Terre e distese infinite, spazi verdi, storie che vengono da lontano, borghi sperduti, un silenzio che ha il suo senso. Ma soprattutto un’antropologia che qui si denuda come poche terre permettono. E allora sì, torniamo in Sardegna, torniamo col racconto di alcuni piccoli e grandi angoli di un’isola estremamente affascinante.
Assai interessante, infatti, il tour per giornalisti ed operatori turistici da noi effettuato, nelle settimane scorse, nell’isola. Un fascino dovuto, in gran parte, all’attenta selezione dei posti scelti dalla Rete Mice Sardegna, sodalizio cui aderiscono ben 35 imprese del settore degli eventi, diretto da Nicola Pala, co-fondatore del networking.
Come si legge sul portale istituzionale, “la rete si propone di curare la promozione dei servizi delle imprese aderenti e di coordinarne l’offerta, al fine di garantire le migliori opportunità per realizzare un evento in Sardegna”. Noi abbiamo riservato un occhio particolare alla scoperta del luogo culturale, paesaggistico ed antropologico in sé, scorgendo bellezze talvolta anche fuori dal flusso turistico “naturale”: quello, appunto, volto alla massiccia fruizione delle ambite ed arcinote località marine.
E così, dopo avervi già raccontato il nuraghe Losa di Abbasanta (Oristano) e la straordinaria sede di Paulilatino (nella stessa provincia), eccellente per qualità e quantità di siti archeologici, eccoci ora a Cabras, altro centro fortemente identitario, anch’esso nel territorio di Oristano. Una cittadina che val la pena conoscere, per il suo aspetto paesaggistico (indicibilmente belle le sue desolate lande) e, poi, per il radicamento di una questione che qui si fa irrimediabilmente antropologica.
Terra completa e dal fortissimo interesse archeologico, sia nella zona marina (siamo nella penisola del Sinis) sia al suo interno. Al museo sono visibili i famosi Giganti di Mont’e Prama, noti come la maggiore scoperta archeologica di fine XX secolo nel Mediterraneo. Databili all’età del Ferro, sono stati pazientemente ricostruiti dopo il ritrovamento (a frammenti) nell’area sepolcrale di Mont’e Prama. Enormi sculture, alte quasi due metri: pugilatori con scudo e guanto, arcieri, guerrieri. Di questi, a Cabras, in realtà, ce ne sono sei; gli altri sono al museo archeologico di Cagliari.
Si tratta di reperti ormai studiatissimi in ambito archeologico e accademico; un’attenzione che ha dato vita a un vero e proprio filone di ricerche. L’altra parte del museo è dedicata a Tharros, mitica città fondata dai fenici su un precedente villaggio nuragico, ampliata in età punica e poi urbs romana, frequentata fino al Medioevo. Tharros è, insomma, l’antica Cabras o comunque il suo territorio coincideva in gran parte con l’attuale cittadina dell’oristanese. Nelle stanze del museo anche importantissimi ritrovamenti di archeologia subacquea.
Quanto a Cabras, non possiamo non citare l’evocativo Le favole cominciano a Cabras, film documentario del 2015, realizzato dal regista bitontino Raffaello Fusaro. Un lavoro in cui è presente l’anima sarda nel suo profondo, affrontata attraverso la voce e l’arte di alcuni suoi illustri interpreti. Cultura, arte, storia della navigazione fino alla musica: un viaggio vero, lento, senza spasimi.
Chiudiamo il nostro giro sardo con Posada, pittoresco borgo elevato ma col mare di fronte, sormontato da una suggestiva rocca. Due città diverse ma entrambe più che meritevoli di un approfondimento. In più, due zone diversissime della Sardegna, poste a 145 km l’una dall’altra. Ma abbiamo voluto parlarvene insieme perché entrambe specchio differente dell’afflato prettamente marino di questa grande isola. Cabras ad ovest, Posada ad est: due Sardegne, due “mari”, due incanti diversi.
A Posada siamo ora in provincia di Nuoro, capoluogo della Baronia, subregione storica tra le più importanti della Sardegna intera. Terra anche di un centro importante come Orosei. Posada è inserito nel club dei Borghi più Belli d’Italia, ai suoi piedi ha la valle del rio Posada, un vero paradiso per i naturalisti. Viuzze del borgo, sinuosità dei piccoli spazi, il lago creato dallo sbarramento del fiume, itinerari in bici, paesaggio unico, il parco di Tepilora, la Sardegna verde. E i fenicotteri rosa dello stagno di San Giovanni? Mare notissimo e riconosciuto per bellezza e qualità.
Luogo dotato di quel turismo che si caratterizza per non essere un’invasione, rispettando l’identità del luogo. Centro già fenicio (col nome di Feronia), è poi stato italico-etrusco. Qui la famosa statuetta di Ercole. Qui anche un’antica stazione di sosta, richiamata nell’etimologia del paese. E in età romana, importante approdo per le navi: Liquidonis, attuale San Giovanni di Posada.
Il Castello della Fava, a protezione dell’area civica dalle incursioni saracene, fu forse la residenza marina dei responsabili del Giudicato dell’epoca, compresa la nota Eleonora d’Arborea, grande figura storica della Sardegna.
Sardegna, Sardegna bella, ma di quella bellezza dotata di storie che vengono da lontano, sui cui puoi anche riflettere, leggere e, perché no, studiare guardando orizzonti larghi, scrutando spazi, gli spazi del mare. E, cari lettori, che mare!