Alza al cielo il suo ennesimo “trofeo”, sciogliendosi in un sorriso garbato e affettuoso e confermandosi autentico principe della grande tradizione del teatro italiano. Si chiude così la lectio magistralis sul glorioso palcoscenico del Teatro Traetta di Bitonto. Protagonista della serata, Michele Mirabella, il noto artista, scrittore e regista nonchè conduttore televisivo di Elisir, programma cult di mamma Rai, che riceve il Premio alla Carriera Teatrale del Teatro Pubblico Pugliese, conferito dalla giuria presieduta dal critico teatrale Pasquale Bellini.
Istituito dal Consorzio per le Arti e per la Cultura d’intesa con la Regione Puglia, il riconoscimento, alla sua prima edizione, è assegnato a personalità pugliesi che abbiano dato un significativo contributo al valore dell’attività teatrale e che si siano distinte per la loro professionalità, contribuendo allo sviluppo della cultura della Puglia e in Puglia.
“È la prima volta che conferiamo questo premio. Davanti alla qualità delle candidature che abbiamo ricevuto, d’intesa con tutta la giuria – spiega il presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Giuseppe D’Urso – abbiamo scelto di assegnare questo titolo ex-aequo a Carlo Formigoni e Michele Mirabella che hanno lasciato, e continuano a lasciare, impronte importanti sul territorio pugliese, seminando anche nascite di iniziative e progetti teatrali”.
“Sebbene anche questo sia stato un anno molto difficile, perché abbiamo avuto quasi due anni di pausa, il Teatro pubblico pugliese continua a godere di ottima salute. La nostra è una sfida a lanciare il cuore oltre l’ostacolo”, prosegue D’urso, accennando alle nuove produzioni e alla volontà di continuare a portare il teatro nei piccoli comuni e nelle zone periferiche delle grandi città.
“In particolare, questo premio va a Michele Mirabella per la sua grandissima opera di produzione, scrittura e formazione teatrale svolta negli anni, che ha contribuito in modo eccezionale alla crescita culturale della regione e alla sua valorizzazione”, spiega il direttore del TPP.
Bitontino, classe 1943, Michele Mirabella è stato candidato al premio dal Comune di Bitonto, come ha ricordato il sindaco Michele Abbaticchio “per la sua poliedricità di uomo e di artista, autenticamente pugliese, che sempre ha rivendicato le sue origini e la sua passione per il teatro, suo primo maestro di vita, e per aver voluto la rinascita del teatro a Bitonto, dopo lunghi anni di abbandono”, divenendone per alcune stagioni il direttore artistico e svolgendo tuttora il ruolo di consulente per le scelte culturali e teatrali della città.
Sin dagli anni sessanta Mirabella, a Bari, è, come ricorda Pasquale Bellini, “il regista” per antonomasia. Nella sua carriera ha collaborato e diretto non solo i più grandi nomi del teatro, della lirica (clicca qui) e della televisione ma anche i più noti attori e registi pugliesi degli ultimi quarant’anni, coinvolgendoli nelle produzioni teatrali e televisive nazionali; per non dire di come abbia impreziosito con la sua presenza tante produzioni teatrali e liriche nei grandi teatri pugliesi.
Ma qual è il senso del fare regia sul palcoscenico? “Non ho mai pensato di fare altri lavori in vita mia, ho sempre avuto una passione assoluta per il teatro. Ho imparato a fare il regista sentendo maltrattare le poesie che si recitavano a scuola e avvertendo la necessità di risarcire quei testi e i loro autori”, confessa Mirabella. Ma abbiamo ancora bisogno oggi di una regia teatrale? gli chiede sardonico Pasquale Bellini, amico sin dagli anni delle esperienze giovanili al Centro Universitario Teatrale di Bari. “La regia è l’armonizzazione di un testo nella cupidigia ermeneutica del lettore; la resa che gli attori danno al pubblico, dunque, deve avere una sua coerenza interna. I critici o gli spettatori possono anche giudicarla arbitraria. Francamente detesto i trasferimenti cronologici e non sopporto, ad esempio, la Traviata che muore di eroina e non da eroina”, risponde Mirabella.
Come si colloca, quindi, sul palcoscenico questa figura a metà strada tra l’autore e l’attore? “Il regista non ha il dovere di essere l’esegeta dell’opera dell’autore, il quale – va da sé – è capace di pensare e scrivere il testo. La regia è un rapporto dialettico, è capire e aiutare l’interprete ad interpretare. Mi chiedo: come può assumersi la regia poniamo di Cechov chi non conosce bene la storia della Russia? Assieme a Renzo Arbore abbiamo portato in scena spettacoli indimenticabili fondati su un’idea registica, penso ai varietà in cui l’intero allestimento aveva una sua coerenza interna”, chiarisce Mirabella.
Formatosi presso la scuola di Franco Enriquez, di cui diviene aiuto-regista lavorando alla messinscena del Macbeth di Shakespeare, Mirabella lavora per un breve periodo al fianco di Strehler, giungendo, infine, a dirigere maestri della scena del calibro di Glauco Mari e Valeria Moricone.
In Puglia stringe una lunga e consolidata attività di collaborazione con gli attori più bravi e intraprendenti, da Nietta Tempesta e Mario Mancini a Nicola Tabascio e Mariano Leone sino a Carmela Vincenti, presente in teatro a Bitonto, con cui Mirabella ricorda le oltre 4000 repliche in tutto il mondo di Iarche Vasce, capolavoro della baresità a teatro di Vito Maurogiovanni, di cui lo stesso Mirabella cura la regia.
La lectio magistralis prosegue portando all’attenzione del pubblico alcuni esempi di lettura e allestimento in maniera registica, attingendo ad alcuni classici della produzione letteraria più blasonata: il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare di Dante Alighieri contenuto nel XXVI capitolo della Vita nuova e la celebre battuta di Flavio “Andate, andate, o probi cittadini (Go, go, good countryman) tratto dal Giulio Cesare (Atto I, Scena I) di William Shakespeare . “Ho sempre pensato che i libri non solo vadano letti ma che di loro vada data testimonianza, soprattutto se si tratta di letteratura e di drammaturgia. Ritengo inoltre che la parola sia stata messa per iscritto non solo affinché venga letta e pronunciata ma, soprattutto, perché sia tramandata”, precisa il regista.
E come sempre, nella scia di un consolidato rapporto di stima e affetto col suo pubblico, fatto di simpatia e complicità, Mirabella non può esimersi dal riproporre alcuni esilaranti aneddoti di una carriera lunghissima e piena di incontri indimenticabili. Come quando, giovanissimo spettatore alle prove di una commedia di Eduardo De Filippo al Petruzzelli, viene raggiunto all’improvviso in fondo alla platea dallo stesso Edoardo che, lungi dal contestargli la presenza in teatro, gli chiede: “Ma tu che sei qui da giorni, ti ricordi da quale parte del palcoscenico entra l’attore che oggi non è presente alle prove?”, ovviamente nella tipica cadenza napoletana del maestro, con Mirabella che passa dal terrore di essere stato scoperto alla felicità e alle risate di una straordinaria “trovata scenica” di Edoardo.
“Non mi aspettavo tanto calore da parte della gente che mi ha accolto con immenso affetto in questo ‘mio’ teatro. Credo che questo riconoscimento, più che una tappa conclusiva sia un punto di ripartenza per realizzare un altro mio sogno: far diventare questo un teatro nazionale di produzione”, commenta entusiasta Mirabella congedandosi dal suo meraviglioso pubblico.
Nella foto in alto, Michele Mirabella con l’artistico trofeo che simboleggia il Premio alla carriera del Teatro Pubblico Pugliese