Trani è nuovamente un set cinematografico. Sono in corso, in città, le riprese di Upside Down di Luca Tornatore, prodotto da DM Communication. La troupe ha scelto piazza Quercia come luogo dove allestire il ring sul quale “combatterà” Gabriele Di Bello, 25enne di Tivoli, attore diversamente abile, protagonista della storia ispirata a quella di Garrett Holeve, il giovane statunitense con sindrome di Down e artrite reumatoide che ha trovato nelle arti marziali miste (MMA) un modo per liberarsi dai pregiudizi (anzi, per “capovolgerli”, come il titolo del film suggerisce) e dalle costrizioni. Il suo sogno è approdare alla Ultimate Fighting Championship, la più importante organizzazione nel campo delle MMA a livello globale.
Le riprese del film sono cominciate circa un mese fa nella storica palestra dell’Accademia Pugilistica Portoghese, all’interno dello Stadio della Vittoria di Bari, e sono poi proseguite a Torre a Mare, Polignano, Conversano e Mola. A Trani la produzione ha affittato un appartamento in un quartiere residenziale, dove saranno realizzate le scene di vita quotidiana della famiglia (i genitori del protagonista hanno i volti di Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano). Davanti alla celebre cattedrale, il maestro Antonio Portoghese e i suoi collaboratori rimonteranno invece il ring (lo stesso già allestito a Torre a Mare) per un incontro di boxe nel quale il giovane atleta disabile, protagonista del film, dovrà confrontarsi con i propri limiti, prima ancora che con il proprio avversario.
Lo snodo principale di Upside Down arriva quando Paolo, impegnato nell’eseguire alcuni esercizi posturali in palestra, incontra Armando (Antonio Zavatteri, attore con la passione delle arti marziali), arcigno e solitario maestro di lotta. Tra i due si crea immediatamente un forte legame e Paolo inizia a frequentare il corso di fitboxe di Armando con grande entusiasmo. Dopo alcune lezioni, il ragazzo chiede finalmente al suo maestro di potersi allenare con gli agonisti. Il coach, pur cosciente della disabilità del suo allievo, decide di trattarlo come tutti gli altri atleti, consentendo gli allenamenti professionali che lo condurranno fino all’agognato match di esordio.
Gabriele Di Bello è approdato in tv dal mondo dello sport e della danza. Nel 2019 aveva rappresentato l’Italia alle Special Olympics di Abu Dhabi, ottenendo un’importante medaglia di bronzo. Il 25enne è anche un ottimo nuotatore, specializzato nei 50 metri stile libero e nei 50 delfino, un bravissimo ballerino di hip hop e un abile giocatore di bowling. Nella fiction Ognuno è perfetto, trasmessa dalla Rai a dicembre 2019, ha interpretato il protagonista Rick, un ragazzo con la sindrome di Down alla ricerca di un lavoro che possa permettergli di vivere dignitosamente come tutti i ragazzi della sua età (nel cast della serie anche Edoardo Leo, Cristiana Capotondi, Nicole Grimaudo e Piera degli Esposti).
Tra gli interpreti di Upside Down, la cui uscita è prevista in primavera, figurano anche Paolo Graziosi, attore italiano dalla lunghissima esperienza e pupillo di Zeffirelli, e una folta schiera di interpreti baresi, tra i quali Matteo Pedone, Dario Diana e Donato Francone. Molte le “firme” pugliesi anche nel cast tecnico: l’organizzazione delle scene di massa è affidata a Pietro Manigrasso, mentre Cinzia Clemente è la responsabile delle comparse. Il budget di 1 milione e 200mila euro include anche una quota di 180mila stanziati dall’Apulia Film Commission. Il lungometraggio di Luca Tornatore (anche co-produttore) è prodotto dal Mibact e da Rai Cinema, con la partecipazione della Regione Valle d’Aosta (i ciak sulla neve sono previsti a dicembre).

La storia vera che ispira il film ha fatto già commuovere in questi anni milioni di appassionati di arti marziali. Negli ultimi anni le MMA sono state oggetto di un accesissimo dibattito, tanto da essere apertamente osteggiate dal senatore repubblicano John McCain, che paragonò queste discipline sportive al combattimento tra galli. La testimonianza di Garrett Holeve ha però contribuito a ribaltare l’immagine di uno sport basato sulla sopraffazione e la violenza. “Dal momento in cui Garrett è venuto al mondo non gli abbiamo mai imposto limitazioni”, ha dichiarato il padre del ragazzo. “Alcuni anni fa -ha aggiunto- un altro dei miei tre figli ha cominciato a praticare le MMA ed in questo modo anche Garrett si è avvicinato alla palestra”.
Per il padre di Garrett le MMA hanno fatto in modo che gli altri ragazzi rispettassero molto di più suo figlio per quello che è riuscito a raggiungere con le proprie forze: “Quando la gente ti porta rispetto è più facile che tu lo faccia nei confronti di te stesso. La qualità della sua vita è migliorata esponenzialmente dal punto di vista psicofisico. È molto dimagrito, mangia con più criterio, ma soprattutto ora è un membro socialmente attivo di un bel gruppo, con il quale esce, si diverte e combatte”. La storia di Garrett ha avuto una certa risonanza negli States, tanto da suscitare l’interesse anche di una figura estremamente popolare come quella di Stephan Bonnar, che ha espresso pubblicamente il proprio supporto al progetto “Garrett’s Fight”, messo in piedi dai genitori del giovane atleta: “L’ho visto combattere contro avversari anche più grossi, si è trovato in brutte situazioni durante il combattimento ed è riuscito ad uscirne e continuare. Ho visto in lui molto cuore. È un’ispirazione e una fonte continua di coraggio”.

I genitori di Garrett hanno dato vita ad un’associazione no-profit con lo scopo di promuovere e supportare l’inserimento di atleti con bisogni particolari nelle arti marziali. Come si può leggere sul sito ufficiale di “Garrett’s Fight”, i fondatori del progetto sostengono che “la pratica delle arti marziali contribuisca a creare un ambiente inclusivo ed accogliente, ideale per sviluppare la fiducia in se stessi e ad assicurare ai praticanti una buona forma fisica”. Tra gli obiettivi dell’associazione c’è quello di “educare” gli istruttori su come modificare il proprio sistema di allenamento, così da poter insegnare la propria disciplina ad atleti come Garrett e portatori di handicap in genere.
Già in passato alcune atlete come Gina Carano e Ronda Rousey, solo per citare le più note, avevano fatto crollare il pregiudizio dell’atleta donna come “strutturalmente e fisicamente” inadeguata alle MMA, dimostrando sul campo le proprie abilità e la spiccata predisposizione al combattimento. Adesso storie come quella di Garrett Holeve possono essere lo strumento per abbattere il tabù degli atleti diversamente abili in questo mondo.
Il film di Luca Tornatore trae ispirazione da quella incredibile vicenda personale per mettere in scena la lotta per i propri sogni, affidando il ruolo di Garrett Holeve ad un giovane attore (e sportivo) che con il combattente americano ha più di un tratto in comune.