Storie vere di una nave fantasma è l’ultimo album dei Nuju, folk band calabrese di adozione emiliana. Il lavoro è uscito il 9 marzo, a poco più di un anno di distanza dal precedente disco, Pirati e Pagliacci, ed è stato anticipato dai due singoli Denaro e Una faccia una razza. Ad impreziosirlo l’artwork del fumettista, grafico e videomaker Lorenzo Menini. I Nuju nascono nel 2009, e questo è il loro sesto album in studio; sono vincitori di numerosi premi.
I Nuju sono: Fabrizio Cariati (voce, synth, cori), Marco Ambrosi (chitarre, bouzouki), Stefano Stalteri (batteria, percussioni), Gianluca Calò (basso), Marco Giuradei (fisarmonica, organo, synth).
In che senso queste sono Storie vere di una nave fantasma?
Be’, il titolo del disco è abbastanza esplicativo ed esplicito, in quanto la nostra idea è stata quella di raccontare delle storie di personaggi senza luogo e senza tempo: ecco perché fantasmi. Abbiamo voluto toccare argomenti profondi senza scavare troppo, sollevare delle riflessioni con la leggerezza scanzonato delle canzoni, senza voler giudicare, ma con la speranza che gli ascoltatori possano identificarsi e riconoscere qualcuno in queste storie. Spesso le storie che narriamo sono caricature, parodie o semplice racconto di fatti realmente accaduti, a noi, conoscenti o persone che incontriamo in genere nella vita quotidiana; i Nuju lavorano tutti in campo educativo e nel sociale.
Quando componiamo le canzoni, i testi e le storie fanno riferimento al periodo e al contesto che viviamo. Per questo i nostri dischi sono sempre dei concept album, una fotografia di un preciso momento storico, politico e culturale che i Nuju stanno vivendo. Fanno eccezione una o due canzoni che sono state scritte qualche anno fa, ma che non erano ancora pronte o non avevano trovato, appunto, il concept giusto o il vestito migliore.
Ogni brano di questo disco gode di una sua tavola originale
Già da un po’ collaboriamo con Lorenzo Menini come videomaker. Durante queste collaborazioni abbiamo scoperto il suo talento come fumettista e ci è venuto naturale chiedergli di illustrare l’album come se fosse una graphic novel. Abbiamo chiesto in prestito le sue matite per rappresentare le nostre storie surreali, al limite tra reale e immaginazione. Ovviamente ogni tavola è nata dopo un attento ascolto dei brani, che poi sono stati reinterpretati con forme e colori, creando un intreccio magico di sensi, nel quale vogliamo che l’ascoltato si perda.
Come è stato registrato questo disco?
Il disco è stato registrato quasi interamente in presa diretta, eccezion fatta per alcune sovraincisioni e per gli ospiti. Questo perché siamo principalmente una live band, che si esprime al meglio dal vivo. Per questo motivo abbiamo voluto registrare guardandoci in faccia, suonando in cerchio, agitandoci e sudando come se stessimo suonando davanti a un grande pubblico, incitandoci a vicenda. Durante le sessioni di registrazione – per mantenerci forti – non sono mancati pranzi con paninazzi, pizze, insalate di riso, nduje, salsiccie, birre e vino. Inoltre l’accoglienza per i tanti ospiti che sono passati a trovarci in studio per noi è sacra, come anche creare un rapporto intimo con il produttore Andrea Rovacchi e il fonico Gabriele Riccioni (che ci segue anche dal vivo): dunque, cosa c’è di meglio di una bella “mangiata”?
In Storie vere di una nave fantasma i Nuju non si limitano a cantare in italiano
I nostri dischi hanno sempre avuto un’impronta world, più da un punto di vista musicale che testuale, anche se abbiamo sempre mescolato le lingue: non è la prima volta che lo facciamo, quindi. Il nostro cantante è nato in Germania e lì ha vissuto fino ad undici anni, essendo quindi madrelingua, qualche volta abbiamo affrontato il tema dell’emigrazione direttamente in tedesco. In occasione di un brano pensato per un progetto con i Modena City Ramblers abbiamo cantato il ritornello in dialetto calabrese e, prima ancora, abbiamo scritto una canzone in inglese maccheronico. Insomma, non siamo nuove a queste contaminazioni e questa volta ci siamo lasciati andare un po’ di più.
Glück è un brano amaro che narra la storia di un emigrante che racconta ai suoi cari di cavarsela egregiamente in terra straniera, ma in realtà sta camuffando la verità; ci è sembrato naturale scriverlo e cantarlo interamente in tedesco. Ci capita spesso di suonare in Germania ed è gratificante quando siamo compresi durante il live. Una faccia una razza, invece, vuole omaggiare la Grecia, per cui il testo è mix tra italiano, greco ed inglese. Onde radio, infine, che vede la preziosa collaborazione di Cesko degli Après La Classe, ha l’ambizione di ricordare la potenza della musica in quanto linguaggio universale, perché in grado di far festa a chiunque e dovunque, nonostante il clima di terrore di questi anni. Pertanto c’è stata l’esigenza di scrivere un testo italo-inglese, arricchito dai flow e dallo slang salentino del mitico Cesko.
I Nuju si sentono pirati?
Per noi la pirateria è uno stile di vita oltre che una scelta artistica. L’etimologia ci rimanda al significato del “fare una prova d’assalto”. Ci sentiamo in dovere di non seguire certi schemi imposti dalla società e di smuovere sempre un pensiero critico. Farsi delle domande è d’obbligo, trovare le risposte è un privilegio. Saremo sempre dalla parte dei più deboli, dei vinti, forse perché da buoni meridionali abbiamo nel DNA la condizione sociale dei Malavoglia, ma oggi più che mai c’è bisogno di schierarsi dalla parte di chi è vinto dalla società. Non siamo dei criminali, ma condividiamo il pensiero di quel pirata che rubava ai ricchi per donare ai poveri… o forse quello era Robin Hood. Va be’, a Sherwood o in mezzo al mare, qualcuno si dovrà pur aiutare!