E rieccoci a parlare di Michele Pastoressa, portentoso e talentuoso scrittore del
brivido. Quando si tratta di un così bravo e prolifico autore, in realtà, ogni occasione è propizia. In attesa del romanzo La risata del diavolo, che pubblicherà con la casa editrice barese Radici Future, è consigliabile, ora, recuperare i suoi ultimi racconti, per evitare di arrivare al suo primo romanzo con l’acqua alla gola e una memoria da rinfrescare.
Bitontino, Pastoressa ha inaugurato la sua carriera pubblicando il volume di racconti Oltre gli occhi solo la follia e partecipando a una serie di concorsi, promossi dalla casa editrice Montecovello: nel 2012, si è classificato terzo con Piccoli delitti alla luce del sole, per poi classificarsi ai primi posti con Al di là del cancello (2017) e Le radici dell’inganno (2018). Nel 2013, inoltre, il racconto I colori dell’estate è stato pubblicato nell’antologia 1000 parole e Il sonaglio nella rivista Nero.
Ma è stato soprattutto Le radici dell’inganno a dargli non poche soddisfazioni: oltre a classificarsi tra gli ultimi sette finalisti al concorso letterario nazionale 7×70: 7 Magnifici Autori selezionati si cimentano in 7 Racconti, riservato a racconti lunghi da un minimo di 50 pagine a un massimo di 70, si è aggiudicato il premio popolare, grazie ai voti della maggior parte dei lettori.
Mentre scriveva il suo romanzo, lo scrittore ha continuato a tenersi in esercizio e, lo scorso anno, ha inviato il suo contributo alla terza edizione di Racconti pugliesi 2019. La casa editrice Historica Edizioni ha poi selezionato 80 racconti sui 320 pervenuti e, tra questi, Il giardino dei sensi di Pastoressa. Anche la bitontina Mara Tribuzio è stata tra i vincitori con L’arco della meraviglia.
Lo scrittore dà ulteriore prova del suo talento, misurandosi con una storia affascinante, interessante e, come ogni autentico horror che si rispetti, inquietante, dove grande
spazio viene lasciato al mistero e allo splatter. Il lettore è tanto attratto dalla storia e
desideroso di capire cosa succeda e come vada a finire, che non riesce a smettere di
leggere. Ma, non appena giunge al finale, avverte una tale nostalgia della storia da
non riuscire a calmare il desiderio di rileggerla, cercando di comprendere quello che
si è lasciato sfuggire. E nulla è tanto piacevole quanto sapere che un racconto abbia
ancora molto da dire ad ogni lettura.
Un’altra prova di scrittura che Michele Pastoressa ha portato avanti con enorme
maestria anche (e soprattutto) nel racconto Il dono, vincitore della sesta edizione del concorso letterario I racconti di Cultura 2019, a cui ha partecipato anche il giornalista bitontino Marino Pagano con una sua breve opera giovanile, La morte di Benigno (ipotesi di una coscienza). I racconti vincitori sono stati raccolti in tre volumi, in base all’ordine alfabetico degli autori, venduti in anteprima presso la Fiera della Piccola e Media Editoria Più Libri Più Liberi di Roma.
Michele Pastoressa e Marino Pagano sono tra i pochi pugliesi ad essere stati selezionati. La cerimonia di premiazione si è svolta a fine 2019 a Roma. Ma il vero gioiello giunge proprio alla fine: Il dono è probabilmente il miglior racconto di Michele Pastoressa.
Trasporta il lettore negli strati infiniti del testo e lo trattiene così tanto in profondità – costringendolo quasi all’apnea – da rendere quasi impossibile il suo ritorno alla realtà, esattamente come dovrebbe fare un grande romanzo. E riesce a ricreare scene e immagini così vivide da essere quasi cinematografiche, mantenendo un equilibrio pressocché perfetto per l’intera durata della narrazione. Grazie ad una tecnica da maestro e il ricorso alla prima persona, il lettore si immedesima a tal punto con il personaggio principale della storia da provare le sue medesime emozioni, le stesse riportate tanto sagacemente dallo scrittore in un passo del racconto Il giardino dei sensi.
“Un brivido attraversò la mia schiena, come un presagio di morte. Risollevatomi, presi a muovermi più velocemente scrutando ogni zona in cerca di un rifugio. Nei dintorni poteva nascondersi un assassino”, solo poche righe per offrire uno spaccato del suo stile.
E così come un misterioso fuggitivo, il lettore scruterà l’intero racconto, leggendolo il
più velocemente possibile, mozzando le parole e ricomponendole nella mente, solo
per il piacere di scoprire il più velocemente possibile la soluzione, ma rallentando il
suo occhio lesto proprio nelle ultime righe, per gustarsi a pieno il momento in cui
tutto sarà svelato. O forse no. Una ragione, questa tra le tante, che fa di Michele Pastoressa il re del brivido.
Nella foto in alto, Michele Pastoressa