Shakespeare? Un talento comico davvero moderno

Con la “Commedia degli equivoci” in scena al Traetta di Bitonto, gli attori di Fatti d’Arte proseguono nello studio e messa in scena delle opere del Bardo

Salendo la scalinata che conduce al Traetta di Bitonto, è capitato, nei giorni scorsi, di imbattersi in citazioni shakespeariane dipinte sul pavimento.

Un’incursione urbana in perfetto stile Fatti d’arte, la compagnia teatrale pugliese, ma con un cuore bitontino, attiva da oltre dieci anni nello studio e nella messa in scena delle opere del Bardo.

Rievocando, dunque, gli esordi del più grande drammaturgo di tutti i tempi, un cast di sette impeccabili attori, diretti dalla sempre prolifica regia di Raffaele Romita, ha portato sul palcoscenico del Traetta “La commedia degli equivoci”.

Trasposizione che, pur fedele all’originale shakespeariano, non è stata priva di coloratissimi elementi di modernità, quali i costumi (a cura di Franco Colamorea) e il trucco di scena dei due personaggi femminili, Adriana e Luciana (Mariantonia Capriglione e Liliana Tangorra).

Lo spettacolo si è inserito nell’ambito del WWW Shakespeare – Week With Shakespeare, festival ideato da Fatti d’Arte e giunto alla sesta edizione, che ha letteralmente invaso ogni angolo del centro antico con attività dedicate al Bardo.

Quella proposta dalla regia di Romita è una pièce che, accendendo i riflettori sugli elementi portanti della produzione comica shakespeariana, ne dimostra l’universalità e la contemporaneità. A partire da una scenografia geometrica cromaticamente uniforme, composta da ripiani posti ad altezze diverse, scale e porte girevoli.

Il tutto funzionale a una recitazione basata su quella mimica e gestualità, quasi acrobatica, propria della “commedia dell’arte” a cui l’adattamento di Fatti d’Arte non ha mancato di attingere.

D’altra parte, un intreccio narrativo basato su una serie di equivoci generati dalla presenza del “doppio” ben si presta a una rivisitazione che faccia tesoro della tradizione plautina “elevata al quadrato”.

Ai due fratelli gemelli omonimi, separati alla nascita, infatti, si affiancano, nell’opera del Bardo, anche i servi identici.

Due coppie “speculari” che, ritrovandosi ad Efeso, generano gran scompiglio e confusione. Sberle e buffi litigi tra servi e padroni, tra moglie e marito, dai risvolti comici e bizzarri hanno condotto il pubblico del Traetta in una full immersion della comicità senza tempo che dal teatro latino si è tramandata, attraverso la drammaturgia elisabettina, fino ai nostri giorni.

A dare spessore al minimalismo scenografico, un gioco di luci accompagnato da musiche, sulle cui note brevi e studiate coreografie consentivano cambi di scena e costumi, rendendo partecipe lo spettatore dell’intera magia del teatro.

Efficace l’interpretazione degli attori in scena, fortemente presenti sul palco sia fisicamente sia mentalmente, perfettamente calati nei panni dei personaggi in ogni dettaglio, dal movimento alla gestualità accentuati al tono e ritmo della voce.

Uno spettacolo scoppiettante che ha polarizzato l’attenzione, regalando sorrisi e riscuotendo gli applausi non solo degli estimatori dell’universo shakespeariano ma di tutti gli appassionati di teatro.

Ad ulteriore testimonianza dell’intramontabile estro artistico del Bardo e della giusta scelta, tutt’altro che anacronistica, di rappresentarlo ai nostri tempi.

Le foto sono di Massimiliano Robles