Il “cuore” di Traetta nel libro di Tullio

Sullo sfondo dei tempi e della cultura di cui fu espressione, "Il destino nelle note" è il fascinoso racconto dell'arte e della vita del celebre compositore bitontino

È stato bello e culturalmente stimolante collaborare con l’amico Luigi Tullio in questa felice operazione editoriale. Entusiasmo per la ricerca e creatività narrativa contraddistinguono questo suo lavoro: dimensione di studio e di passione, di approfondimento e di fantasia. Ed ecco il Traetta di Luigi. I Traetta, in realtà: Tommaso ma anche Filippo, suo figlio. Bitontino residente da qualche anno in piena Ciociaria, Luigi è tornato nella sua città, come già spesso, fisicamente, è solito fare. Con Traetta, in Traetta, per lui anche un ritorno di pensiero ed emotivo insieme.

Nasce così questo libro, un romanzo, Il destino nelle note, Progedit editore. Un’opera che molto deve alle conoscenze del suo autore sul percorso di vita e di ricerca musicale di Traetta, tutti aspetti che tornano in pagine vive, vibranti, che si fanno leggere col piacere della scoperta. Il resoconto è così prettamente umano, in un libro che oscilla tra quelle stesse conoscenze sul celebre musicista bitontino ed una fervida capacità affabulatoria, certo legata a quelle stesse vicende, note a chi Traetta conosce, a chi Traetta già da tempo indaga.

La vita del sommo compositore è così raccontata col filtro dell’inventiva diegetica. E par di vederlo, di sentirlo, il grande Tommaso: anche questa una scelta indovinata, giacché capita spesso, a certi lettori, di immaginare i personaggi della storia e dell’arte del passato quasi come ‘attori’ senza emozioni, consegnati cioè alla storia stessa ma per noi da ‘leggere’ asetticamente. Luigi ci porta al cuore di Traetta e ci porta anche nel cuore della sua faccenda umana. Il tutto in piena aderenza al portato dinamico della storia stessa, che è nel movimento e che vive in una pluralità di casi, affari, frammenti, situazioni.

La storia è la storia degli uomini, sembra dirci Luigi. E gli uomini vivono, pensano, provano emozioni. Così il suo Traetta, in un tracciato in cui l’autore è riuscito a delineare con arguzia, creatività e sensibilità immagini interpretative attorno, principalmente, alle emozioni dell’umano. Luigi Tullio ci consegna, appunto nella loro umanità, alcuni grandi protagonisti della cultura del XVIII secolo. E poi i fatti, gli avvenimenti. Tommaso Traetta da Bitonto, suo figlio Filippo, le grandi corti dell’epoca, le piccole corti -al di là del gioco di parole- dove tutto nacque, i dirompenti accadimenti di quei tempi. I fatti storici, le loro ripercussioni ma anche il sorgere dei movimenti culturali: tutto è reso e a noi donato raccontando il momento preciso in cui quel qualcosa accadde.

Questo momento è anche il momento della cultura, il suo attimo primigenio, quello della creazione, dello slancio vibrante, capace di originare l’atto. Tornare a quell’attimo è operazione di estrema importanza e lucidità, persino al di là della mera scelta di metodo, tra l’altro in un libro che, a parer nostro, non è propriamente un ‘romanzo storico’, piuttosto la sintesi fra due rilievi biografici, felicemente rielaborati. E così, le pagine del racconto del Tommaso Traetta uomo, ancor di più, squadernano il Traetta compositore. L’atmosfera resta dunque lucida, senza cedimenti retorici. Emerge invece la scrittura nitidamente realistica di Tullio, abile nel conferire dignità quasi filmica a quel che accade nella trama perché accadde nella storia.

Tommaso Traetta in un’opera inedita del maestro Vito Cotugno

Sembra di esser lì, di vivere una scena viva, oppure di assistere a schegge teatrali assolutamente catturanti. Questo avviene non solo nelle sequenze specificatamente legate agli eventi privati ma anche quando, come accennato, si vuole raccontare un’epoca artistica, all’interno di un clima culturale e politico: la Bitonto del ‘700, il Mezzogiorno in quello stesso secolo e poi le scuole musicali, gli stili, le suggestioni. Sono tanti i temi non elusi dalla ‘storia’ di Tullio. Si pensi anche ad argomenti ancora oggi discussi. Bitonto e Traetta, ad esempio, con l’ineludibile questione dell’arrivo delle spoglie del musicista a Bitonto da Venezia nel 1980.

Personalmente, ho più volte pensato a quell’atto come, essenzialmente, ad un atto d’amore, conoscendo ed avendo avuto l’onore di conoscere direttamente qualcuno degli interpreti ed autori di quel gesto. Un atto d’amore può contemplare, chissà, anche qualche passione di troppo. E però Traetta è tra noi. Bitonto non dimentica il suo grande artista, lo dimostrano i tanti eventi in suo nome, lo dimostra la (a suo tempo anche discussa) intitolazione a lui del teatro cittadino, già Umberto e già anche altro.

Il luogo dove egli riposa, nella cripta del tempio bitontino, in cattedrale, sorprende e suscita anche qualche interrogativo, a partire dalla sua silente e discreta presenza. Ma questo è: una presenza, non solo la pietra di un pur legittimo orgoglio civico, anche perché quell’orgoglio, pur come si è detto passionale, ha di sicuro evitato alla radice le ostentazioni tronfie, eleggendo atmosfere più raccolte ma mai confinate o delimitate. Il genio di Traetta si caratterizza per la continua emanazione di profluvie di stimoli: esse arrivano ai musicisti, agli appassionati di ogni dove, ai cittadini.

Ora anche agli scrittori, in un libro, quello di Luigi Tullio, in cui emerge un uomo che, in quanto per noi ancora un pochino misterioso (il vero volto di Traetta resta quasi un enigma), ci piace immaginare come sicuramente fu e come l’autore lo ha benissimo raccontato: un amante del suo lavoro, un entusiasta, un intellettuale che ha scelto ed impresso il suo cammino, che ha segnato un passaggio. Un uomo del suo tempo, ma dalla non comune genialità: un uomo libero.