Il laboratorio creativo di Beatrice Antolini

L'AB è l'ultimo disco di Beatrice Antolini, poliedrica polistrumentista e cantautrice originaria di Macerata

L’AB è l’ultimo disco di Beatrice Antolini, poliedrica polistrumentista e cantautrice originaria di Macerata. Nelle recensioni pubblicate finora in Rete si sprecano i paragoni con Tori Amos e Kate Bush, e in effetti tanto i brani come la voce di Beatrice potranno ben ricordare queste due celebri cantanti anglofone. L’AB è stato preceduto dai due singoli Second Life e Forget To Be, ed è il suo quinto album, dopo Big Saloon (2006), A Due (2008), BYOY (2011), Vivid (2013), e segue l’EP Beatitude (2014). I brani di questo disco sono stati scritti, arrangiati e prodotti dalla stessa Beatrice Antolini, che ha anche suonato tutti gli strumenti in esso utilizzati: pianoforte, synth, chitarra, basso, batteria, percussioni. L’artwork è a cura di Dorothy Bhawl.

Tra le tante esperienze che può vantare Beatrice Antolini, ci sono collaborazioni coi Baustelle, A Toys Orchestra, Ben Frost, Federico Poggipollini, Angela Baraldi ed Emis Killa, e partecipazioni a rassegne come il Moog Fest Europe, il concerto del Primo Maggio di Roma, Italia Wave a Livorno e Musicultura a Macerata.

L’AB è un concept album che parla del periodo nel quale viviamo. Più in generale, cosa ne pensa Beatrice Antolini?

L’AB non è e non vuole essere una critica, è un’osservazione di alcune nuove meccanicità umane e delle “mutazioni” e dei “cambiamenti” che stiamo affrontando tutti, perché stiamo tutti vivendo in questo momento storico coi suoi risvolti sociali. Non è una questione di età, non è una questione di nativi digitali o anziani analogici, è quasi più una questione energetica. Mi sono resa conto – osservandomi molto – di alcune nuove dinamiche interiori che stavo vivendo e che riconoscevo anche negli altri. È come se sentissimo più o meno tutti le stesse sensazioni esterne “ambientali”, che condizionano il nostro modo di agire e rapportarsi.

Cosa significa L’AB? Beatrice Antolini si vede come un laboratorio vivente?

1. l’ab sono io.
2. lab è un laboratorio chimico di reazioni fisiche e sensazioni dall’esterno all’interno ma anche alchemico di creazione, fusione e miglioramento dall’interno all’esterno. Il mio laboratorio interiore di analisi e osservazione.
3. l’ab sono le prime due lettere dell’alfabeto e quindi un principio.
4. L’ab è un disco spirituale/scientifico.

Cosa vorrebbe Beatrice Antolini?

Penso che già domandarselo sia un buon punto di partenza. Domandarselo veramente, ovvero comprendendo che forse più che consumatori siamo innanzitutto persone e alle persone basterebbero anche cose semplici per stare bene: soprattutto il rispetto reciproco e appunto l’umanità.

C’è dell’insolenza nel silenzio?

Bella domanda! Non so se c’è dell’insolenza nel silenzio: ci sto ancora pensando.
Insilence è scritto attaccato perché è una condizione e la soluzione, la mia soluzione personale. Il disco inizia con la propria soluzione.
Il silenzio inteso come uno stato di calma di grazia e di consapevolezza. Un modo per difendere il proprio io. Un modo per non cadere nella meccanicità e nell’adeguarsi per forza ad un modo di fare e di vivere che a volte non mi rappresenta.
Non è un’esclusione ma piuttosto una sopravvivenza senza dover per forza fare gli eremiti, all’interno di questa società ma senza farsi mangiare, senza rinunciare alla propria verità e cercando di essere veramente autentici.
Senza dover essere come gli altri per venire apprezzati.
Senza dover riempire il tempo di un bellissimo niente.
La bellezza del mondo è già dentro ognuno di noi, ma chi non la cura graverà su tutti gli altri: per questo mi difendo, per mantenere la gioia e il rispetto alla vita e a me stessa. E nessuno potrà portarmi via quello che ho creato, costruito. E che difendo in silenzio.

In silenzio, parla in silenzio, in silenzio
In silenzio, vivi in silenzio
In silenzio

Come potrebbe essere una vita differente di Beatrice Antolini?

Second Life è principalmente un augurio che volevo fare a me stessa di cambiamento e miglioramento personale, di slegare alcuni  “nodi”, alcuni blocchi mentali ed emotivi sui quali lavoro ogni giorno. Credo che la vita sia un viaggio al quale non bisogna rinunciare per paura, un viaggio nel quale bisogna sempre ricercare fuori e dentro di se.

Second Life parla di una seconda vita, può essere spiegato a due livelli di lettura. Il primo è proprio semplice, ovvero un farsi delle domande su come potrebbe essere una seconda vita, cosa si cambierebbe rispetto a questa che si ha ora, interrogarsi sulle proprie debolezze e paure e cercare di superarle. Il secondo livello invece è più complesso: Second Life è anche una realtà parallela, quella che viviamo oggi anche con i social e i caratteri ascii o gli emoticons non sono altro che le nostre emozioni surrogate, ormai minimali, senza sfumature, bold come il carattere, solide e geroglifiche. Una specie di marchio: infatti sono dei tatuaggi che mai potranno cancellarsi. Una sorta di lotta tra questa realtà virtuale e surrogata e la vita reale. La lotta per poter di nuovo provare emozioni spontanee, variopinte e indefinibili e quindi “umane”.

Nella mia seconda vita
sarò più forte
più adorabile
nella mia seconda vita
ogni forza che avrò 
la userò per non lasciarti andare
ne sarò capace, amore