L’olio sarà “poco” ma di qualità eccelsa

Il primato mondiale della Puglia non si discute ma gli addetti ai lavori stimano un 48% di prodotto in meno rispetto alla scorsa stagione

È scattata con qualche giorno di anticipo la campagna olearia 2020-21, che vede la Puglia protagonista indiscussa. Una leadership che la nostra regione mantiene, per quanto concerne la produzione totale di olio, e un primato che il nord barese attesta annualmente, anche se questa stagione promette di essere qualitativamente eccelsa ma quantitativamente povera. Gli addetti ai lavori stimano un 48% di prodotto in meno rispetto alla scorsa stagione nei nostri terreni e un 22% in meno a livello nazionale.

Un calo dovuto, essenzialmente, ad un’estate poco piovosa che da un lato ha offerto l’accelerata alla maturazione precoce delle olive ma dall’altro non ha dato alle colture l’alimento principe per assicurare un’abbondante raccolto. Se la qualità dell’olio pugliese è l’olimpo del panorama mondiale, gli addetti della filiera olivicola devono contrastare diversi problemi in questo particolare periodo dell’anno.

 

Uno su tutti è quello dei furti di olive in campo. Sempre più frequente il fenomeno delinquenziale che manda in frantumi mesi di lavoro.

Sempre attuale, inoltre, la mosca olearia, insetto responsabile di un peggioramento repentino della qualità dell’olio: tuttavia quest’anno grazie al clima, non eccessivamente umido in estate, e a temperature al di sotto della media nel post fioritura dell’olivo, non sono state deposte le uova e l’insetto non ha esercitato la sua cattiva funzione, regalando un prodotto di alta qualità.

Una qualità che, necessariamente, deve essere pagata. Il tipico fenomeno botanico dell’alternanza, secondo cui ad un’annata di ottima produzione ne segue una a minor quantità, i particolari processi meccanici sempre più evoluti tecnologicamente e l’oggettiva bontà del prodotto olio pugliese sono parametri che il consumatore deve essere pronto a mettere in conto. È proprio questa, la grande sfida del 2020: durante il lockdown e la conseguente crisi sociale, il settore agroalimentare è stato uno dei pochi settori ad arrancare ma a non paralizzarsi, trainato anche dal made in Italy e dall’acquisto di beni importanti, come l’olio.

L’altro lato della medaglia, però, regala una situazione diversa nella Grande Distribuzione Organizzata: sempre più scaffali prediligono prodotti a minor costo, magari provenienti da stabilimenti produttivi in Italia, ma con la dicitura in etichetta “miscela di oli provenienti da paesi comunitari”. Un fenomeno che equivale ad “uccidere un ulivo”: come tirare la zappa sul piede del contadino.

Fuor di metafora, rappresenta una situazione che favorisce il consumo di un olio a basso costo ma di altrettanta bassissima qualità. Il made in Italy e la valorizzazione dell’olio pugliese è la grandissima sfida del 2020. La Puglia sarà ancora la capitale dell’olio mondiale. La cultura dell’olio e la creazione di un movimento turistico all’interno del mondo oleario, a differenza di un settore come il vino, ad esempio, devono essere i prossimi passi per far compiere all’olio pugliese il definitivo salto di qualità.

La Puglia messa in ginocchio dal problema Xylella, giunta ormai ai confini di Monopoli, con una produzione quantitativamente minore riuscirà, tuttavia, anche quest’anno a posizionare sulle tavole il miglior olio extravergine. I frantoi aprono, le campagne si popolano, i colori e gli odori autunnali esplodono. Benvenuta campagna olearia, benvenuto olio extravergine pugliese!