milano ad Alessandria: una pedalata di circa 100 chilometri tra appassionati dall’amore della “tavoletta a quattro ruote”. Una disciplina nata in strada nei primi anni ‘60, che nel 2020 farà il suo debutto ufficiale alle Olimpiadi di Tokyo. Decisione sensazionale e storica, che tuttavia non gode del consenso di tutto il movimento. “In questo mio viaggio -illustra Domenico- mi sono accorto dell’enorme crescita che sta attraversando lo skateboarding in Italia. Personalmente, sono a favore del suo approdo alle olimpiadi, perché consentirebbe di dare ulteriore visibilità a questo sport e di costruire nuove strutture. Senza tradire, ovviamente, i valori storici dello skateboarding”.

Nonostante la rapida affermazione di quest’attività sportiva, ormai nota anche nei piccoli centri, non è ancora possibile trasformare la passione per questo sport in un vero e proprio mestiere. A risentirne di più sono, ovviamente, gli skater più talentuosi che spesso si ritrovano costretti ad abbandonare la propria tavoletta perché ormai grandi e immersi nel mondo del lavoro.

“Non credo di poter continuare a dedicarmi ancora a lungo a questo sport. Lo skateboarding non è come le altre discipline e, in Italia, non ti permette di guadagnare. R’ush Italy e la Neanderthal SB di Milano mi supportano fornendomi abbigliamento e attrezzatura, ma loro non ci ricavano nulla. Lo fanno solo per fiducia e stima nei miei confronti”, commenta Domenico.

C’è poi la questione della carenza di strutture idonee. Oltre agli skatepark di Molfetta, Bari e Monopoli, sono ben pochi, dalle nostre parti, i posti per allenarsi.

Un luogo che, invece, una volta inaugurato, sarà punto di riferimento per gli amanti di questo sport è lo skatepark della zona 167 di Bitonto, finanziato dal “Bando Periferiedella presidenza del consiglio dei ministri: “Mi piace molto come sta venendo su –dichiara Murgolo-: è stato realizzato con i suggerimenti dei ragazzi del posto, che conoscono molto bene il nostro ambiente. È un’ottima notizia soprattutto per la mia Bitonto, dove da due anni a questa parte siamo rimasti in pochi a skeitare proprio perché non c’è motivazione e soprattutto non ci sono strutture”.

Ancora una volta lo sport si rivela strumento di aggregazione: soprattutto se si tratta dello skateboading, che trae le sue origini proprio dalla street culture. Sono la solidarietà e la fratellanza, in uno con l’adrenalina, la libertà ed il desiderio di poter sfidare, a suon di trick, le leggi della fisica a bordo di una tavoletta a quattro ruote, ad avvicinare tanti atleti a questa disciplina.

Ne ha avuto prova concreta Domenico, che durante il suo viaggio, ha potuto sperimentare tutte queste emozioni e contare costantemente sull’apporto di tanti colleghi: “Tra skater ci si aiuta sempre e si cresce insieme. Durante il mio cammino anche le persone che non conoscevo, poco dopo diventavano miei amici. Sullo skate siamo tutti fratelli e, grazie a loro, sono riuscito ad percepire meno la lontananza della famiglia e dei miei amici”.

Ma, ad un certo punto, anche un temerario giramondo come lui avverte il bisogno di tornare a casa. Quantomeno per ricaricarsi e preparare il prossimo viaggio: questa volta, però, ancora più avventuroso: “È stato bellissimo tornare e ritrovare il calore dei miei. Mia madre era molto preoccupata ma non mi ha mai ostacolato. Ora vorrei preparare un altro viaggio e, magari, esplorare le Alpi o le due grandi isole italiane”.

In realtà sulla Sicilia ho già un progetto: c’è una ragazza di Milano, di origini siciliane, che dopo aver visto quello che ho fatto vorrebbe partire con me. Ci piacerebbe visitare il Cilento e poi la sua terra”, chiarisce. Questa volta, però, non solo per praticare skateboarding e surfing: il suo sogno nel cassetto è provare il climbing, ovvero l’arrampicata su roccia, altro sport estremo che gli permetterebbe di sfidare i propri limiti restando a contatto con la natura. Il giusto compromesso per soddisfare un ambizioso sportivo come lui.

Ovviamente, nel frattempo, l’opzione di riposarsi non gli è passata per la mente nemmeno per un attimo: “Continuo a pedalare. L’ho sempre fatto. Negli anni delle scuole superiori, mi spostavo da Bitonto a Molfetta con la mia bicicletta. Oltre a questo, proseguo con lo skate, aiuto mio padre col suo lavoro nel campo edile e sto cercando un lavoro in cucina che, magari, mi permetta di viaggiare e si usufruire al meglio dei miei studi. Tutte queste attività mi permettono di restare in costante allenamento”, conclude Domenico.

Insomma, dopo i 2.600 chilometri percorsi e le tante emozioni vissute, il nostro non è ancora riuscito a comprendere con esattezza cosa fare del proprio futuro. Una cosa, però, è certa: il suo domani non potrà prescindere dallo sport e dall’avventura. Perché chi possiede il coraggio di osare e si pone l’obiettivo di superare costantemente i propri limiti non potrà mai frenare la propria indole. La prossima sfida è dietro l’angolo e Domenico sicuramente saprà coglierla, con la stessa mountain bike di sempre e il suo insostituibile skateboard. Ormai inseparabili compagni di viaggio.

In alto e nel testo, le foto che ritraggono Domenico Murgolo nelle varie tappe del suo viaggio in bicicletta