Lo sguardo è lo specchio del sacro

L'arte di Gregorio Sgarra si conferma, nella recente mostra a Noci, come un'incessante e singolare ricerca della spiritualità in ogni espressione del reale

Nella galleria di ritratti di Gregorio Sgarra lo sguardo è una componente rilevante nella costruzione del personaggio: è infatti, proprio, attraverso il volto che l’artista riesce a penetrare nell’intimità dei protagonisti delle sue tele, elevandola a “materia divina”. Lo studio minuzioso sul soggetto gli consente di scandagliare i dettagli anatomici e psichici della sfera umana, cogliendo le misteriose connessioni che la legano ad una dimensione escatologica e trascendente.

La sua indagine estende il concetto di introspezione, che dalla sfera umana si trasferisce alla natura e in senso più generico al mondo. Se dunque l’universo è regolato da un “codice segreto” – come egli stesso suole affermare – che poggia sull’equilibrio armonico dell’arte, la spiritualità non ha necessità di muoversi sistematicamente verso un orizzonte celestiale, ma semmai di orientarsi verso ogni aspetto del contingente. La ricerca della stessa assume sempre più i contorni di un’analisi ardimentosa che va ben oltre rappresentazioni composite a sfondo religioso, dispiegandosi progressivamente in un anelito di immanenza.

Il mio intento è esplorare la spiritualità anche nei lavori che non hanno alcuna relazione con la religione, pertanto non mi definisco un pittore di arte sacra”, spiega il coratino classe ‘68. L’approccio epistemologico dell’artista riflette la complessità di una speculazione naturalistica capace di svelare le silenti trame sottese alla bellezza del creato che instilla nell’uomo turbamento ed estasi. “Non riesco a riconoscere con esattezza la mia cifra artistica perché è in continua sperimentazione – si schermisce Gregoriola mia osservazione si volge al misterioso e perturbante, concetti che costituiscono l’argomento fondamentale del ‘Das Unheimliche’, il famosi saggio di Sigmund Freud”.

Quella sensazione di angoscia e smarrimento che attanaglia corpo e anima, diventata poi con il filosofo austriaco il terreno di studi privilegiato per la psicanalisi, si riverbera nelle sue opere con nuove e fascinose suggestioni, come nella recente esposizione Sguardi Sacri al Chiostro di San Domenico a Noci, dove l’artista ha portato in mostra non tanto una ricca varietà di tele, quanto un ambizioso programma decorativo, caratterizzato da una tecnica di colorazione di gusto orientale, quale la tempera all’uovo e il fondo in foglia oro, omaggio alla tradizione bizantina, giungendo nella sezione successiva a dipinti che risentono dell’influsso dell’arte sacra del XVII secolo. Ciascun’opera è depositaria di una verità, arcana, recondita, alla quale si può accedere solo con la potenza dello sguardo.

Quest’ultimo assolve ad una duplice funzione che offre sia una lettura della figura stessa dal punto di vista estetico più superficiale, sia uno scorcio più ‘lirico’ del soggetto ritratto.

La pittura di Sgarra abbozza timidamente occhi assorti, compassionevoli abbandonati ad un dolore sordo, o in attesa di un imminente afflato mistico che suggellano il passaggio dello sguardo da elemento quasi impercettibile nella resa del corpo al fulcro centrale della rappresentazione su cui è imperniata la narrazione della scena stessa.

Un’abilità che l’artista ha affinato con il tempo, dopo aver frequentato il liceo artistico e conseguito il diploma all’Accademia di Belle Arti di Bari, grazie alle mostre che lo hanno visto esordire nella sua Corato, Alchemy al Palazzo di città nel 1991 e La terra, il bacio, la morte nell’ex ospedale Umberto I, e alle numerose personali di cui è stato protagonista, come alla Galleria Zelig di Bari con Il velo della sposa nel 1993.

Il viaggio di Gregorio nel mondo dell’arte non è rimasto cristallizzato in un’unica forma espressiva, ma si è evoluto notevolmente con gli anni, grazie a diverse collaborazioni con coreografi e registi ai quali ha donato il suo talento per la creazione di fondali scenici destinati agli spettacoli del Teatro Piccinni di Bari.

Tante sono le iniziative culturali cui l’artista ha partecipato, fornendo il suo apporto da professionista del settore. La svolta nel suo iter formativo è arrivata, tuttavia, con l’approfondimento degli studi in iconografia sacra a Bologna, grazie ai quali ha assimilato nuove tecniche di raffigurazione amalgamandole con le conoscenze pregresse.

Tracce di questa commistione che fonde tradizione e innovazione in un binomio inscindibile si trovano nelle opere custodite nelle chiese del circondario, frutto di una precisa richiesta da parte dei committenti, come a Trani nel santuario di Santa Maria di Colonna e nel santuario dello Spirito Santo, a Terlizzi nella chiesa di Santa Maria della Stella, a Martina Franca nella basilica di San Martino, a Ruvo nella chiesa di San Giacomo Apostolo, a Corato nella Chiesa Matrice, nella Chiesa di San Gerardo e nella chiesa di Maria Santissima Incoronata, a Margherita di Savoia nella chiesa Madre del Santissimo Salvatore.

Dipinti senza tempo in cui lo sguardo, pur nella sua poliedricità, diviene lo specchio dell’anima e unica chiave d’accesso alla verità, al volere imperscrutabile di Dio e al mistero della natura. Uno sguardo che acquieta ma non spegne il desiderio inestinguibile di quesiti esistenziali, ma diviene un mezzo attraverso il quale incunearsi nei meandri dell’inconoscibile.

Le immagini sono tratte dalla mostra di Gregorio Sgarra al Chiostro di San Domenico a Noci