In questo momento storico, delicato come non mai, è impossibile prescindere da un confronto sui temi relativi al green e alla salvaguardia della biodiversità. L’Italia si sta mettendo al passo di molte nazioni non solo europee, conseguendo risultati che non mancano di sorprendere, con un ulteriore miglioramento registrato durante i due anni di pandemia. Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, gli investimenti green produrranno grandi vantaggi sul piano economico: “Il primo riguarda i costi evitati dell’inquinamento e di altri impatti ambientali; il secondo la capacità delle scelte green di attivare, con investimenti pubblici, effetti moltiplicatori anche di quelli privati; il terzo vantaggio sta nella capacità di utilizzare e promuovere innovazione, diffusione di buone pratiche e buone tecniche”.
È sulla scia di questo impegno che molte regioni hanno deciso di rilanciare il proprio territorio e coinvolgere produttori impegnati nell’innovazione verde, al fine di mettersi in carreggiata ed essere al passo con altre realtà. La Puglia si inserisce splendidamente in questa scia, con un progetto importante che riguarda proprio le produzioni agroalimentari. I comuni di Bitonto e Ruvo di Puglia, insieme ad altri centri della Puglia centrale, coinvolgono amministrazioni locali e produttori biologici, al fine di dare il giusto risalto al Biodistretto delle Lame, uno dei sette dedicati al cibo riconosciuti dalla Regione Puglia.
Il progetto intende mettere insieme le diverse amministrazioni comunali, le aziende locali e nazionali, nonché tutte le cooperative, associazioni culturali e consorzi, senza tralasciare professori ed esperti (reclutati dalle università puglies), come spiega il neoassessore bitontino all’agricoltura, Francesco Brandi. “Si tratta di una valida occasione per affidare a un’unica cabina di regia il coordinamento delle iniziative che nell’area murgiana nord-barese, naturalmente vocata a un’agricoltura rispettosa della natura e attenta a una gestione oculata e sostenibile delle risorse, si possono mettere in campo con la collaborazione tra pubblico e privato. Per puntare con decisione sulle produzioni biologiche nella prospettiva di incrementare l’ecosostenibilità del nostro comparto agricolo e agroalimentare”.
Lo scopo non può che essere, quindi, convogliare tutte le energie in un progetto unico, in modo da creare le occasioni per valorizzare le produzioni agricole locali e non, e promuovere un maggior rispetto dell’ambiente murgiano. Favorendo una riduzione dei costi e una miglior qualità della vita degli abitanti, che risentono dell’inquinamento e degli effetti disastrosi che un approccio non ecosostenibile può avere sul clima. In passato le caratteristiche uniche del territorio e del clima della Puglia, con inverni miti ed estati calde e secche, hanno attirato grandi imprese della filiera agroalimentare, nazionali e internazionali (Gruppo Amadori, Bonomelli e Barilla) che in realtà non hanno portato reali vantaggi al territorio.
Il progetto promosso dai due comuni pugliesi mira ad una rivitalizzazione del territorio e ad uno sviluppo più consapevole, nonché ad una riappropriazione di questo spazio “culturale”. “Una prima iniziativa potrebbe riguardare la presenza alla prossima edizione della Fiera del Levante delle nostre produzioni biologiche, riunite sotto il marchio del Biodistretto delle Lame. Iniziativa promozionale importante, realizzabile con il sostegno organizzativo e finanziario delle amministrazioni comunali interessate”, aggiunge l’assessore. Al dibattito sul tema svoltosi al Comune di Bitonto, hanno partecipato Mariano Fracchiolla, presidente e coordinatore del comitato delle competenze del Biodistretto delle Lame, Luciana Di Bisceglie, assessora alle Attività produttive del Comune di Ruvo di Puglia, Michelangelo De Palma, assessore all’Agricoltura del Comune di Terlizzi e Concetta Bucci, assessora alle Attività produttive del Comune di Corato. In rappresentanza del comune di Bitonto, oltre all’assessore all’Agricoltura, Francesco Brandi, il sindaco Francesco Paolo Ricci, e il funzionario responsabile del Servizio per il territorio, Giampiero Di Lella.
“Il rilancio del comparto agricolo e agroalimentare – osserva il sindaco Ricci – deve passare per la condivisione e l’impegno comune di tutti gli attori, pubblici e privati, chiamati a contribuire, ognuno secondo le proprie possibilità, alla conoscenza e alla valorizzazione della storia, della cultura e delle tradizioni di un’area naturalmente vocata a ricavare il meglio da una terra meravigliosa, che merita il massimo rispetto, rappresentando davvero la nostra risorsa più preziosa, da salvaguardare e tutelare a garanzia del nostro futuro”. Si tratta di un importante punto di partenza, che potrà garantire risultati fondamentali per l’intera Puglia. Ruvo, inoltre, è tra i firmatari del “patto dei sindaci”, un progetto sostanzioso che mostra il grande impegno del comune in ambito ambientale.
Per il 2050, come illustrato dal Patto, firmato nel 2022, il Comune di Ruvo di Puglia s’impegna a ridurre le emissioni climalteranti sul proprio territorio almeno del 40% entro il 2030 e a raggiungere nel 2050 la condizione di neutralità climatica. La firma del progetto e l’adesione a questo progetto di valorizzazione e salvaguardia della biodiversità mostra l’interesse da parte del paese a nord di Bari nei confronti dell’emergenza climatica, come enunciato dello stesso sindaco Pasquale Roberto Chieco: “Tale situazione è sotto i nostri occhi ogni giorno in tutta la sua gravità, cos’altro deve accadere per arrivare a una reale mobilitazione collettiva in difesa del nostro pianeta? La comunità deve impegnarsi per quanto possibile in difesa del territorio e agire in nome della sostenibilità ambientale. Anche il viaggio più lungo inizia dal primo passo: se non ci porremo obiettivi ambiziosi difficilmente riusciremo a ottenere risultati rilevanti”.
E proprio perché “nessuno si salva da solo”, come recitava il titolo di quel famoso romanzo di Margaret Mazzantini, la cooperazione di tante realtà diverse è il solo modo di salvaguardare la bellezza e la ricchezza del territorio nonché di potenziare le realtà locali. Il biodistretto delle Lame, il cui progetto risale al 2019, è nato con il compito primario di promuovere l’agricoltura biologica, diffondere buone pratiche rurali, ambientali e sociali, tutelare i saperi locali, la biodiversità, sviluppare l’ecoturismo culturale e gastronomico attraverso la diffusione di un modello partecipativo atto al rispetto del luogo. Dopo lo stop dovuto all’emergenza sanitaria, è necessario armarsi e avanzare la prima fondamentale mossa in questa complessa partita a scacchi contro i cambiamenti climatici. E in tale impegnativa battaglia, è fondamentare partire dal piccolo, dal proprio territorio, perché si producano importanti risultati anche a livello regionale e nazionale.