Nel cuore di Bari, tra le fitte trame dell’antico tessuto urbano, si nasconde un luogo che pochi conoscono davvero e che ancor meno riescono a raccontare. La Chiesa di San Giovanni Crisostomo, immersa tra i vicoli e le case della città vecchia, si rivela senza imporsi. Nessun portale monumentale che ne segnala la presenza, nessuna cupola che l’annuncia da lontano. Un luogo che non cerca attenzione ma che la merita tutta perché racchiude secoli di fede, di storia, di arte, di silenzio eloquente. La meta perfetta per chi non si accontenta dei soliti giri, ma desidera immergersi nell’autenticità di una comunità e scoprirne l’anima più profonda.
Accedervi é avvicinarsi a qualcosa che parla a un altro livello, ben oltre lo sguardo. Qui la Puglia bizantina, colta, greca, teologica, ancora vibra nelle pietre chiare, nella sobrietà delle forme, nella lingua della liturgia. Costruita probabilmente tra X e XI secolo, la chiesa rispecchia in modo sorprendente i principi della spiritualità orientale: una sola navata, un’architettura essenziale, copertura a botte, l’uso sapiente della pietra locale. Tutto è misurato, trattenuto, perfettamente calibrato.

Nulla di superfluo. Nulla che cerchi lo stupore immediato. Ma proprio per questo ogni elemento risplende. La sua essenzialità non è povertà ma intelligenza del sacro; una bellezza che non scalpita che non ha bisogno di luci artificiali o scenografie. Una bellezza che sa sfuggire alle forzature spettacolari della liturgia contemporanea, con il rito cattolico che troppo spesso, influenzato dalle derive vaticanosecondiste, sembra cercare l’intrattenimento più che il mistero.
All’interno della chiesa, la divina liturgia è ancora oggi celebrata in rito greco-bizantino. Le pareti nude, l’ombra densa e la luce naturale che filtra con discrezione rendono il tutto parte di un’unica esperienza. Non ci si sente osservatori ma partecipi. L’orientamento verso l’abside, il gioco delle proporzioni, la pietra che si fa corpo e presenza: tutto concorre nel suggerire che qui la liturgia è forma visibile di una realtà invisibile. Non c’è nulla da “guardare”, molto da vivere. In questa piccola chiesa sopravvive una visione del culto come incontro e come atto comunitario profondo, lontano dalle manifestazioni coreografiche spesso vuote di senso a cui il mondo moderno ci ha abituato.

In questo contesto si colloca la pubblicazione della Guida alla chiesa di San Giovanni Crisostomo in otto passi, di Paolo Scagliarini, edita nel 2025 da La Matrice. Un libro che si presenta come una guida ma di fatto è un’introduzione meditativa. Non un elenco di date e dettagli ma un percorso ragionato in otto sezioni che accompagna il lettore in un cammino attraverso la storia, lo spazio, la liturgia, la teologia del luogo. Il volume si apre con una densa prefazione del teologo barese don Nicola Bux, profondo conoscitore della liturgia orientale e tra le voci più autorevoli in ambito ecclesiale a livello internazionale. La sua lettura della chiesa come “luogo teofanico” – spazio dove Dio si manifesta nella forma e nella luce – diventa la chiave per comprendere l’intero edificio.
Il libro, agile nei numeri (80 pagine, 12 euro) ma intenso nei contenuti, non offre una fruizione rapida ma una lentezza necessaria. Ogni passo – dalla soglia d’ingresso all’abside, dai muri alla luce – è trattato come simbolo, come linguaggio. Si racconta la genesi del luogo, la sua dimenticanza, la sua rinascita nel Novecento come punto di riferimento della comunità greco-ortodossa ma anche la sua permanenza come memoria attiva, come scuola silenziosa di sobrietà e di bellezza spirituale.

San Giovanni Crisostomo è un luogo ancora vivo. È una voce che non si impone con il clamore ma che invita a riscoprire il senso autentico del sacro, della presenza, del rito. Un volto nascosto della città che chiede di essere scoperto senza fretta. Un’esperienza a cui il libro di Scagliarini offre opportuna e preziosa sponda: più che una guida, un compagno di viaggio per imparare a vedere. Chi lo leggerà non guarderà più questa chiesa con gli stessi occhi.
Nella foto in alto, l’interno della chiesa di San Giovanni Crisostomo (foto Paolo Ditonno)




