“Non sono un angelo ma neanche un diavolo. Chi mi conosce mi ama”

Il film di Larrain in concorso a Venezia, è l'occasione per riscoprire la tormentata vicenda e lo straordinario talento di un'artista fuori da ogni cliché

La sera del 2 gennaio 1958, alla presenza del presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e di una folta schiera di personalità politiche e artistiche, Maria Callas si esibisce sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma, nella Norma di Bellini. All’apice della popolarità ma anche della conflittualità, l’artista fa parlare di sé, è una personalità magnetica, s’impone sulla scena. La serata sembra procedere tranquillamente, quando, sull’ultima nota di Casta diva, la sua voce si appanna improvvisamente. Tra il pubblico si leva un lieve mormorio seguito da qualche fischio ma il primo atto si conclude senza altri problemi. Dopo l’intervallo, tuttavia, il sipario tarda ad alzarsi.

Gli spettatori cominciano a mostrare impazienza; corre voce che la Callas si rifiuti di tornare in scena per un’improvvisa indisposizione. Qualche giorno prima, in realtà, ha avvertito un malessere dovuto ad un’influenza. Ma il vero motivo per cui decide di lasciare a metà lo spettacolo, è la profonda irritazione per il trattamento riservatole dalla platea. Comincia, così, il suo declino vocale e psicologico. Degli ultimi giorni della diva per eccellenza, si occupa Maria, il film di Pablo Larrain in questi giorni nelle sale cinematografiche. Un film intenso, struggente, che mostra la Callas che ha perso la sua straordinaria voce e non riesce ad accettare questa condizione. Un film in cui il dramma della donna sovrasta il ricordo della gloria e del grande successo dell’artista. Una triste parbabola resa con straordinario talento da Angelina Jolie, a cui si affianca il grande Pierfrancesco Favino nel ruolo di Ferruccio Mezzadri, fedele autista e maggiordomo. 

“Ci vorrebbe una legge contro i bambini prodigio”, disse, da grande, la bambina prodigio Maria Callas. La vita della soprano greco-americana, definita “La Divina” dai suoi fan, sembra infatti simile alla trama di un’opera. Chiamata da piccola con altri nomi e cognomi – Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropulu, e variazioni sul tema, fino a Kalos, Callas – la soprano nacque il 2 o il 4 dicembre 1923 a New York da genitori d’origine greca – Georgios Kalogeropuolos e Evangelia Dimitriadou – immigrati negli Stati Uniti, dopo essere stata concepita in quella Grecia di cui è stata, è e sarà per sempre un’icona.

Maria Anna Cecilia Sofia Kalogeropulu (1923-1977) nota come Maria Callas ‘La Divina’ (Fonte: Cinematografo)

È la madre, detta Litsa, a ricordare che il giorno della sua nascita è stato il 2 o il 4 dicembre del 1923, mentre a New York imperversava una tempesta di neve. In realtà, la situazione meteorologica di quel giorno sembra smentirla. L’unica cosa su cui coincidono le ricostruzioni sulla nascita di Maria Callas, dal punto di vista suo e di sua madre, è che quest’ultima non volle vederla per qualche giorno perché si aspettava un bimbo che prendesse il posto di Vasili, altro figlio venuto al mondo nel 1919 e morto nel 1923 per un’epidemia di tifo.

La famiglia, a volte, è quella che scegliamo. Callas la pensa così, visto il suo pessimo rapporto con i genitori e la sorella. La madre la vessa affinché diventi una piccola star. Maria soffre il confronto con la sorella, che le sembra più bella di lei. Ha problemi con il cibo e, quindi, con il suo corpo, fin da piccola soffre di disturbo da dismorfismo corporeo: una percezione errata del proprio corpo. E non è il figlio maschio che la sua famiglia aveva desiderato.

Adolescente fa ritorno ad Atene nel 1937 ed entra in Conservatorio nel 1939. “Era l’allieva migliore. La prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene. Seguiva anche le lezioni degli altri. Voleva imparare tutto. Imparava tutto. Era una spugna”, ricorda la maestra, la soprano Maria de Hidalgo. Lo scoppio della seconda guerra mondiale non ferma il suo periodo di formazione. Va “a bottega”, debutta a quattrodici anni e inizia a diventare la cantante che conosciamo tutti mentre il mondo affronta il suo “buco nero”. La versione di Callas di quel periodo buio, per tutti e per lei, è che si aggrappa, come sempre, alla sua arte, al suo talento, alla sua voce.

Maria Callas interpreta nel 1964 la ‘Norma’ di Vincenzo Bellini all’Opéra national de Paris (Fonte: Speak Up)

IL BEL CANTO

Animata da una volontà incrollabile, la carriera di Callas si svolge in Grecia e poi in Italia – la patria del belcanto -, dove si esibisce sui maggiori palcoscenici, a cominciare dal Teatro alla Scala di Milano, diventando la prima donna protagonista di un’opera. Le è stato riconosciuto il merito di aver riportato in auge l’interesse per il belcanto del XIX secolo: da Vincenzo Bellini (Norma) a Gioachino Rossini (Il barbiere di Siviglia), passando per Gaetano Donizetti (Lucia di Lammermoor), tutte eseguite con la regia di maestri di fama internazionale quali Luchino Visconti e Franco Zeffirelli. Una ragazza, neanche trentenne, catapultata nell’olimpo della lirica.

LA VITA PRIVATA

Nel 1949, Callas sposa l’industriale Giovanni Battista Meneghini che diviene il suo manager. Nel 1953 subisce una drastica perdita di peso: trentasei chili in meno. Si dice che sia necessario a interpretare grandi ruoli; ma in realtà è davvero troppo magra. Presto iniziano anche i disturbi alimentari, di cui non si libererà mai. Non solo quando perde decine di chili – anche trenta, quaranta, cinquanta – ma pure, quando, in teoria, trova un equilibrio. Ancora oggi restano accese le polemiche su come abbia potuto perdere così tanto peso e quali siano state le ricadute sulla voce e sulla salute.

LA MORTE PREMATURA

Come la carriera internazionale di Callas è salita alle stelle, così è accaduto per la sua reputazione in ragione della sua condotta di vita instabile. Circolavano voci relative alle sue focose relazioni personali, i suoi frequenti abbandoni alla collera e la sua accesa rivalità con altre stelle della lirica.

L’armatore greco Aristotele Onassis con Jacqueline Kennedy, prima moglie del presidente Usa J.F. Kennedy (Fonte: IO Donna)

Un articolo del 1956 sulla rivista Time riferisce di un furibondo litigio tra Callas e la madre. Nel 1959 il suo matrimonio con Meneghini viene annullato, e Maria si impegna in una rapsodica relazione d’amore con il famoso miliardario greco Aristotele Onassis. Ma quest’ultimo la tradisce con Jacqueline Kennedy, in maniera terribile, indegna del loro amore. “Non glielo ha neanche detto. Dicono che Maria l’abbia saputo dai giornali”, dichiara Giovanna Lomazzi, la migliore amica e sorella d’elezione della soprano, che ha dedicato tutta la sua esistenza alla musica, all’opera, al teatro, agli artisti e alla Callas, difendendone la memoria. Negli anni Settanta, la voce della Callas si è già molto deteriorata. La sua ultima esibizione in pubblico avvine a Parigi nel 1974.

La soprano muore d’infarto, il 16 settembre 1977, a cinquantatré anni, in un appartamento di uno splendido palazzo parigino. Accanto a lei, come sempre, c’è la sua vera famiglia, formata da Bruna Lupoli e Ferruccio Mezzadri che si occupano di lei, stanno con lei, l’ascoltano, giocano a carte, la sostengono nei successi e nei dolori della sua vita romanzesca. Tra i pochi che non l’hanno usata. Pare, infatti, che la madre avesse la tendenza a sfruttare le figlie, ad appoggiarsi a loro per sopravvivere, e la soprano nel corso della sua vita si sia dovuta difendere spesso dalla sua violenza.

UNA VITA COME UNA TRAGEDIA GRECA

Maria Callas è una delle stelle più celebri dell’opera lirica. Ad oggi centinaia di biografie hanno esplorato i più disparati aspetti della sua vita. Nel 2020, Lyndsy Spence ha iniziato a indagare ulla sua vicennda artistica e professionale a partire dalle lettere disponibili, molte delle quali conservate negli archivi degli Stati Uniti.

Lyndsy Spence autrice di fortunate biografie incentrate su figure femminili (Fonte: Belfast Telegraph)

Nella biografia Casta Diva: La vita nascosta di Maria Callas, Spence descrive una donna ingabbiata in una società chiusa e blindata, che ha dovuto lottare con coraggio e determinazione per mantenere integra la sua indipendenza. Per saperne di più, ascoltiamo la voce della stessa Spencer, che spiega le ragioni che l’hanno spinta a scrivere questo saggio: “Il mio obiettivo non era scrivere l’ennesima gossip story incentrata sugli scandali e le relazioni che la Callas ha intrattenuto, bensì intendevo mettere un punto fermo sulla i di questa vicenda. Non c’è più nessun grande mistero che avvolge la vita di Maria Callas. La gente è furiosa, mi dice: “Lascia stare il mito, non badare all’artista, non indagare la sua vita privata!”; e, in effetti, penso, “Beh, perché no? Sono abbastanza felice che le voci continuino a circolare, ma cosa c’è di sbagliato nel dire la verità?

UNA FAMIGLIA “SQUILIBRATA”

Studiando la corrispondenza epistolare della Callas, Spence ha potuto scoprire l’esistenza di una vicenda familiare piuttosto travagliata e anomala.

Angiolina Jolie nel ruolo di Maria Callas nel film di Pablo Larrain

Ho trovato lettere di sua madre redatte in greco nelle quali si ricatta Maria, dicendole: “Speriamo che ti venga il cancro alla gola. Dateci 200 dollari!”. Nel 1964 – racconta Spence – suo padre si inventa la balla colossale che sua figlia ha il cancro e sta per morire in un ospedale per indigenti… come riuscirebbe a pagarsi le spese mediche? Addentrandosi nelle pieghe delle lettere si scopre che la sua seconda moglie e la sua famiglia non volevano altro che estorcere denaro alla Callas. In seguito a queste rivelazioni, Maria interrompe i rapporti con suo padre

UN MATRIMONIO SENZA AMORE

Il matrimonio di Callas con Giovanni Battista Meneghini fu un connubio tutt’altro che felice. “Si conobbero a Verona e si unirono in matrimonio nel 1949. Meneghini divenne il suo manager – prosegue la scrittrice irlandese – iniziando presto ad incassare grosse tariffe in contanti e a investirle in cattivi affari. Emotivamente, un uomo violento e crudele; Maria lo rimproverava: “Sei grasso. Sei un cane. Senza di me non saresti nulla”. Eppure, con lui la diva smise di prendersi cura di se, vestendo in maniera sciatta e trasandata”.

LA PERDITA DI PESO

Callas, che pesava più di cento chilogrammi all’inizio del 1953, decise di perdere peso. In quel momento storico era impossibile chiedere e ottenere il divorzio in Italia, ma lei era convinta di avere sotto controllo la situazione. “Era ossessionata dalla paura di cambiare di nuovo fisicamente, di ingrassare. Aveva iniziato a iniettarsi giornalmente dosi di iodio, mettendo a repentaglio la propria salute”, scrive la Spence.

Maria Callas con Aristotele Onassis nel 1960 (Fonte: IlSussidiario.net)

Sullo sfondo anche il Sessantotto, un’esplosione di protesta e desiderio di libertà che lei ignora, considerando l’arte scissa dalla politica. L’artista, nella sua visione, non deve fare politica. “Ho scoperto – rivela Spence – che il suo menù a pranzo e a cena era scrupolosamente deciso da lei stessa. “Cuocere il pane respirarne solo l’aroma”; “Una fetta di pera al massimo”. Si rivolse alla Dr.ssa Feelgood, che all’epoca aveva in cura anche Marilyn Monroe e JFK, lamentando gli effetti negativi causati dalla perdita di anfetamine. Per Maria era solo l’inizio di un lento precipizio verso la fine.

LA MALATTIA MISTERIOSA

Nel 1968, Aristotele Onassis, marito della Callas per quasi un ventennio, sposò Jackie Kennedy, la vedova del presidente statunitense assassinato a Dallas. Recenti prove indiziarie, tuttavia, testimoniano che il dolore era per la diva l’ultima delle sue preoccupazioni. Si sospetta abbia sofferto di una malattia molto grave.

Annotava lei stessa i seguenti sintomi: muscoli in movimento, spasmi, mal di testa, perdita della vista. Nel 1975 – illustra Spence – cita un neurologo al quale inviò una lettera attraverso la sua accademia e alla fine ricevette una risposta dalla figlia. Lo specialista iniziò a curarle quello che oggi clinicamente diagnosticheremmo come MS (sclerosi multipla). Ma per l’epoca – siamo a metà anni Settanta – ci sarebbero voluti almeno vent’anni di cure sistematiche.

Maria Callas con il suo primo marito, l’imprenditore Giovanni Battista Meneghini (Fonte: True-News.it)

IL DECLINO RAPIDO E INESORABILE

Giunta al termine della sua vita, Callas prese a isolarsi sempre più. “Aveva un’amica pianista che la riforniva di Mandrax, una droga letale capace di sedare il sistema nervoso. Maria ne divenne subito dipendente. E anche Jackie Callas, sua sorella, le mandava ingenti dosi Mandrax in cambio di duecento dollari al mese. Penso che sapesse di avere davanti ai suoi occhi la morte” precisa Spence.

L’ULTIMO DISPERATO TENTATIVO

Alla morte della Callas, la sua famiglia e Meneghini hanno lottato ferocemente per accaparrarsi la proprietà e i suoi ingenti beni. Tante le controversie ancora aperte. Ma Callas fu solo una vittima delle circostanze, conclude Spence: “In un certo senso, come tutte le donne, ha dovuto render conto al marito. Ha lottato fieramente per la sua indipendenza in ambito professionale, la sua è stata una carriera davvero brillante. Purtroppo, si è trovata a vivere incompresa in una società maschilista e patriarcale fino al midollo. La sua è stata una battaglia per la (sopra)vvivenza”.

Per cogliere la grandezza della Callas bisogna ascoltarla. Ci sono i dischi e i video di una parte delle sue esibizioni. Casta Diva va ascoltata, va vissuta attraverso la sua voce e la sua interpretazione. Lei stessa non si riconosce in chi la racconta quando sta sul palco e si lamenta di come nessuno cerchi di capirla in quanto donna, in quanto essere umano.

La Callas nei panni della “Anna Bolena’”di Gaetano Donzetti, diretta dal maestro Luchino Visconti al Teatro della Scala di Milano (Fonte: Pinterest)

I talenti nascono oggi come nascevano ieri. Il talento è ciclico, ma il problema oggi è che ai talenti non si dà la possibilità di maturare, di crescere, di acquisire sicurezza. Callas ne è un esempio. Ha fatto dieci anni folgoranti, pari a una vita di una persona normale, dalla Sonnanbula a Wagner. Ci sono i talenti, ma ci sono anche i predestinati, il che non significa solo avere talento. E Callas è stata una predestinata: la Grecia, la sofferenza, la tragedia greca che portava inconsciamente dentro di sé e le eroine ottocentesche del nostro melodramma”, spiega la scrittrice Annarita Briganti, giornalista di Repubblica e Donna Moderna, autrice del saggio Maria Callas. La diva umana (RCS MediaGroup S.p.A, 2023) che contiene materiali inediti sul La Diva umana e numerose interviste, tra gli altri, a Giovanna Lomazzi, Ferruccio Mezzadri, Nadia Stancioff, Ilario Tamassia e Pippo Zeffirelli.

È difficile per i grandi artisti smettere perché quella è la loro vita. Quanto dev’essere stato difficile per Callas, ancora giovane, rendersi conto che era finita. È incredibile che un talento come il suo, con la sua dedizione, abbia dovuto prendere questa decisione. Resta il fatto che, quando, nelle interviste, chiedono a Maria Callas se si sente “tempestosa”, lei risponde: “Cosa significa tempestosa?”. La solita storia: una donna di carattere ha un cattivo carattere, un uomo con una forte personalità è affascinante.

Nella foto in alto, un’immagine del film “Maria” di Pablo Larrain, dedicato alla Callas interpretata da Angelina Jolie