Il giardino incantato alle porte di Monopoli

Parte di una grande masseria costruita nel 600 dai Galderisi, scrigno di profumi, sapori e colori è l'occasione per uno straordinario viaggio sensoriale nel tempo

A poca distanza dal centro cittadino, è possibile godere a Monopoli di un vero e proprio tesoro naturalistico e architettonico. Una “gemma segreta” incastonata nel tessuto urbano contemporaneo. I Giardini Galderisi, alla periferia sud della città, in località Belvedere, sono parte di un’importante complesso architettonico costituito da una masseria, una chiesa e un rilevante sistema di cisterne per la raccolta e la tesaurizzazione delle acque.

Il tutto racchiuso all’interno del caratteristico circuito murario difensivo che custodisce e protegge, ancora oggi, una nicchia di biodiversità straordinaria, costituita da alcuni esemplari centenari di piante e un’importante varietà di antichi frutti locali, ormai rari. I primi riferimenti in atti catastali risalgono al 1602, quando la struttura apparteneva al medico fisico Arcangelo Galderisi, discendente di una delle casate più illustri della città, il quale dichiarava di possedere, tra le altre cose, “un giardeno di citrangole et frutti diversi a confine con quello degli eredi di Giovanni Donato Guida”.

L’antica masseria con le scale del balconcino belevedere

Da oltre tre generazioni la proprietà di questa straordinaria gemma paesaggistica, sfuggita alla pesante urbanizzazione che tra gli anni ‘80 e ‘90 ha interessato l’area, è di proprietà della famiglia Longo che, rispettando la vocazione storico-architettonica e naturalistica delle strutture, ne ha mantenuto intatta l’innata destinazione d’uso ovvero quella di piccola azienda agricola per la produzione di arance, mandarini, limoni e cedri con ecotipi di antica coltivazione.

Sviluppatasi in epoche diverse, la masseria è costituita da un nucleo antico, datato al 1607, composto da una torre a pianta quadrata, che si sviluppa su due piani, provvista di caditoie posizionate al centro di ogni lato, in corrispondenza degli accessi; una soluzione tipica di queste strutture poste a difesa dell’immediato retroterra, dove erano concentrate le proprietà agricole di natura produttiva. Durante le successive fasi di vita la struttura viene progressivamente inglobata da altri corpi di fabbrica: la torre seicentesca si amplia, dunque, sino ad assumere l’aspetto di una villa provvista di scala esterna, balaustre in tufo e, infine, con l’ultimo intervento documentabile, dotandosi di un tipico “terrazzino belvedere” molto in voga nell’Ottocento.

Le casse di limoni raccolti nell’agrumeto

Immediatamente accanto al corpo principale è ubicata la chiesetta dedicata alla Madonna Delle Grazie, la cui struttura originaria risale anch’essa al 1600, poi parzialmente ricostruita nell’Ottocento, come si evince dai paramenti murari e da alcuni elementi architettonici. Gli interventi di modifica e ristrutturazione ottocenteschi, gli ultimi in ordine di tempo, sono con ogni probabilità da ricondurre ai nuovi proprietari come sembrerebbe far pensare anche l’atto di vendita, stipulato a Monopoli il 7 febbraio 1810, dal notaio Benedetto Moretti, in cui la chiesetta, nel momento dell’acquisto, risulta essere ancora un rudere.

L’accesso al meraviglioso giardino è consentito dall’originario ingresso, posto a nord, che si configura nel caratteristico alto portale a un fornice, attraversato il quale si viene letteralmente catapultati in un’altra epoca con uno stacco netto, quasi stridente, con la realtà urbana che ci si lascia alle spalle. Una volta entrati tutto rallenta e si è subito avvolti da una calma quasi surreale, anche i suoni esterni sono tenuti lontani dalle antiche mura. Ci si ritrova immediatamente a contatto con il giardino e le sue strutture, costituite da una serie di archi a tutto sesto in tufo che poggiano su pilastrini ottagonali, i quali si ripetono formando una serie di viali ortogonali che suddividono e attraversano il giardino.

Si percorre così il Viale Dei Melograni che confluisce, insieme agli altri, nella Crociera Estradossata dal Cielo la cui struttura, alla base, offre sedili in pietra per la sosta e la contemplazione. Le suggestive strutture assolvono, sin dalle origini, alla doppia funzione di decoro architettonico e sostegno ad alcune varietà di piante come melegrane, gelsomino e vite le quali, a seconda della stagione, cercano supporto adagiandosi naturalmente sugli archi, formando una suggestiva copertura che fonde armoniosamente architettura e natura assicurando frescura in estate e riparo nelle mezze stagioni.

Accanto a questo incantevole percorso trova spazio un ingegnoso sistema di piccole vasche per la raccolta delle acque meteoriche e canalette, che corrono esternamente alla struttura ad archi. L’impianto, anch’esso perfettamente in armonia con il resto, assolve al compito di raccolta e distribuzione delle acque finalizzata all’irrigazione dei giardini. Attraverso questo capillare sistema era possibile irrigare tutto il giardino, dalla parte più alta della proprietà, dove sono collocati i pozzi di raccolta, utilizzando la sola forza di gravità.

La chiesetta dedicata alla Madonna delle Grazie

I giardini hanno mantenuto immutata nei secoli, in linea con l’idea conservativa della famiglia Longo, l’originaria destinazione d’uso, quindi quella di tradizionale produzione di agrumi come arance, mandarini, limoni, cedri con ecotipi di antica coltivazione. “Un tempo – spiega Pina Pagliarulo Longo – questi frutti trovavano un largo uso in gastronomia, per la produzione di marmellate, essenze e canditi”. Oggi il loro uso risulta drasticamente ridotto, se non addirittura completamente scomparso, a vantaggio di cultivar standardizzate, spesso transgeniche, più appetibili e competitive sul mercato. “L’agrumeto storico -aggiunge- annovera esemplari centenari provenienti da innesti originari del luogo per la tutela dell’agrobiodiversità”.

Da oltre 30 anni, precisa la signora Pina, le pratiche colturali consistono semplicemente in potatura, concimazioni con materiale organico ottenuto mediante triturazione dei rami recisi durante la potatura, scialbatura dei tronchi con poltiglia bordolese, blande arature e irrigazione con acqua piovana raccolta dalle antiche cisterne. Ciò che ne risulta sono agrumi particolarmente succosi e dalle proprietà organolettiche e nutritive eccezionali.

La crociera al termine del viale di archi di pietra

Un agrumeto dove sono preservate varietà locali rare come il limone femminello, il mandarino profumato di Monopoli, il mandarino marzaiolo, l’arancia vaniglia in diverse sottospecie, tra le quali spicca quella in polpa rosa, un tempo molto nota, ma anche l’arancia amara o melangolo, l’arancia tardiva con semi, l’arancia Washington antica, cedri e frutti minori come i melograni “a dente di cavallo”. Questo straordinario luogo, scrigno di antichi frutti, ha suscitato l’attenzione del CRSFA (Centro di Ricerca Sperimentazione e Formazione in Agricoltura) “Basile Caramia di Locorotondo” che ha deciso di inserire i Giardini Galderisi nel progetto REGE.FRU.P che mira a preservare queste risorse naturali cercando di evitare la loro perdita.

A questo scopo è stata eseguita una mappatura genetica di esemplari riconducibili ad un gruppo referenziato di alberi di antiche e rare varietà locali di frutti, i quali presentano un potere nutritivo e proprietà organolettiche equilibrate, utili per il benessere del nostro organismo. “Va considerato che questi frutti venivano coltivati in epoche in cui il rapporto con il cibo era si di nutrimento ma spesso anche medicina”, ha aggiunto la sig.ra Longo. Questo luogo incarna un modello ormai quasi scomparso. È esempio concreto, oltre che tangibile testimonianza, di come in un passato, non poi così lontano, esigenze umane e natura convivessero in perfetto equilibrio supportandosi vicendevolmente. Sembra lanciare un monito dal passato che oggi, più che mai, risuona forte e ci comunica che l’essere umano ha superato da un pezzo la vera “età dell’oro”, quella dell’armoniosa convivenza con il Pianeta ma dicendoci anche, che forse, non è troppo tardi per ripensare seriamente, attingendo dal nostro passato, ad un modello di convivenza con la Natura più rispettoso ed equilibrato.

Un albero di mandarini

I Giardini Galderisi sono un luogo straordinario, una riserva secolare di profumi, sapori e colori custoditi da una famiglia che con dedizione porta avanti un pezzo di storia e biodiversità del nostro territorio. Tutto questo perfettamente in linea con quella che è la vocazione del luogo da secoli, assecondando e rispettando la sua natura senza cercare di piegarla alle esigenze moderne, tenendo in vita e preservando, anche per le generazioni future, un tesoro naturalistico, paesaggistico e architettonico dal valore inestimabile.

Le foto di questo servizio sono state gentilmente concesse dalla famiglia Longo