Buonasera Corato, kiss me goodnight! L’ha coccolata, stuzzicata e imbambolata a ritmo di jazz e stavolta Corato lo ha baciato davvero in una serata dal sapore natalizio. Non un bacio in sé e per sé ma un afflato d’amore che si rinnova ogniqualvolta artisti di fama nazionale e internazionale con le loro tournée fanno tappa a sud, dando lustro a piccoli-grandi teatri di provincia. Quel sud tanto caro a Roy Paci non solo per le sue origini sicule, di cui va tremendamente fiero, ma anche per l’energica vitalità e per il buon cibo, per il calore e l’ospitalità che ne fanno meta prediletta di tanti volti noti della musica e della televisione.
Proprio l’eclettico trombettista, cantante e produttore discografico, originario di Augusta, ha calcato il palcoscenico del teatro di Corato inaugurando la nuova stagione, organizzata dal comune in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Assieme all’attore marchigiano Matthias Martelli, Roy Paci accompagna il pubblico in un viaggio tra le pagine più belle della canzone italiana, sulle note dell’indimenticabile Fred Buscaglione. S’intitola Fred! il romantico sguardo al passato volto a ripercorrere, a partire dal triste epilogo della sua vicenda umana, la breve epopea del cantante e polistrumentista torinese la cui voce ha segnato gli anni del miracolo economico.
Un timbro possente e passionale, attraverso cui estrinseca la sua ammirazione per il genere femminile e il fascino che ne subisce da seduttore e da sedotto. Fred, un viveur che ammicca alla cultura afroamericana dello swing e del blues di Louis Armstrong e Benny Goodman così avversata dai regimi totalitari ma largamente diffusa nei club underground. Fred importa quei ritmi suadenti e con la sua propensione all’improvvisazione catalizza la capacità di ascolto e invita ad esprimersi in frenetici passi di danza.
Nei suoi show si atteggia da vanitoso latin lover dedito ad incontri galanti e notti lascive, sebbene nasconda l’animo di un fragile bohémien. Lo confermano i primi studi di violino, ancora ragazzo, al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, poi abbandonato per le difficoltà economiche della famiglia. Quel violino, chiamato ironicamente per la sua forma “merluzzo”, che Fred non dimenticherà mai affiancandolo al suono del contrabbasso, del pianoforte e della tromba, riuniti in una melodia capace di edulcorare gli orrori della seconda guerra mondiale.
Eh sì, la chiamata alle armi e la destinazione in Sardegna non gli impediscono di continuare a fare musica: si mette in luce organizzando spettacoli per le truppe fino a quando, dopo essere stato imprigionato dagli ameericani, sperimenta nuove sonorità con il suo gruppo musicale Asternovas. Poi il sodalizio più prolifico, quello che imprimerà una svolta decisiva nella carriera di Fred. Con Leo Chiosso si conosce per caso ma tra i due s’instaura un’intesa proficua e duratura: allo studente di giurisprudenza, appassionato lettore di gialli bastano un fatto di cronaca, una bella donna, un sigaro e un whisky per comporre una canzone che Fred dovrà reinterpretare nei suoi show.
Da quell’unione nascono capolavori senza tempo, conosciuti e ascoltati in tutto il paese, nel corso di spettacoli dal vivo o sui trentatré giri, come Che Bambola!, Teresa, non sparare!, Eri Piccola Così, Porfirio Villarosa, Buonasera signorina, Guarda che luna, Il dritto di Chicago, Love in Portofino e tanti altri ancora. Seguendo le orme del grande Fred, nella nuova produzione registica di Arturo Brachetti, Roy Paci calca il palcoscenico con sicurezza riproponendo gli indimenticabili successi del cantante torinese in un originale remix di prosa, musica e qualche reminiscenza siciliana, dove il filo narrativo tenuto con destrezza dall’esuberante comicità di Matthias Martelli si interrompe per lasciar spazio alla voce nerboruta di Roy che da vero gangster si atteggia con un doppiopetto gessato e scarpe lucide bianche e nere, un cappello a falda larga, capelli impomatati di gel e due baffetti birbanti.
Ma c’è ben altro rispetto all’istrionico personaggio che negli anni ’60 con i suoi brani invitava a scatenarsi a ritmo di jazz. Quell’elegante rubacuori che ammalia e conquista grazie alla sua voce si riscopre innamorato di una donna lontana anni luce dalla cultura occidentale. È Fatima Robin’s, l’acrobata maghrebina conosciuta nello stesso locale in cui Fred è solito esibirsi. Costui, dopo un corteggiamento serrato e l’opposizione del padre della giovane atleta, riesce a farla sua organizzando una romantica fuga d’amore. I due convolano a nozze ma il loro rapporto si rivela burrascoso e si conclude alla fine del ’59 con un divorzio. Per Fred è una separazione dolorosa: è malinconico, introverso, una sofferenza che trascina con sé anche nei suoi spettacoli. Da seduttore a sedotto, da spavaldo conquistatore ad amante abbandonato.
La triste vicenda coniugale fa da preludio al tragico incidente stradale, avvenuto a Roma solo qualche mese dopo, all’alba del 3 febbraio 1960, nel quale Fred rimane coinvolto mentre si trova a bordo della sua rutilante Ford Thunderbird finita contro un camion. “Cosa ci fanno un carabiniere, un metronotte e un cantante su un autobus?“, domanda insistentemente Matthias Martelli al pubblico. E la risposta è racchiusa nella gestualità di chi va in scena e nel silenzio assordante che segue al rumore dell’auto in panne, al corpo esanime di Fred caricato su un autobus per la disperata e vana corsa in ospedale.
E pensare che qualche settimana prima il cantante aveva dichiarato in un’intervista: “prima che la gente mi volti le spalle, Fred il duro sparirà, e io tornerò a essere solo Ferdinando Buscaglione“. L’intensità delle luci sfuma in fiochi bagliori e Roy Paci con la sua tromba strimpella la canzone più bella di Fred, quella forse che nel corso degli anni ha guadagnato maggiore successo secondo il giudizio della critica. Questa volta, però, non segue pedissequamente il brano salutando un avvenente signorina affacciato sul golfo di Napoli ma, abbracciando in lontananza la città che lo ha accolto, si congeda così: “Buonasera Corato, kiss me goodnight!”
Nelle foto, alcuni momenti dello spettacolo in scena la teatro di Corato