In Italia avrebbe fatto comunque il medico, ma sarebbe stato precario e sottopagato. Oggi, invece, a soli 42 anni, è primario di Chirurgia cardiovascolare toracica all’ospedale universitario di Reims, in Francia. Stiamo parlando del prof. Vito Giovanni Ruggieri, cardiochirurgo barese, emigrato più di dieci anni fa oltralpe e premiato dal Comune di Bari per “l’attività medica, svolta con professionalità e dedizione nei confronti dei pazienti, che dà lustro alla nostra città”.
“Sono molto onorato di ricevere questo premio -ha detto a noi di Primo piano- ma soprattutto molto felice per la mia famiglia e per le persone che mi vogliono bene. Penso che più di tutti i miei genitori meritino di veder riconosciuti i sacrifici di un figlio. È a loro che dedico questo riconoscimento, con la speranza che l’essere fieri dei miei successi possa, anche solo in parte, alleviare il dispiacere di avere un figlio perennemente lontano”.
Ruggieri ha studiato a Bari, dove si è laureato in Medicina e chirurgia. Dopo una breve esperienza a Pavia, dove si è specializzato in cardiochirurgia, ha iniziato la sua carriera ospedaliera/universitaria a Rennes, nel centro d’eccellenza francese in chirurgia cardiaca. Lì, a 31 anni, ha eseguito i primi interventi di by-pass coronarico e sostituzione valvolare come primo operatore, effettuando regolarmente espianti di cuore. A 34 anni, giovanissimo, esegue il suo primo trapianto di cuore e il primo impianto di cuore artificiale. Si perfeziona nella riparazione della valvolare mitralica con tecnica mini-invasiva e nelle tecniche transcatetere di impianto di protesi valvolari aortiche per via vascolare.
I giornali locali lo hanno definito una vera e propria eccellenza italiana emigrata all’estero, ma lui non condivide totalmente la definizione: “Certamente le limitate possibilità di formazione e di installazione associate alla debole politica meritocratica e alle non ottimali condizioni di lavoro tipiche della realtà italiana hanno contribuito -spiega- alla ricerca di condizioni migliori all’estero. Però questo accadeva quando non ero considerabile come un’eccellenza italiana’”.
Ruggieri torna in Italia per un periodo di 18 mesi, durante il quale si perfeziona in chirurgia mini-invasiva con il dottor Agnino. Rientra in Francia con un bagaglio professionale ancora più ricco e la consapevolezza di voler proseguire nell’attività universitaria di insegnamento e ricerca: “Molti chirurghi italiani di oggi e di ieri – ci spiega – hanno potuto formarsi in Francia. Io sono andato lì grazie all’aiuto di un collega, oggi amico, il dottor Alfonso Agnino, che ringrazio tuttora. Lui per primo, specializzando a Bari, aveva aperto una filiera barese a Rennes in Bretagna”.
La presenza del professor Alain Leguerrier, al tempo primario del reparto di Chirurgia di Rennes e figura di spicco della cardiochirurgia francese, segna indiscutibilmente la sua carriera: Ruggieri partecipa e vince il concorso da docente universitario, a Parigi, a soli 39 anni. Un anno dopo diventa primario e professore ordinario del reparto di Chirurgia cardiovascolare e toracica a Reims, e oggi ricopre anche l’incarico di direttore regionale della scuola di specializzazione in Chirurgia cardiovascolare e toracica.
“Ringrazio la vita per avermi offerto questa straordinaria passione per la chirurgia, ma anche due colleghi francesi che hanno segnato indiscutibilmente il mio percorso: il prof. Jean Philippe Verhoye, mio mentore e oggi grande amico, chirurgo poliedrico ed esempio ineccepibile di umanità, e il prof. Leguerriere, figura di spicco della cardiochirurgia francese”, dichiara.
Quando chiediamo se gli manca Bari, ci risponde con un filo di commozione: “Certo che mi manca. Naturalmente quello che manca di più sono gli affetti, la famiglia, gli amici e non ultimo il buon cibo barese. Ma il mio quotidiano in ospedale è molto intenso e non c’è molto tempo per la nostalgia. Per fortuna la libertà professionale che mi sono guadagnato mi permette di tornare ogniqualvolta lo desidero”.
Ruggieri torna spesso in Italia, non fosse altro “per la famiglia, il cibo e le vacanze”, ma anche per mettersi “a disposizione dei giovani chirurghi italiani e per la loro formazione, viste le grandi difficoltà che ancora oggi incontrano in Italia”. Da Bari, però, è dovuto andar via, a causa della “mancanza di entusiasmo e di motivazione da parte dei colleghi più anziani, che erano i primi a manifestare malcontento per un sistema formativo e lavorativo non ottimale”. Proprio queste difficoltà di formazione (e il non essere “figlio d’arte”), unite alla mancanza di entusiasmo da parte delle generazioni precedenti, lo hanno spinto a trovare fortuna lontano da casa. “All’inizio ho scelto di partire per formarmi e ritrovare la motivazione persa durante la specializzazione -spiega- nonostante per me la cardiochirurgia fosse un sogno sin da bambino. In seguito, sono entrate in gioco le opportunità di evoluzione di carriera”.
È giusto, allora, dire che all’estero valorizzino di più le eccellenze, anche se sono straniere? “Generalizzare è difficile. Certamente la Francia, così come altri paesi, attira professionisti stranieri grazie alle condizioni di formazione e di lavoro più adeguate. I francesi sono, però, anche famosi per essere nazionalisti -spiega- e sono spesso criticati per questo da noi italiani. Ma devo dar loro atto che nel mio caso, così come nel caso di altri colleghi stranieri, hanno saputo riconoscere e valorizzare le diverse potenzialità. Non conosco casi simili in Italia”.
Quando gli chiediamo se abbia mai pensato di tornare in Italia, risponde di sì: “L’ho pensato e l’ho fatto. Un’esperienza determinante per raggiungere gli attuali traguardi: ho imparato a non precludermi niente nella vita. Il futuro è tutto da costruire”. E non può evitare di rivolgere un pensiero ai giovani studenti italiani, non solo di medicina: “Se avete una passione dentro di voi custoditela, coltivatela e lavorate sodo per realizzarla, ovunque possibile”.
Il cardiochirurgo non parla di errori, ma di scelte: “Non è una visione che mi piace, perché l’errore è umano. Nella vita si devono fare delle scelte e una scelta non è mai un errore quando fatta consapevolmente. Io finora ho sempre scelto e lo ritengo un privilegio. E rifarei tutte le scelte compiute. Se non le avessi fatte, lei probabilmente non mi starebbe intervistando”.
Il professore – diversamente da quanto spesso accade nel nostro Paese – non si è “mai sentito discriminato in Francia, dove ci sono moltissimi professionisti italiani, spesso considerati eccellenze nei loro campi: chi lavora sodo nell’interesse comune non può essere discriminato”. A dirlo è uno che, a 42 anni, è primario in un ospedale di un paese ‘non suo’: “È una grande responsabilità e sono fiero ed onorato della posizione che ricopro, che permette di esprimermi chirurgicamente e al tempo stesso di essere il manager di una équipe chirurgica. Non ho solo la vita dei pazienti tra le mani, ma anche l’avvenire della mia unità e la responsabilità della formazione dei giovani chirurghi di domani”.
Quali progetti per il futuro? “Ho ancora molto da imparare e scoprire -confessa il dott. Ruggieri-. Certamente voglio migliorare sempre più il livello del centro che dirigo, ma desidero anche aiutare i giovani meritevoli affinché possano esprimersi e crescere professionalmente diventando migliori dei loro maestri. Personalmente mi auguro di continuare a svolgere con entusiasmo la mia professione e di crescere i miei figli aiutandoli a coltivare le loro passioni”.
Prima di salutarci, Ruggieri si concede qualche ringraziamento e ci svela il suo piccolo ‘segreto’: “Ringrazio mia moglie, Milena, che condivide da sempre insieme a me successi e difficoltà del mio lavoro. Con il suo amore e la sua semplicità mi permette, non appena possibile, di scendere da quel piedistallo su cui mi colloca la mia ‘speciale’ professione e di ritrovare l’essenza della nostra vita: la nostra famiglia e i nostri splendidi figli. Sono loro la mia inesauribile fonte di energia”.
Nella foto in alto, il prof. Vito Giovanni Ruggieri (terzo da sinistra) alla cerimonia di premiazione al Comune di Bari. Al microfono il prof. Angelo Vacca, ordinario di Medicina interna all’università di Bari