Il mob più glamour dell’estate è trash!

In occasione dell'approdo a Monopoli di Goletta Verde, i volontari di Legambiente inscenano una "divertente" protesta contro l'abbandono dei rifiuti sulle spiagge

Puntuale come tutti gli anni, Goletta Verde, la storica imbarcazione che naviga lungo i mari dellla penisola, è giunta in Puglia per promuovere la cultura del rispetto del mare e difenderne la purezza contro ogni tentativo di aggressione: dagli scarichi abusivi alla contaminazione dei materiali plastici. A Monopoli, dove Goletta Verde ha gettato l’ancora, Legambiente ha rilanciato la campagna Usa e getta? No, grazie, racchiusa, quest’anno nello slogan, Esagera solo nelle tue passioni.

Uno slogan che mira a risvegliare le coscienze sull’impatto disastroso dei prodotti monouso in plastica sull’ambiente e, in particolare, sul mare. Una valanga di oggetti, realizzati e distribuiti per essere utilizzati soltanto una volta e per finire nella spazzatura o, come sempre più spesso accade, destinati all’abbandono nelle campagne o sulle spiagge o direttamente in mare. Colpa di un sistema di raccolta dei rifiuti insufficiente e della mancanza di una radicata coscienza ambientale nei cittadini.

Goletta Verde Monopoli

Lido Marina Grande, sulle coste di Monopoli, è stato il teatro di un coinvolgente happening dei volontari di Legambiente, protagonisti di un trash mob con stoviglie giganti, finalizzato a far riflettere cittadini e turisti sulle proprie scelte di consumo. Un modo originale e, se possibile, “divertente” per portare all’attenzione dell’opinione pubblica la gravità di un fenomeno così esteso e grave come quello del marine litter, i rifiuti abbandonati in mare, causa di una delle emergenze ambientali più gravi al mondo.

La campagna #Usaegettanograzie punta anche a sviluppare l’utilizzo dell’acqua di rubinetto, una scelta incoraggiata da Legambiente attraverso la distribuzione di una speciale bottiglia in vetro (realizzata da Assovetro e disponibile online su www.usaegettanograzie.it) ai bagnanti in cambio di una bottiglietta di plastica da cestinare.

La necessità improrogabile di imprimere una svolta radicale nell’utilizzo di prodotti monouso è testimoniata da alcuni dati davvero allarmanti: solo nel 2018 i volontari di Legambiente, ripulendo più di 600 spiagge italiane, hanno rimosso una montagna di rifiuti: 200.000 tappi e bottiglie, più di 100.000 cotton fioc e circa 62.000 tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica. Sono più di 10mila le bottiglie e contenitori di plastica per bevande, inclusi i tappi (e anelli) censiti sulle spiagge monitorate dai volontari di Legambiente; l’11,7% di tutti i rifiuti conteggiati. Vale a dire 11 ogni 10 metri, un’incidenza più elevata di qualunque altro tipo di rifiuto. Ogni cento metri, inoltre, si trovano in media 72 bastoncini cotonati per la pulizia delle orecchie (in plastica), da quest’anno  fuorilegge, grazie alla denuncia e alla pressione di Legambiente con la campagna informativa #Norifiutinelwc.

Un’iniziativa che ha anticipato il divieto di commercializzazione di questi prodotti contenuto nella recente direttiva europea, così come accaduto per gli shopper in plastica (l’Italia è stato il primo Paese in Europa ad aderire alla disciplina comunitaria), facendo registrare una diminuzione del 55% di buste di plastica dal 2013 a oggi.

L’ultima indagine Beach litter 2019 di Legambiente rivela che su 93 litorali si incrociano ben 10 rifiuti ad ogni passo. Per l’81% si tratta di oggetti di plastica, in prevalenza monouso come bottiglie, stoviglie, cannucce e buste. Ogni cento metri di spiaggia, si trovano 45 bottiglie e 34 stoviglie di plastica (piatti, bicchieri, posate e cannucce).

“Non è un caso che la recente direttiva europea sul monouso di plastica prenda in esame proprio i 10 rifiuti, a cui aggiungere le reti da pesca, più diffusi sulle spiagge europee per imporre agli stati membri entro il 2021 misure di prevenzione, dai bandi ai target di riduzione, per arginare un problema di portata globale come il marine litter. Direttiva che l’Italia non ha ancora recepito, nonostante a livello normativo su questi temi il nostro paese si sia sempre distinto in positivo. Ecco perché occorre alzare l’asticella con obiettivi e target di riduzione ancora più ambiziosi, approvando tra l’altro anche la norma sul fishing for litter per permettere ai pescatori di tutta Italia di fare gli spazzini del mare”, spiega Mattia Lolli, portavoce di Goletta Verde.

Secondo gli ultimi dati forniti da Legambiente Puglia, con riferimento alla campagna Beach Litter, l’80% dei rifiuti lasciati sulle 14 spiagge monitorate nella regione è costituito da plastica, seguita da metallo (5,4%), vetro e ceramica (4,6%), carta e cartone (4,3%), legno (2,7%), gomma (1,9%), tessili (1,0%), prodotti chimici/sintetici (0,3%). Nella top ten dei rifiuti trovati, mozziconi di sigarette, buste nere per l’immondizia, tappi e anelli di plastica, reti per mitili o ostriche, polistirolo. I volontari di Legambiente hanno monitorato un’area complessiva di 29.200 mq, riscontrando una media di 1163 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia per un totale di 16.282 rifiuti. La cattiva gestione della raccolta urbana è responsabile dell’81% dei rifiuti abbandonati, le attività di pesca e acquacoltura del 16% (reti, scatoline delle esche, lenze), la carenza dei sistemi depurativi del 3%.

“Negli ultimi mesi diversi comuni si sono attivati per l’approvazione di ordinanze plastic free -dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia-. Un’iniziativa che fa ben sperare, ma è importante che sia preceduta e accompagnata da adeguati momenti di preparazione della cittadinanza e degli stakeholder. Ridurre in modo sostanziale la plastica, sia nelle vite dei cittadini sia nelle dinamiche economiche di commercianti e uffici pubblici, è un passaggio che va fatto per gradi e in modo condiviso”.

Nell’immagine in alto, i volontari di Legambiente protagonisti del mob trash presso il lido Marina Grande, sulle coste di Monopoli