Da una parte il crollo vertiginoso dei raccolti di ciliegie, albicocche e pesche, a causa delle emergenze climatica e sanitaria, dall’altra, per fortuna, una più che positiva vendemmia. È un’agricoltura a double face quella che si registra in Puglia in quest’anno così singolare.
La raccolta dei grappoli di uva di negroamaro, da cui si ottiene uno dei vini più apprezzati, è partita con una settimana di ritardo, ma la Coldiretti stima che la resa sarà di circa 10 milioni di ettolitri, con una qualità eccellente e una quantità solo di poco inferiore a quella del 2019.

“A dispetto del clima impazzito dei mesi scorsi, e facendo i debiti scongiuri rispetto all’andamento climatico delle prossime settimane, le previsioni della vendemmia 2020 sono ottime –ha detto Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia- con una produzione nella norma e qualità straordinaria, con un leggero calo delle quantità del 5% rispetto al 2019. Nutriamo forti aspettative, considerato che la Puglia da gennaio a marzo 2020 segnava un aumento dell’esportazioni del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo i dati Istat”.
Per permettere all’agricoltura pugliese di recuperare tutto il suo vigore, tuttavia, Coldiretti fa sapere che è necessario promuovere il vino “made in Puglia”: solo così l’intero sistema locale potrà sperare di riscattare parte dei guadagni persi durante il lockdown. In quei mesi, infatti, la manodopera nei campi si è drasticamente ridotta, perché tanti addetti ai lavori hanno preferito rimanere a casa per evitare eventuali contagi; altri, invece, sono stati costretti a casa dagli stessi imprenditori, che, a causa dell’improvvisa diminuzione di lavoro, non hanno potuto assicurare ai propri dipendenti una regolare retribuzione.

Ciononostante, l’annata vendemmiale positiva fa tirare un sospiro di sollievo all’agricoltura: solo le province di Brindisi, Lecce e Taranto registrano un leggero calo a causa dell’andamento climatico anomalo. I territori di Foggia, Bari e BAT, d’altra parte, rilevano un aumento delle produzioni.
“Il clima anomalo dei mesi scorsi ha determinato in alcuni areali un germogliamento meno vigoroso in Salento: a questo è dovuto il calo delle quantità. Il mercato è frizzante con prezzi buoni, grazie alla volata tirata soprattutto dal primitivo, che sta tenendo alte le quotazioni delle uve pugliesi”, spiega Gianni Cantele, responsabile del settore vinicolo di Coldiretti Puglia.
Due delle prime quattro posizioni nella classifica dei vini con un maggior incremento di consumi sono ricoperte da vini pugliesi. Una notizia che gratifica l’ingente lavoro svolto dagli agricoltori locali, che vedono il frutto del loro lavoro apprezzato in tutto lo Stivale. Il primitivo e il negroamaro, infatti, hanno riportato un incremento rispettivamente del 21% e del 15%.
“La riapertura di ristoranti, trattorie, osterie, agriturismi, cantine e bar e la ripresa delle esportazioni – aggiunge Cantele – hanno riattivato gli sbocchi di vendita del vino pugliese che nel canale Ho.Re.Ca., nell’enoturismo e nell’export vale oltre 1 miliardo di euro l’anno”.
Secondo Coldiretti, anche i millenials hanno contribuito notevolmente alla crescita del consumo di vino, soprattutto durante le fasi più dure dell’emergenza covid. In quei mesi, infatti, si è registrato un aumento del 7%, mentre nella “fase 3” il 12% dei giovani ha dichiarato di consumare più vino, grazie alla scoperta di prodotti d’eccellenza durante il lungo lockdown. Ciò ha portato all’ampliamento delle opportunità di lavoro per chi è impegnato direttamente in vigne, cantine, distribuzione commerciale, ma anche in attività di servizio e nell’indotto che gira attorno al settore vinicolo.

“Il successo dei vini di Puglia è il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del territorio e delle varietà autoctone -chiarisce Coldiretti Puglia- passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori pugliesi, che hanno portato al boom dei rosati pugliesi: i più venduti in assoluto, secondi solo ai rosé della Provenza”.
Grande exploit anche per i vini rossi e gli spumanti, che in solo tre anni registrano un balzo record del + 122%. Basti pensare che quasi due bottiglie su quattro di rosé made in Italy – stando sempre a quanto riporta Coldiretti – proviene dal tacco dello Stivale. Merito soprattutto dei produttori pugliesi, che hanno saputo innovare i propri prodotti non dimenticando, tuttavia, il profondo legame con il territorio e la cultura locale.
“La popolarità internazionale di eccellenze varietali uniche quali primitivo, negroamaro, susumaniello e nero di Troia, con il successo di vini dop, quali il primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio”, conclude Coldiretti.