“Il Sud Delle Donne oltre che un richiamo alla geografia, esprime un’attenzione alle periferie che abitano ogni essere umano e ogni gruppo sociale. L’impegno nella pubblica amministrazione, nella letteratura, nelle arti, nella psicologia, richiama studi e voci diverse e originali nei percorsi sviluppati. Il confronto, il dubbio, lo scambio, l’approfondimento rappresentano una ricchezza che, alla fine del Convegno, ricade sugli incontri futuri inattesi, a incrociare i nostri passi”.
Esordisce così Lizia Dagostino, psicologa dell’organizzazione specializzata da più di un trentennio in analisi transizionale. È lei, infatti, una delle relatrici del Convegno dedicato al tema Il Sud delle Donne, svoltosi nelle giornate del 24 e 25 novembre presso gli “spazi accoglienti” delle Officine Culturali di Bitonto in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne. Un evento, finanziato dal consiglio regionale della Puglia, Sezione Biblioteca e Comunicazione Istituzionale “Teca del Mediterraneo”, che ha visto la partecipazione di vari ospiti provenienti da differenti ambiti professionali e sociali.
Ciascuno dei prestigiosi relatori – Lea Durante, docente di Letteratura Italiana e Critica Teatrale all’Università degli Studi di Bari, l’artista Maria Pierno, la poetessa dott.ssa Alessandra Corbetta – ha condiviso le loro riflessioni raccontando la propria esperienza di crescita personale e sociale, esistenziale e professionale.
Le tematiche molto ampie e inclusive affrontate nelle due giorni di confronto hanno abbracciato diverse tematiche: ruolo delle donne nella politica, percezione dell’universo femminile ancora “servo” del patriarcato, l’arte come testimonianza del vivere la propria femminilità, le difficoltà nel proporre (ri)letture alternative dell’emancipazione femminile nella pratica delle relazioni, l’estetica dei corpi appiattita su un becero consumismo capitalistico. Si è discusso, inoltre, di impegno responsabile delle donne evidenziando come esse non debbano più sentirsi inadeguate, in quanto madri, a ricoprire incarichi politici nel senso più nobile del termine. Passaggi fondamentali per la crescita e il futuro del nostro Paese.
“Dai territori dei social media alla casa circondariale, alle aule universitarie, dal laboratorio di pittura e scultura al cinema, dalla toponomastica alla politica, i luoghi e i contesti sociali custodiscono le memorie, le storie, le ricerche: donne e uomini che non sciupano nulla dei vissuti faticosi e rilanciano la possibilità di trasformare i gruppi multiformi in comunità generative”, prosegue Dagostino.
I vari relatori hanno messo in luce anche l’importanza di preservare le memorie, le storie e le ricerche dei vari contesti sociali e dei diversi luoghi, riconoscendo il valore delle esperienze vissute e la possibilità di trasformare gruppi eterogenei in comunità costruttive. Così, ad esempio, Lea Durante con la storia della scrittrice pugliese Mariateresa Di Lascia, impeccabile narratrice della sua vita di madre, bandita dal suo paese di provincia per aver raccontato l’arretratezza del suo territorio. Assieme alla vicenda dell’anziana zia Peppina la quale, “serva” del patriarcato rovina la vita della madre e di una giovane cognata. “Ogni attività svolta e raccontata rimanda a una visione di vita ampia e includente, a una scelta di autonomia psichica, di speranza come decisione emotiva e cognitiva. Le relazioni nutrite dalla presenza e dalla curiosità, testimoniano la trasformazione continua di ogni essere umano a servizio della comunità”, illustra.
Si è più volte rimarcata l’importanza della diversità di prospettive e di sguardi, evidenziando come la condivisione delle idee e delle parole delle donne sia fondamentale in un contesto sociale spesso caratterizzato da dinamiche di dominio e prevaricazione. “Ci fanno bene gli sguardi e le prospettive diverse e ci fa bene continuare nella condivisione delle idee e delle parole di donna che ancora, in un sistema di dominio resistente, vengono dimenticate, svalutate, addirittura, cancellate. Abbiamo fiducia nella semina profonda e sistematica, più che nei risultati visibili e immediati”, spiega la psicologa bitontina.
Un file rouge che accomuna i vari interventi è certamente la fiducia che bisogna riporre nei processi di cambiamento, anche quando sembra che non ci siano risultati immediati. Le trasformazioni epocali che stiamo vivendo hanno tempi lunghi e dovremo essere tutti solidali e attenti al prossimo nel cammino verso la libertà e il miglioramento delle nostre comunità. “Conosciamo i tempi lunghi dei cambiamenti epocali e, anche in momenti storici in cui ci sembra di arretrare, riconosciamo le idee e le azioni di libertà rispetto al passato”, rivela.
L’ampia gamma di ambiti trattati – dalla pubblica amministrazione alla letteratura alle le arti, passando per il contributo della psicologia – suggerisce un approccio multidisciplinare alle tematiche affrontate, all’insegna di un dialogo e di uno scambio di idee ricco e variegato. Dalla relazione di Lizia Dagostino traspare molto nitidamente l’importanza della diversità di prospettive di analisi e il valore delle parole e delle esperienze delle donne in contesti in cui tali voci, spesso, sono svalutate o addirittura negate. “Abbiamo fretta di essere libere/i e, per questo, senza perderci di vista, talvolta, rallentiamo, ci fermiamo, ci aspettiamo perché ci importa del prossimo. Vegliamo su ogni persona in cammino, con i suoi tempi e con le sue possibilità di apprendimento”, conclude Dagostino.
Un’esortazione ad impegnarci tutti per un cambiamento profondo, con la pazienza e l’attesa che sole possano rendere conto della complessità dei processi di trasformazione sociale. Tra i tanti e lodevoli meriti di questo Convegno, dunque, l’aver fornito uno spazio aperto per la discussione, il confronto e la riflessione su temi centrali che pertengono la crescita individuale e collettiva, la diversità. Ridando valore e importanza alle voci femminili presenti nei vari ambiti della nostra società.