Lella che combatte e spera nel nome di Michele

Lo spettacolo "Stoc Ddo" interpretato da Sara Bevilacqua al Traetta segna uno dei momenti più intensi dell'iniziativa per la legalità realizzata a Bitonto nella giornata delle vittime di mafia

Lo spettacolo Stoc Ddò, in scena al Traetta di Bitonto, ha segnato uno dei momenti più alti e toccanti dell’iniziativa Legalità in azione: costruire il futuro insieme, organizzata dal Comune di Bitonto in collaborazione con Avviso pubblico e il presidio cittadino di Libera, intitolato ad Anna Rosa Tarantino.

L’idea dello spettacolo, scritto da Osvaldo Capraro e prodotto da Meridiani Perduti Teatro, nasce da un’intervista a Lella e Pinuccio Fazio, genitori di Michele, il ragazzo quindicenne vittima innocente di una faida tra clan rivali nella città vecchia di Bari. I coniugi Fazio si sono mostrati sempre ben disponibili a raccontare la loro storia, la storia di Michele, divenuto simbolo della lotta per la giustizia, monito per tutti i cittadini a ribellarsi alla violenza.

A vestire i panni di mamma Lella è l’attrice Sara Bevilacqua, che appare seduta al tavolo della cucina, mentre dà il via ad un monologo in cui passa in rassegna i ricordi del passato: i momenti trascorsi con la famiglia e con il figlio Michele, il “Sole di Bari”, come lo chiama, che una mano violenta ha sottratto ai suoi affetti all’improvviso, una calda serata del luglio 2001. Quel giorno lontano, tutta la felicità di Lella viene spazzata via d’un colpo, in un modo del tutto imprevedibile. La morte del suo bellissimo Michele è un fardello troppo pesante da portare sulle spalle. Sarà solo la speranza di una giustizia piena ed effettiva, insieme al sostegno della famiglia e del marito Pinuccio, a darle la forza di andare avanti, di lottare per tutte le vittime innocenti della mafia.

Lella ricorda il figlio perduto con un’intensità tale che il pubblico si ritrova inconsciamente proiettato in quella drammatica vicenda, e inizia a farsi carico della sofferenza e della paura per il futuro incerto, per l’ignoto di quella povera mamma, le cui speranze i cui sogni sono stati infranti nel giro di una notte. Il monologo alterna momenti di gioia, come quelli legati agli infiniti ricordi della vita accanto al suo caro ragazzo, agli altri di dolore, di sgomento, di annientamento seguiti all’assurda morte di Michele. L’attrice domina la scena, facendo emergere in modo del tutto semplice e spontaneo le emozioni, lo smarrimento di un’intera famiglia distrutta da un vuoto incolmabile, dalla perdita di quel bravo ragazzo che si era messo a lavorare per contribuire al mantenimento della famiglia.  

Ma la morte di Michele, nonostrante il suo tristissimo strascico di sofferenza, non farà abbassare il capo a Lella, che non si arrende di fronte alla criminalità e all’ingiustizia ma decide di resistere, di non abbandonare la propria casa, di impegnarsi con tutte le forze per ostacolare i piani della criminalità. “Noi siamo nati qui e qui resteremo” afferma Lella, l’espressione da cui prende il nome lo spettacolo teatrale. Nella scena finale la donna esprime un unico desiderio: rivedere il suo amatissimo ragazzo, il suo angelo bellissimo con la sua camicia bianca perfettamente stirata. E’ il momento in cui un caldo sorriso inonda la platea; la prova di quanto l’amore di una madre per la sua creatura sia in grado di superare ogni prova anche la più terribile.

Stoc Ddo riecheggia il dramma di tutte le vite spezzate dalla violenza criminale e la sofferenza inenarrabile di quanti restano a piangere quelle morti. È un’opera che dà voce a tutti coloro che non possono parlare o che non hanno più la forza di farlo. È un anelito di giustizia in cui si riconosce chiunque abbia sofferto e continui a soffrire a causa dell’ingiustizia subita. Le storie come quella di Anna Rosa Tarantino, falciata dal fuoco di clan rivali a Bitonto nel dicembre 2017, o di Michele Fazio e di tanti altri, vittime innocenti della criminalità, non possono essere dimenticate. Perché difronte all’ingiustizia e alla violenza non si può chinare la testa, ma occorre reagire, ribellarsi, pretendere giustizia.

Come Sara Bevilacqua esorta, concludendo ogni sua performance teatrale con il quesito rivolto al pubblico: “Tu da che parti stai?”. Non una domanda retorica ma un appello a schierarsi, senza paura, senza ambiguità, senza omertà. Perchè il sacrificio di chi è caduto per mano di criminali non resti impunito. 

Concetti ripresi dallo spettacolo La stanza di Agnese, interpretato dalla stessa attrice, questa volta nel ruolo di Agnese Piraino Leto, la moglie di Paolo Borsellino caduto nella strage mafiosa di via D’Amelio a Palermo. Legalità in azione: costruire il futuro insieme, con la marcia organizzata in occasione della XXX giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime di mafia, è l’iniziativa di un’intera comunità pronta a testimoniare la propria volontà di resistere ad ogni assalto della criminalità e di lottare per la giustizia.

Nelle foto Sara Bevilacqua, interprete dello spettacolo Stoc Ddo.