La grande vicenda dell’uomo non è fatta solo di storie precisamente documentate. Nella storia dell’uomo ci sono i fatti storici ma anche le tradizioni, le mentalità, persino molte supposizioni e credenze. Lo storico analizza le vicende ma poi passa in rassegna anche tutto il resto, distinguendo con chiarezza tra ciò che è un fatto realmente accaduto e tutto ciò che ha contribuito a consolidare una certa realtà.
Un insieme variegato e composito, costituito da quelle tradizioni che, seppur non documentate o documentabili, allo stesso tempo sono un tutt’uno con un’era storica o con le radici culturali ed identitarie di un territorio. Insomma, lo “spirito” di un popolo è talvolta circondato da aloni più o meno misteriosi, abbracciando l’antropologia e la sociologia più che la storia propriamente detta.
Tutta questa premessa per dire che anche il nostro territorio – nel caso che vi andiamo a raccontare, la città di Bari – è tutta dentro questa “storia” e queste “storie”. E così, tra leggenda e storia, ecco due importanti anniversari per il 2020. Due momenti che ci danno l’occasione di tornare su figure importanti: San Francesco d’Assisi, Federico II di Svevia e San Nicola. Tre giganti.
Il primo anniversario riguarda in realtà la storia di una leggenda. Il secondo concerne, potremmo dire, più le leggende che una storia. Giochiamo con le parole? Può darsi. Ma ecco i “fatti”. Secondo una veneranda e diffusa tradizione, nel 1220, dunque 800 anni fa, Francesco d’Assisi passò da Bari. Francesco sarebbe giunto in Puglia durante la primavera del 1220, all’età di 38 anni. Come mai in Puglia? Ce lo spiega Michele Loconsole, teologo e storico del Cristianesimo.
“Francesco rientrava nella sua Assisi dopo un pellegrinaggio in Terra Santa dove a Damietta aveva incontrato il sultano Malek al-Kamil, il nipote del più celebre Saladino”, spiega Loconsole. E fin qui ci siamo. Decine sono, infatti, i centri adriatici di Puglia che ricordano il passaggio dell’Alter Christus con colonne votive, sculture, lapidi, conventi e santuari francescani da lui “fondati”. Non tutto è documentato, chiariamo subito. Tradizioni, citazioni, riferimenti.
Ma Bari cosa ha da raccontare in merito? “La nostra città conserva non poche testimonianze -ricorda Loconsole-: appena dopo l’ingresso del Castello normanno-svevo-aragonese troviamo una lapide su cui è descritta la visita del fraticello, ospitato in una stanza del castello da Federico II. A poche decine di metri, poi, nella chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli, possiamo ammirare il campanello di bronzo, lasciato in dono da Francesco alla comunità barese, con cui soleva chiamare i fedeli alla santa messa quotidiana, oggi custodito in una piccola nicchia nel transetto di destra. Ancora, secondo quanto rinvenuto nelle fonti, si dice che san Francesco posò la prima pietra del convento oggi noto come San Francesco alla scarpa, sempre nella città vecchia, il lunedì di Pasqua del 1220, a cui dopo circa un secolo verrà affiancata la chiesa a lui dedicata”.
Su Francesco e Federico anche la curiosa leggenda secondo cui l’imperatore volle sfidare la moralità del futuro santo, facendolo raggiungere da una prostituta del luogo. Ed è questo “l’evento” che forse Bari potrebbe ricordare. L’incontro tra i due grandi. Accaduto, non accaduto? Decisamente più no che sì. Però Bari può allo stesso tempo promuovere il riferimento ad una tradizione “colta” e comunque, a suo modo, documentata. Può celebrare l’ottavo centenario della nascita di questa tradizione leggendaria. I due uomini più grandi del XIII secolo a Bari. Un evento bellissimo e suggestivo. Ecco perché la leggenda ci avrà forse un pochino “marciato”.
E poi, aggiunge Loconsole: “ciò che risulta essere la prova -definiamola così- più suggestiva è la tavola dipinta in stile bizantino che ritrae san Francesco a figura intera, datata, secondo gli studiosi, a pochissimi decenni dopo la morte del mistico umbro. L’immagine è in assoluto tra le più antiche di Francesco, persino del più noto affresco di Cimabue del 1285 circa, sito nella basilica inferiore assisiana. La tavola è oggi conservata nel Museo diocesano di Bitonto ed è stata studiata dai più grandi esperti di iconografia”.
Una tavola ben nota ai bitontini, chiaramente. Un’opera d’arte di enorme importanza storica. Ancora Loconsole: “Che Francesco sia passato o meno dalla nostra regione non lo sa nessuno per certo, ma conoscere la tradizione e magari commemorarla con l’intento di approfondire la figura di Francesco e la storia locale è sempre un bene, per la fede e per la cultura”.
Se poi a Francesco aggiungiamo la possibilità di tornare, con rigidi criteri scientifici, anche sulla figura di Federico II, ecco il grande interesse di una ricorrenza così. Su queste tematiche segnaliamo anche l’agile volume “Franciscus in Terra Barensi”, a firma di Angelo Pascual De Marzo, di recentissima uscita.
Veniamo ora ad un’altra data importante per Bari, più “recente”. Era infatti il 1620 – quattro secoli fa – quando lo studioso gesuita Antonio Beatillo (1570-1642), celebre storico e teologo, diede alle stampe, a Napoli, la sua Historia della vita di S. Nicolò, il nostro san Nicola, seguita poi dalla vita di san Sabino e da resoconti su fatti storici della città di Bari.
A proposito di quest’altro anniversario – chiaramente accertato storicamente – abbiamo sentito l’autorevole parere del padre domenicano Gerardo Cioffari, di origine irpina (Calitri), da decenni a Bari presso la basilica di San Nicola, notissimo e prolifico studioso delle vicende storiche legate al santo di Mira.
“Ottima l’idea di ricordare Beatillo -attacca compiaciuto Cioffari- perchè fu un grande erudito, il primo vero storico della città di Bari e ben presto la fonte principale per i successivi biografi di san Nicola, con traduzioni dei suoi lavori in lingue straniere. Ai suoi tempi la critica storica sulle vite dei santi era ancora agli inizi, per cui non colse gli anacronismi insiti nella tradizionale “Vita” di S. Nicola”.
Beatillo, se ebbe i demeriti di riaccendere l’antica miccia sul principale patronato su Bari da parte di San Nicola o di San Sabino e poi quello di “cedere alla difesa eccessiva delle tradizioni e delle devozioni”, “era dotato di un apparato di fonti straordinario ed è per noi ancora particolarmente prezioso quando parla delle realtà del suo tempo. Citazioni, epigrafi: un grande patrimonio. Inventa qualche dato su san Nicola (ecco perché parlavamo di “leggende di una storia”, ndr) e presenta talvolta qualche imprecisione, tuttavia la sua importanza è strategica per tutto lo studio della Bari della sua epoca e del culto dei baresi per il grande vescovo e santo”.
Due importanti anniversari, allora, per Bari e la Puglia in questo 2020. Diversi tra loro ma entrambi, decisamente, “storici”. La storia è lì e va raccolta, anche criticamente, per farne conoscenza e poi futuro.