Una medicina che rinuncia alla cura non è più l’arte del curare

La fine della piccola Indi, come osserva Boscia, presidente dei medici cattolici, deve far riflettere sul ruolo della scienza, non asservita alla legge e alla tecnica

La vicenda della piccola Indi Gregory, con il suo triste epilogo, ha scosso profondamente le coscienze in tutto il mondo. Eppure, appare importante riprendere l’argomento: per evitare di consegnare all’oblio un simile dramma, “consumato” nella narrazione di un giorno, ma soprattutto per analizzare l’accaduto e trarne indicazioni rivolte ad affermare comportamenti corretti, umanamente ed eticamente, ispirati alla difesa della vita e della persona.

Senza appello, ma allo stesso tempo accorato, il giudizio del prof. Filippo Maria Boscia, presidente dell’Associazione medici cattolici italiani: “Una barbara violazione della cultura dell’umano, causata dal prevalere sul valore della vita di tecnicismo e ossessione della spesa. Nemmeno la cittadinanza italiana attribuita alla piccola, affetta da deplezione mitocondriale, le ha consentito di raggiungere il Bambin Gesù a Roma dove tentare qualche intervento di cura. Una lotta impari contro il tempo e il disumano accanimento legislativo, motivato dalla volontà ‘di evitare sofferenze alla piccola’, ha fatto sì che – contro la volontà dei genitori – fosse staccata la spina del macchinario che la teneva in vita. Così Indi si è spenta in un centro specializzato, un hospice, il giorno dopo il ricovero. Considerata come un inutile costo da sostenersi, non una persona”. Priorità invertite. Disumanità legalizzata. Con la sola chance di un’ultima terapia: la somministrazione della morte. Senza neanche la possibilità per i genitori di riportare a casa la bambina, ormai condannata al suo destino.

Da sin. il card. Edoardo Menichelli e il prof. Filippo Boscia

Boscia parla di “ossessione della spesa” e di “barbara violazione della cultura dell’umano”. Le malattie croniche hanno sempre più un costo “evidentemente” insostenibile. Quanta “premura” per evitare sofferenze alla piccola paziente! E dopo Indi, per chi suonerà la campana?

Siamo la società che sceglie, prescrive ed ordina con questa “unità di misura” un nuovo ed efficace Trattamento sanitario obbligatorio: ciò che conta è eliminare il problema e con esso la persona stessa. E’ questa la cultura della promozione della persona?

Il prof. Boscia, nel corso del recente congresso dei medici cattolici all’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti aveva condannato e previsto il triste destino riservato a Indi. E insieme a lui, anche il card. Edoardo Menichelli (di cui abbiamo detto in un precedente articolo), critico su molte scelte operate dai medici. “La giustizia e la pace passano attraverso l’itinerario di un’etica biblica”, aveva detto Menichelli rivolgendosi a questi ultimi. E ancora: “Cari medici voi ubbidite di più all’etica legislativa che non all’etica professionale. Al centro c’è la persona, non le cose. Giustizia e pace passano per l’itinerario di una religione adorativa, non piagnucolosa, che ci chiede di essere grati e ubbidienti alle regole di un ordinato universo, il cui Signore non è l’uomo ma Dio”.

La nostra sanità è divenuta azienda: un’Asl e non un insieme di servizi e cure da destinare alla persona, all’uomo sofferente e in difficoltà. E’ sotto i nostri occhi come, dopo una allegra politica gestionale degli sprechi, per far quadrare i bilanci siano stati operati tagli a investimenti, alla ricerca, agli organici dei medici e degli infermieri, introducendo ticket sempre più pesanti, costringendo tanti pazienti in disagio economico a rinunciare alle cure. E i settantasette giorni medi di attesa per le visite specialistiche, tempi non comprimibili per chi non può permettersi l’alternativa della sanità privata?

Ma la cura del creato significa cura della persona, come ha sottolineato con fervore e passione, nel corso del suo intervento, il prof. Boscia, approfondendo il tema: Ecologia del nascere oggi: tra sostenibilità e violenze nascoste.

“C’è molta autodeterminazione a mettere al mondo dei figli”, osserva Boscia. “Nel mettere al mondo un prodotto del concepimento che dovrebbe avere delle caratteristiche ottimali. Non si accetta più la natura. Ci siamo completamente sconvolti. Forse è l’idea fondante dalla quale partire in questo grande argomento che riguarda le scelte prenatali, perinatali e la riproduzione. Oggi parliamo di riproduzione. Riproduzione è fotocopia. Prima dicevamo procreazione. Già questo è uno sconvolgimento, anche ecologico”.

Boscia ha indicato tre argomenti per mettere in sostenibilità alcuni eventi che oggi sono diventati comunissimi e banalizzati: l’aborto, la qualità del nascere oggi, come nascere oggi. Tre realtà che si sono completamente allontanate dalla natura, “che rifiutano cioè l’evento naturale”.

“Parlando di ecologia, vogliamo aprire una finestra su un destino di vita che non finirà mai di interrogarci – illustra Boscia -perché è quello dell’inizio di un meraviglioso tracciato esistenziale, chiamato ad estrinsecarsi e a manifestarsi nella dimensione del nostro tempo. Ma noi vogliamo dei bambini che siano compatibili con il nostro modo di vedere le cose. E dei bambini che sono portatori di gravi malformazioni fetali, sindromi metaboliche, prematurità, cardiopatie, idrocefalee che ne facciamo?”. Evidentemente “non servono” perché non appartengono a quella filiera riproduttiva ottimale.

Il tribunale inglese ha stabilito e deliberato la morte come miglior interesse per la piccola Indi. E ai genitori che hanno chiesto di poterla riportare a casa perché almeno potesse morire nel letto accanto al loro, ha risposto che sarebbe stato pericoloso per la bambina e poi incombeva il pericolo di una fuga all’estero. Possiamo in questa società così diversa – prosegue il grande luminare – che è diventata paurosamente a-scientifica fare aleggiare pesantemente questi pensieri? Mio padre mi ha insegnato, una volta, che attraverso le tecniche di anatomia patologica si parte dalla morte per arrivare alla vita e per ritornare alla vita!”

“Se noi queste indagini non le cominciamo a svolgere per capire, non stiamo condannando tutti i bambini che nasceranno con la stessa sindrome alla stessa fine?”, si chiede Boscia.

“C’è una tendenza abortigena nel nostro paese. Nella nostra società, nella nostra, diciamo, contemporaneità – prosegue il professore – non solo in Italia ma in tutto il mondo. Una tendenza che trova fondamento nella medicina tecnologica: ma la tecnologia applicata alla medicina secondo questo schema è umana? O serve solo a difendere posizioni scientifiche accreditate che non devono essere assolutamente messe in discussione?”

“Ecco la realtà del pericolo, ecco la realtà della violenza nascosta, ammantata di bene! Pensiamo alle diagnosi prenatale, alle cosiddette diagnosi di suscettibilità che determinano il prosieguo delle gravidanze”, sottolinea il presidente dei medici cattolici.

L’immagine scelta per il convegno dei medici cattolici all’ospedale Miulli sul tema Laudato si’

Se la Chiesa è per la vita, come ha affermato papa Francesco, anche la medicina è per la vita. La medicina del desiderio è una cosa, la medicina dei bisogni un’altra. Come pure medicina dei sani è una cosa, medicina degli ammalati un’altra. Noi siamo per curare e prenderci cura”, riflette Boscia.

In tema di riproduzione medicalmente assistita, il professore parla di madri surrogate e umanità surrogata. “La riduzione dell’utero da casa dono a struttura locativa, sfocia in un nuovo disordine procreativo”, sentenzia.

“I figli sono sempre un dono e una benedizione del Signore. L’Italia purtroppo è un paese che invecchia: speriamo che si possa invertire la tendenza, creando condizioni favorevoli perché i giovani abbiano più fiducia e ritrovino il coraggio e la gioia di diventare genitori”, ha detto recentemente il papa, ricevendo in udienza i membri dell’Associazione otorinolaringologi ospedalieri e della FederazioneMedici pediatrici. “Oggi si preferisce avere più un cagnolino che un figlio”, ha aggiunto. “Il vostro compito è molto limitato ma cresce quello dei veterinari: questo non è un bel segnale!”, le parole sempre fuori testo rivolte ai pediatri. Aggiungendo: “Conservate il sistema sanitario pubblico e non cadete in una medicina solo a pagamento. Una medicina che rinuncia alla cura non è più l’arte del curare. La morte non è l’unica via”.

Perche la morte della piccola Indi possa avere un “senso”.

In alto, il prof. Filippo Boscia, presidente dei medici cattolici italiani