La libertà è scegliere come muoversi, non solo in auto

Mentre in diverse città pugliesi, a cominciare da Bari, si contestano i cantieri per il trasporto sostenibile, a Bisceglie un convegno dell’Ordine degli Architetti ribadisce la centralità di una mobilità rispettosa delle persone e dell'ambiente

Congestione del traffico, aumento dei livelli di inquinamento, strade sempre meno sicure per pedoni e ciclisti. Le sfide che si trovano ad affrontare oggi le città – di grandi, medie o piccole dimensioni – sono tante, soprattutto in un momento in cui la crisi climatica non permette più di rinviare. Serve una nuova pianificazione urbana sostenibile, e serve subito. Bisogna ripensare il concetto di mobilità urbana, partendo non più dalle automobili bensì dalle persone che le città le vivono. Un argomento di grande attualità, che in Europa e nel mondo è sempre più al centro del dibattito ma che in Italia resta ancora ai margini delle analisi e delle proposte.

È questo il tema di un interessante convegno organizzato a Bisceglie dall’Ordine degli Architetti della Provincia Bat, di cui è stato ospite Giuseppe Grezzi, già assessore alla mobilità sostenibile e allo spazio pubblico nonché presidente dell’azienda pubblica dei trasporti di Valencia, in Spagna: una città che ha raggiunto il titolo di capitale verde europea 2024 in pochi anni e che oggi guarda al futuro con grande fiducia e consapevolezza che cambiare si può.

Giuseppe Grezzi ospite dell’Ordine degli Architetti della Bat

«Andare in macchina non deve essere intesa come una libertà» ha spiegato Giuseppe Grezzi nel corso dell’evento. «La libertà sta nel poter scegliere tra come muoversi in città, potendo utilizzare differenti modi. Andare in bicicletta o con un trasporto pubblico di qualità, o semplicemente camminando. Per farlo dobbiamo partire da un progetto di trasformazione per migliorare, per esempio, la rete di piste ciclabili che siano protette o fare degli investimenti negli autobus per servire pure le zone periferiche. E ancora, realizzare zone più attrattive pedonali oppure marciapiedi che siano accessibili per fare in modo che qualsiasi persona possa camminare, che sia un bimbo che vada sicuro o persone disabili o che siano persone anziane», ha spiegato Grezzi.

Parole che assumono una rilevanza ancora maggiore in queste ultime settimane, durante le quali diverse città della Puglia sono alle prese con proteste e scioperi contro alcuni cantieri destinati proprio alla creazione di nuove infrastrutture per la mobilità sostenibile. Il caso più eclatante è sicuramente quello di Bari, dove tanto clamore stanno suscitando i lavori per il progetto del Bus rapid transit (Brt), finanziato con 160 milioni di euro dal Pnrr: una metropolitana di superficie per collegare in tempi veloci parti opposte della città con un percorso di circa 23 chilometri. Un’idea vincente, sulla carta, che però presenta un “problema”: il 70% del percorso prevede corsie riservate ai bus, per velocizzare le corse e per aumentare la loro frequenza, oltre che per proteggere pedoni e ciclisti con appositi parapetti metallici.

Le pensiline per l’attesa dei bus in un rendering del progetto BRT a Bari

Cosa comporta? La riduzione di numerosi posti auto: oltre 800 solo nei quartieri Carrassi e San Pasquale, secondo uno studio redatto dal comitato «No Brt», ormai in grande espansione. Un comitato composto sia dagli abitanti della zona, sia dai gestori delle attività commerciali che hanno più volte evidenziato i potenziali disagi generati dall’implementazione delle linee «Verde» (i lavori per la realizzazione sono cominciati il 13 ottobre al capolinea di via Maratona) e «Lilla», ovvero due dei quattro tracciati che copriranno la città. La scorsa settimana oltre 80 attività commerciali ubicate tra via Don Luigi Sturzo, corso Benedetto Croce, via Giovanni XXIII, via della Costituente, via della Resistenza e viale Unità d’Italia hanno chiuso in netto anticipo il turno di lavoro per palesare la preoccupazione sul loro futuro e mostrare come apparirebbero le strade dei loro quartieri senza le insegne accese dei negozi.

Il Comune, dal canto suo, cerca delle soluzioni per limitare l’impatto di questa “rivoluzione elettrica”. Due, al momento, sono le certezze: un’area parcheggio nella zona del mercato di Santa Scolastica che dovrebbe garantire una settantina di stalli poi allargabili a 120 (quando il Comune procederà al completo esproprio dell’area), nonché i 450 posti garantiti dal nuovo parcheggio Rossani. Si ragiona, inoltre, sulle modalità con cui consentire ai residenti che rischiano di perdere il posto “sotto casa” di recuperarlo con spostamenti nell’arco massimo di 150 metri.

Un altro rendering del progetto del Bus Rapid Transit a Bari

È giusto tenere conto delle esigenze dei cittadini e ascoltare le loro – in alcuni casi anche condivisibili – preoccupazioni, ma sarebbe sbagliato non capire quanto un sistema di trasporto pubblico realmente efficiente (quindi veloce, capillare, con numerose corse) sia indispensabile per migliorare la qualità della vita di tutti: anche dei commercianti, che magari potrebbero attirare così nuovi clienti (e turisti) da zone diverse della città.

Negli stessi giorni a Ginosa si protesta invece contro un altro fantomatico nemico degli automobilisti: la pista ciclabile. In questo caso, parliamo di 1700 metri lineari lungo una delle principali strade del commercio cittadino, via Martiri d’Ungheria. Alcuni commercianti hanno addirittura dichiarato ad alcune televisioni locali di avere “gli incubi” pensando al progetto di mobilità sostenibile promosso dal Comune e finanziato dalla Regione Puglia con 750 mila euro. A Ginosa, infatti, chi protesta sembra essere addirittura ancora più intransigente dei “no Brt”, minacciando azioni legali contro l’amministrazione e dichiarando che la città “non è fatta per le biciclette”, data la presenza di numerose strade in pendenza.

Eppure le piste ciclabili che servono realmente non sono quelle “giocattolo” – quelle realizzate solo in qualche remota area urbana, quasi sempre scollegate nelle loro varie tratte – ma quelle che appunto arrivano nel centro cittadino, attraversano le arterie del commercio, dove si svolge la vita quotidiana delle persone. Per troppo tempo i sindaci si sono sciacquati la faccia con progetti inutili: “vi faccio la vostra pistarella in periferia, ma per carità non mi chiedete di disturbare il traffico vero, le macchine, altrimenti mi linciano”. È giunto il momento di invertire la rotta. La strada da seguire non è ovviamente quella dell’imposizione dall’alto, ma anche il confronto pubblico con i cittadini deve partire da un dato di fatto: biciclette e mezzi di trasporto pubblico devono poter circolare velocemente e in sicurezza. Solo così il traffico potrà davvero diventare più snello e gestibile.