Ci sono realtà che, quasi incuranti del tempo e dei mutamenti storici, continuano a svolgere un ruolo decisivo all’interno dell’area urbana in cui si collocano. Quando i baresi accennano al quartiere Libertà, l’accostamento alla presenza e all’opera dei salesiani nella chiesa del Redentore è immediato. Da quasi 120 anni, per esattezza dal 1905, la vivacità dei seguaci di san Giovanni Bosco anima l’intera città attraverso le iniziative realizzate al Libertà, di cui il Redentore è cuore pulsante, popolare e culturale.
Con l’espansione dell’area urbana oltre il confine del quartiere Murat verso la periferia, il Libertà e la realtà ecclesiale che in esso insiste sono cresciute, avviando la realizzazione di infrastrutture e, soprattutto, di progetti rivolti a valorizzare l’aspetto sociale dei cittadini.
Lo stretto rapporto tra i residenti del terzo e più popoloso quartiere del capoluogo pugliese e il Redentore è testimoniato da quanti, e sono davvero numerosi, mantengono con l’opera salesiana un saldo legame affettivo, un luminoso ricordo d’infanzia, un profondo senso di gratitudine per la propria crescita professionale. Un grande patrimonio di storia, di cultura, di fede, di vita vissuta di cui è testimonianza il Centro Archivistico Libertà, attivo presso la biblioteca di quartiere “Don Bosco”, animata dalla programmazione culturale, formativa ed educativa messa in campo dall’associazione Laboratorio don Bosco oggi guidata da don Giuseppe Ruppi. Un’iniziativa realizzata nell’ambito degli ottantasei progetti finanziati dal Bando Urbis del Comune di Bari, venticinque dei quali focalizzati sui bisogni del quartiere Libertà.
L’idea dell’archivio risale all’Ipsaic Tommaso Fiore – Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea: il minuzioso percorso di ricerca storiografica, durato quattro anni e reso altalenante dalle restrizioni causate dalla pandemia, è stato condotto da Annabella De Robertis dell’Archivio storico di Bari e Clementina Fusaro della Sovrintendenza archivistica e bibliografica della Puglia. Un lungo e complesso lavoro, illustrato nel volume Il Redentore – Storia e archivi nel cuore di Bari (Edzioni dal Sud), che riporta alla luce un ampio spaccato della vicenda storica nazionale e cittadina sul filo della formazione e dell’educazione che rappresentano da sempre la missione dell’istituto salesiano. Un impegno rivolto, soprattutto, a rimarcare la “svolta sociale” di una realtà, quella del Redentore, entrata nel vivo dei grandi drammi della storia del secolo scorso con opere fondamentali per i bisogni dei cittadini come l’orfanotrofio, l’ospedale, la scuola, l’oratorio.
Il presidente dell’Ipsaic, Vito Antonio Leuzzi, presentando il volume, in occasione dell’inaugurazione del centro archivistico, aveva esaltato il valore della memoria come elemento di appartenenza a un territorio, a cui è in grado di rivelare preziosi insegnamenti per l’attualità: “Gli interventi sul piano pastorale e sociale dei salesiani furono punto di riferimento per la formazione di altre strutture religiose nelle diverse zone della città. Tali interventi sul territorio furono decisivi per la formazione della classe operaia sullo sfondo dello sviluppo industriale”. E aveva sottolineato: “Nel dopoguerra le scuole professionali hanno contribuito notevolmente alla crescita del quartiere nel quadrilatero della Manifattura dei Tabacchi. Non si può tralasciare, inoltre, l’impulso che i salesiani diedero al lavoro femminile. Il Centro Archivistico Libertà riporta alla luce una storia che tutt’oggi prosegue grazie alle opere solidaristiche che da sempre hanno posto i salesiani in trincea”.
Dai documenti, conservati all’interno della biblioteca Don Bosco, viene a galla un mondo e un passato estremamente utile per capire e affrontare le emergenze sociali e culturali del presente. “Sin dall’apertura dell’orfanotrofio Leone XIII – aveva chiarito il presidente dell’Ipsaic – il Redentore e i salesiani si sono sempre adoperati per il bene della città, rivelandosi particolarmente preziosi nelle emergenze sociali. Si pensi all’allestimento dell’ospedale, al soccorso offerto nell’emergenza vaiolo e poi alla formazione dei giovani, con il Redentore che nel secondo dopoguerra insieme al Villaggio del Fanciullo nei pressi del Policlinico, era punto di riferimento per l’istruzione di 20mila ragazzi”. In realtà il convitto, i centri educativi per minori, l’oratorio sono tutt’oggi opportunità di valorizzazione dei talenti nonchè presidi di legalità e “strumenti” di recupero.
L’istituto della formazione professionalizzante, nello spirito dei principi del Concilio Vaticano II, costituisce un vero e proprio fiore all’occhiello dell’opera salesiana: storicamente ha offerto supporto allo sviluppo del polo industriale barese, fatto di piccole e medie aziende. Intere generazioni di baresi, grazie ai salesiani che si sono avvicendati nel tempo, hanno scoperto un talento, hanno potuto conquistare un posto di lavoro, divenendo spesso validi imprenditori locali.
Grazie al centro archivistico i cittadini di oggi, soprattutto del Libertà, possono fare memoria del passato e scovare idee interessanti per proseguire il processo di recupero sociale e strutturale del quartiere in sintonia con lo sviluppo della città di oggi. In un’epoca in cui il divario e l’oblio rispetto ai fatti storici tendono ad aumentare è bene considerare che le urgenze del passato sono molto simili a quelle del presente: l’accoglienza dei profughi, la disoccupazione, la marginalità.
Il Piano Marshall cambiò il volto fisico e sociale del quartiere nel dopoguerra e i salesiani, in questo contesto, agirono con solerzia e determinazione per ristrutturare dal punto di vista organizzativo la propria presenza nel Libertà e per assecondare il riscatto di una grande fetta della popolazione che versava in difficili condizioni economiche ed educative. Eventi e situazioni che non si discostano molto dalle emergenze attuali, a cui si possono offrire risposte recuperando proprio quel vasto ed efficace patrimonio di idee ed esperienze.
L’archivio è il prodotto di un lungo e impegnativo percorso di crescita collettiva. Conserva la memoria di attività fondamentali, soprattutto sotto il profilo della formazione dei giovani, collegate alla presenza e all’opera dei salesiani. Esperienze che si rivelano ancora oggi quanto mai utili e significative.
Per questi motivi il Centro Archivistico Libertà ha ricevuto il titolo di istituzione di rilevante interesse storico dalla Sovrintendenza archivistica e Biblioteche di Puglia, come ha chiarito il sovrintendente Raffaele Antonio Cosimo Pittella, che colloca questo importante presidio della memoria all’interno del fervore culturale e sociale in atto nella città.
“L’archivio è ponte e strumento narrativo, dialoga con la biblioteca in cui è custodito. Da esso affiora la vita pratica della comunità, di cui si conserva la memoria. La presenza di un archivio storico aiuta a capire in quale società vive ogni singolo individuo, indicando la direzione in cui si muove una comunità. E’ per questo che non può essere ridotto a luogo per pochi addetti ai lavori. Per la sua forte carica identitaria è un patrimonio che deve essere accessibile a tutti. Possiede un valore civile, è un bene culturale di tutti, testimonianza di civiltà, tassello della storia familiare e collettiva, occasione per allargare le prospettive culturali nel presente”, ha spiegato Pittella.
Il progetto, nato grazie alla collaborazione tra chiesa, comune e opera salesiana si è avvalso della professionalità delle dott.sse De Robertis e Fusaro, impegnate in un certosino lavoro di organizzazione e archiviazione dei documenti, attraverso cui ricostruire la storia del Redentore e del quartiere Libertà. “L’approccio alle carte non è bastato al nostro studio. Non conoscendo alcuni termini correlati all’organizzazione di vita religiosa, ci siamo interfacciati con i salesiani per comprendere le sfumature dei documenti che stavamo leggendo, gli avvicendamenti, gli vicende principali inerenti alla vita dell’istituto. Un’attività che ha reso necessario un contatto costante con la sede centrale dei salesiani per l’archivio dell’Ispettoria e per ricevere riferimenti sulle singole case salesiane”, ha spiegato la dott.ssa Fusaro.
Il lavoro svolto dalle studiose ha focalizzato quattro aree tematiche: la cronaca della casa con i racconti di vita e la gestione interna, con la scoperta di documenti riguardanti le planimetrie, le costruzioni e le ristrutturazioni, che offre uno spaccato del senso della missione pastorale e sociale dei salesiani; la pastorale giovanile e le attività per i cittadini che rappresentano il cuore e il senso della missione di don Bosco. Sono stati analizzati un registro del convitto dal 1905 fino al 1959 con le testimonianze della scuola di formazione professionale (corsi di meccanica, falegnameria, tipografia, sartoria), l’attività editoriale realizzata col bollettino Il Redentore, di cui sono state esaminate le raccolte complete dal 1925 al 1962, in cui è palpabile la connessione tra l’impegno dei salesiani e la vita cittadina; la raccolta fotografica, un patrimonio da valorizzare ulteriormente con successivi progetti di digitalizzazione perché consente di compiere un viaggio tra le epoche storiche.
La scelta dei salesiani di collocarsi 120 anni fa nel quartiere Libertà, come confermato dai documenti d’archivio, rispondeva ad una missione di cui ancora oggi si percepiscono le potenzialità per la crescita e lo sviluppo di un territorio così ampio e complesso.
Dopo oltre un secolo l’identità del quartiere Libertà è ancora fortemente intrecciata con la presenza e l’impegno dei salesiani. Un lungo processo di inclusione pienamente in atto, che don Francesco Preite, presidente dei Salesiani per il sociale APS, così sintetizza: “Il Redentore da solo non può fare la storia. Servono le istituzioni e l’apertura del territorio è fondamentale”. Ma certo il Centro Archivistico Libertà rappresenta un formidabile strumento per conoscere la storia e per orientare il futuro di un territorio, di una comunità, di un’intera città.