Domenica 7 luglio Bari sarà in festa per l’arrivo del papa. Fervono i preparativi per una città che il santo padre considera “Finestra sull’oriente”. Sarà una giornata di riflessione e preghiera sulla situazione drammatica del Medio Oriente, causa di gravi sofferenze e dolore per tanti fratelli e sorelle nella fede.
Ma come prepararsi al tanto atteso evento? Inizia, con questo servizio, un viaggio tra le varie realtà associative e parrocchiali del capoluogo, per capire cosa si aspetta il mondo cattolico dall’incontro col papa.
Il tema di questa prima intervista è “Francesco e… i giovani”. Davvero le parrocchie possono essere determinanti nella realizzazione dei giovani, attraverso la creazione di spazi destinati ai loro talenti?
Per cercare di fare chiarezza su questo aspetto, abbiamo intervistato don Michele Birardi, responsabile della Pastorale giovanile e parroco della chiesa di San Luca a Bari.
Di cosa si occupa la pastorale giovanile?
Si tratta di un organo della Conferenza Episcopale Italiana che s’interessa della realtà dei giovani dai 13 ai 30 anni, sia quelli che frequentano le parrocchie sia gli esterni. È l’istituzione della chiesa che cura le giovani generazioni. In ogni diocesi è presente il servizio diocesano per la Pastorale giovanile, espressione della chiesa locale e del vescovo per quel determinato territorio.
Quale deve essere il ruolo delle parrocchie nella guida dei giovani?
I giovani sono molto presenti soprattutto nell’ambito del servizio educativo, come educatori e catechisti, e dell’animazione della liturgia, come ministranti e coro. La parrocchia offre loro la possibilità di esprimersi con i propri talenti e la propria originalità. Si apprende molto dalle risorse dei giovani. Ciò non toglie che meriterebbero maggiore ascolto. Il sinodo dei giovani, a cui ci stiamo preparando, è una modalità di ascolto delle loro esigenze. I giovani possono aiutarci a rivedere alcune strutture mentali e pastorali, a volte non aperte ai segni dei tempi. Essi dicono alle parrocchie quanto sia necessario radicarsi maggiormente in questo tempo storico.
Può la parrocchia incidere sui sogni e sulle aspettative delle nuove generazioni?
Sì, se cerchiamo di intercettarne bisogni e aspirazioni. Esse aspirano a un futuro meno tenebroso, a un lavoro stabile attraverso cui mettere su una famiglia. La parrocchia deve aiutarli a sviluppare le competenze psicoaffettive e attitudinali, necessarie a realizzare i loro scopi e a raggiungere la felicità. Ciò è possibile solo se davvero il messaggio evangelico è intriso di vita e parla concretamente ai giovani, aderendo alle loro attese. I giovani sono molto impegnati nel volontariato: è proprio da qui che la parrocchia deve partire per assecondarne i bisogni.
Quali sono i consigli del pontefice ai giovani?
Spesso papa Francesco ripete: “Non siate giovani-divano ma giovani con gli scarponi!”. Il papa conta molto sulla loro vitalità. Essi devono trainare gli adulti con la loro vivacità. Il santo padre punta sui giovani e chiede loro di mettere Cristo al centro. Il papa è un adulto, un padre che cammina con i suoi figli, dando loro la consapevolezza di poter perseguire i propri obiettivi. Gli adulti devono aiutare a far germogliare i loro sogni. Il papa riconosce la fragile realtà dei giovani, che va curata con amore e con il messaggio evangelico.
Un tuo consiglio perché le nuove leve possano perseguire i loro sogni…
La nostra è un’epoca in cui la vita sociale è molto complessa. L’esistenza è fatta di successi e insuccessi. Potremmo giungere a dire che è un “pasticcio”: il giovane si trova tra gioie e fallimenti. Così, occorre gestire e interpretare gli alti e i bassi. La vita dei giovani è fatta di successive riorganizzazioni. È dominata dalla precarietà: tutto deve essere continuamente ripensato e trasformato. Papa Francesco afferma, rivolto ai giovani: “Nella vita si cade, l’importante è sapersi rialzare!” I nostri ragazzi, con energia positiva, non devono rassegnarsi e omologarsi. Ognuno di loro è più di un insuccesso. La famiglia può e deve essere determinante nel superamento delle difficoltà dei propri figli, conferendo stabilità alla loro vita. I giovani sono chiamati a fare una scelta: stare nella “posizione della resa” o con la “postura della speranza”. Quale sia l’atteggiamento giusto è facile comprenderlo.
Nella foto, in alto, don Michele Birardi, responsabile della Pastorale giovanile e parroco di San Luca a Bari