“Occhi che si alzano al cielo e guardano dovrebbero incontrare orizzonti. Invece scoprono e inciampano in confini”. È tutto in questo passaggio il bel volume Oltre i muri. Quando i confini diventano orizzonti, edizioni Progedit, della bitontina Lara Carbonara, giornalista, laureata in Scienze della comunicazione e dottore di ricerca in Teoria del linguaggio e Scienze dei segni. Esperta d’arte, per i tipi della stessa casa editrice ha già scritto, nel 2017, Erranze senza ritorni. Su diaspore, mari e migrazioni. Al suo attivo anche alcune pubblicazioni per l’infanzia.
In realtà, lo stesso Oltre i muri. Quando i confini diventano orizzonti ha un taglio utile alla lettura dei ragazzi e dei giovani studenti, figurando non a caso tra i tipi di una casa editrice particolarmente attiva nel campo. Il libro è un cammino attraverso storie, luoghi, messaggi, immagini. Un viaggio in cui al centro di tutto c’è l’idea del muro come sistema mentale, culturale e, solo dopo, logistico e fisico. Il muro come esito violento di frammentazione e difficile divisione. Se il confine, in realtà, sotto l’aspetto meramente geografico, accomuna due apparentemente diverse frange territoriali, arrivano poi spesso la storia e la politica -e con esse la cultura e le culture- a porre divisioni, a stabilire i “limiti”, a erigere “muri”.
Un argomento spigoloso, magari persino in alcuni punti opinabile, giacché, se è vero che le identità portano oggettive demarcazioni e fratture, è anche vero che le differenze, laddove vissute pacificamente, sono fonte di ricchezza e cultura, nel senso non tanto etnico-sociologico quanto in quello di catalizzatore di produttività linguistica, artistica, architettonica, letteraria. Ma l’ottica del testo, naturalmente, resta più che giustificata e probata da tanti fattori. Lara Carbonara ci accompagna lungo un tragitto attraverso scenari di dolorosa e cruenta divisione, spazi noti alla stessa storia ed in alcuni casi, anche e ancora, alla cronaca dei nostri tempi. Lo stile dell’autrice è sapientemente leggero, immaginifico e ispirato, senza eccessi affabulatori, magari fuorvianti. No, c’è il luogo che racconta.
C’è un muro che segna. E c’è un modo sapiente di penetrare dentro le maglie più nascoste e spinose della storia. Un bambino seduto di fronte al finestrino, durante un suo lungo viaggio in treno, vede e vive queste realtà di dolore. La narratrice spiega, illustra le ragioni profonde di queste divisioni con informazioni riuscite nell’ottimo sforzo sintetico. Il treno corre attraverso scenari segnati dai conflitti, dagli egoismi. E dai muri. “Qual è la patria da abitare? Chi dice quale terra dobbiamo calpestare? Quali muri dovrà erigere l’uomo per sentirsi al sicuro dall’altro uomo?”. Queste le domande del libro di Lara Carbonara. Un libro snello, segnato anche da illustrazioni efficaci, quasi tutte con una striscia al centro, linea di distruzione, linea di dolore. Dopotutto, anche il confine è una linea. Così anche il muro.
E il viaggio, intanto, continua. Ecco allora l’antica muraglia cinese, il famoso parallelo coreano, la questione del Kashmir, la famigerata striscia di Gaza, i muri di Baghdad, i conflitti nei Balcani, le problematiche di Cipro, le “spagnole” Ceuta e Melilla in Marocco, il muro marocchino nel deserto del Sahara, quello brasiliano antifavelas a Rio, infine quello arcinoto americano contro gli arrivi dal Messico. Realtà che l’autrice, con acute e mirate didascalie interne al suo stesso discorso, squaderna all’attenzione del lettore. L’uomo occupa, s’impadronisce delle terre e dei territori, poi divide e fa le guerre.
“Le bandierine conficcate sulla cartina geografica hanno piantato i pali”, leggiamo nel libro. Uno scritto che non poteva eludere il grande problema dei nostri tempi, l’emergenza delle emergenze, prima del maledetto Coronavirus, s’intende: le migrazioni verso l’Europa di masse umane dall’Africa e dall’Oriente. Perché, la storia lo sa bene, il mare da sempre è stato ponte ed è stato “muro”. Un linguaggio sobrio, quello della Carbonara, che dice verità quasi narrando, con sicura levità ma parlando di storie serie e relativi racconti, dunque, altrettanto seri e tragici, drammatici. Un libro che si legge in pochissimo tempo ma che fa riflettere ben oltre.