Nella religione islamica il sufismo indica una disciplina rivolta al perfezionamento interiore. Un sistema attraverso cui realizzare l’approfondimento di contenuti religiosi, al fine di preservare la comunità dal rischio di un irrigidimento della fede e di un letteralismo arido e legalistico. E’ in tale contesto che s’inserisce la produzione artistica di Ozgur Baba, voce storica della poesia sufi, che nel suo primo concerto in Italia si è esibito a Bitonto accompagnato dalla sua cura, antico strumento a corda risalente all’impero ottomano.
Palcoscenico originale di tale performance il Sancti Nicolai Convivium, l’antico ospedale dei pellegrini, nel cuore del centro storico, illuminato, per l’occasione, esclusivamente da candele. Una scenografia davvero suggestiva che ha permesso al pubblico di apprezzare appieno l’esibizione di Özgür Baba, seduto in terra con la sua cura, immerso in un’atmosfera che riecheggia quella dei villaggi della Turchia, da cui l’artista proviene, e in cui spesso si assiste alla realizzazione di pratiche che collegano o ricollegano l’uomo agli elementi originari e alla natura. Un’esperienza singolare per quanti hanno assistito al concerto, concentrati unicamente sul presente, tralasciando e dimenticando tutto ciò che era al difuori dello spazio destinato allo spettacolo.
La produzione di Ozgur Baba collega secoli di tradizione sufi alla cultura mistica, armonizzando lo spirito del verso poetico con la beatitudine della nota musicale. In tale esperienza musicale tutto sembra essere collegato: il canto che riemerge dai suoi stessi versi, la musica in cui memoria ed esperienza si fondono in un’unità armonica. Un risultato che è il frutto della sospensione dei riferimenti temporali, dati dal mancato utilizzo della luce artificiale e dalla particolare sensazione di calore e di intimità prodotta dalla fiamma delle candele. Un mix di grande effetto che avvicina in maniera figurata il cantante agli spettatori.
Unico è l’inizio del concerto, poiché a dominare la scena è l’utilizzo esclusivo dello strumento musicale. Un incipit innovativo che permette allo spettatore di avvicinarsi in modo graduale alle varie canzoni, in cui Ozgur unisce in maniera sapiente ed abile la propria voce a quella dello strumento. La coesione di questi due fattori evidenzia quelli che sono gli aspetti fondamentali del sufismo: il ricongiungimento con l’ambiente naturale e con la fede, con ciascuna esibizione che sembra l’invocazione di una entità superiore.
Il recupero delle relazioni umane, della concezione sacra dei luoghi, il rapporto con i paesi e il paesaggio, le arti e i mestieri, elementi presenti anche nella produzione di Ozugar Baba, sono gli obiettivi di Verso Sud, un progetto di arte pubblica e arti performative curato dall’associazione Lavorare stanca. La sezione Si sta come d’autunno del progetto, incentrato quest’anno sul tema Rifioriture, si è svolta dal 24 al 26 novembre tra Corato, Andria e Bitonto.
Nato nel 2015 nella Murgia del nord barese, Verso Sud ha l’obiettivo di costruire nuovi orizzonti relazionali e sociali attraverso la contaminazione di discipline e linguaggi artistici differenti (poesia, letteratura, musica, teatro, arte, installazioni e altro), attività performative site specific, azioni di arte pubblica e progetti educativi multidisciplinari.
Nelle foto il concerto di Ozgur Baba