Con queste canzoni si abbattono i muri dell’indifferenza

Carmine Torchia con "Il rumore del mondo", pervaso di poetica intimistica e impegno sociale, si conferma voce tra le più autentiche del panorama cantautoriale

Ci sono artisti che riconosci già da una battuta musicale o dall’incipit di una strofa. Sono quelle persone scrigno fisico di un mondo incontenibile. Sono forse solo apparentemente umane (perché profondamente tali) e di questo mondo, magari, unicamente capaci di codificarne il senso mediante l’idioma fluttuante del loro universo immaginativo, fantasioso quanto basta a renderlo fortemente reale e dirompente.

Per parlare del cantautore Carmine Torchia, che nel suo ultimo (solo in ordine di tempo) lavoro discografico, Il rumore del mondo, dà un’altra prova di forza artistica alla sua personale produzione, è necessario azzerare ogni schematismo, abbandonare le certezze da ascoltatore medio. L’attualità è nelle parole che scavano gli interrogativi del caos contemporaneo, attraverso una formula che mescola, evoca, riscrive.

Le nove ballate che compongono l’album sono manifesti di poesia sui muri della banalità, voci come scialuppe sul mondo in tempesta. Quella di Carmine Torchia è un’orma ben definita nella produzione indipendente italiana, in cui i testi, le melodie e gli arrangiamenti sono un marchio di autenticità. Passaggi armonici di accordi mai prevedibili, innesti di parole tessuti da un impegno che non conosce vincoli.

Carmine Torchia Il rumore del mondo
La copertina dell’album “Il rumore del mondo”

Come Rùanzu, “cane anarchico” celebrato nel penultimo brano e riportato nel disegno di copertina, il cantautore calabrese segue ogni vicenda con andamento pacato e indagatore, sufficientemente addentrato nelle situazioni, poco incline alle retoriche. Il ricordo del labrador grigio chiaro, giunto chissà da dove, partecipe della vita del suo paese, è lo spunto ideativo che orienta l’intero album.

Originale, in “Come rondini”, è lo sguardo sulla dibattuta questione dell’immigrazione e delle disperazioni personali di ogni singolo naufrago, coro sommesso di umanità ai confini divenuti “barriere come mura”. Il videoclip della canzone è suggestivo e surreale. L’artista vaga in bianco e nero su una spiaggia di scogli, in un tempo e un luogo indefinito, quasi metafisico, dove l’assenza diventa assordante domanda. Pochi secondi bastano a fendere l’anima.

Altra perla dell’album è l’intenso tributo alla storia indimenticata di Peppino Impastato, nel brano “… E sale quanto basta”, dove Torchia, che ci ha abituato a interpretazioni discrete, quasi sussurrate, alza la voce nel finale lasciando un civico senso di colpa.

C’è spazio anche per una citazione del mondo dell’architettura, inevitabile per chi è anche architetto, in “Tu chi sei, da dove vieni?”, ispirata a “Il poema dell’angolo retto” di Le Corbusier. Il brano è dedicato alle persone speciali che, proprio perché tali, mai sapranno di esserlo.

Carmine Torchia
Il cantautore Carmine Torchia

“Guido l’incompreso” è “un uomo che lavora, che porta a casa il pane, che chiede affetto e non lo trova tra le mura domestiche”. Il cantautore calabrese torna a parlare della gente comune, soggetto privilegiato delle sue storie.

In “Discorso immaginario con Azhar”, Torchia si immerge nuovamente in questioni attuali e scottanti con la sua arma preferita, l’ironia. Così come non manca il sentimento principe della musica italiana, nelle tracce “I giorni del non-amore” e “In nessun altro posto”, trattato da punti di vista intimi, inediti.

Infine, “L’ultima canzone”, composta su un testo originale e mai pubblicato di Leo Ferrè, tradotto dalla figlia Manuela. Il brano chiude il discorso di un album da ascoltare con attenzione lasciando aperte mille prospettive. È il frammento colto da “un altrove indecifrabile”, in bilico fra memoria e immaginazione.

Carmine Torchia è un artista poliedrico che nei suoi lavori cura tutto, dalla grafica fino alla composizione delle tracce, in ogni aspetto e peculiarità. Ma, soprattutto, l’estro inconfondibile del cantautore originario di Sersale, paesino arroccato sulla costa della provincia catanzarese, è nel saper trasformare un rumore in messaggio, un muro in albero, una storia in sogno.

Nell’immagine in alto, un fotogramma del videoclip di “Come rondini”