Quando lo scrittore e poeta Johann Wolfgang von Goethe, padre della letteratura tedesca, aveva trentasette anni, realizzò un sogno che risaliva alla sua fanciullezza: scappò in Italia e vi rimase per due anni. E di scappare scappò davvero, perché i suoi amici non volevano proprio lasciarlo andare. Ma lui aveva una certa età, si era conquistato una bella fama e sentiva il bisogno di affrancarsi dal solito ambiente. Così, senza dire niente a nessuno, alle tre del mattino di un giorno di settembre del 1786, con solo una piccola valigia e un portamantelli, si gettò in una carrozza e urlò al cocchiere, Zwodau!, una cittadina sempre in Cecoslovacchia, da dove, tappa dopo tappa, scese in Italia.
Per Goethe fu come rinascere una seconda volta. Si era, finalmente, lasciato alle spalle quella malinconia che nel resto dell’Europa prendeva il nome di “spleen” o di “ennui” e andava così tanto di moda, ma che a lui, così vitale ed energico, appariva solo come una terribile perdita di tempo. Andava a Venezia e gli sembrava di essere su un altro pianeta. Si recava a Roma, e il pensiero di essere capitato in un mondo del tutto diverso si riaffacciava nella sua mente. Andava a Napoli e riteneva di essere in un posto così bello che lo spirito, una volta lì, non era più lo stesso. Quel viaggio lo stava cambiando in un modo che neppure poteva sospettare. E paragonando il nord al sud d’Italia, faticava a pensare di essere nello stesso pezzo di continente. Eppure, Goethe non poteva immaginare che, a secoli di distanza dal suo viaggio, potesse esserci un po’ del sud nel nord e un po’ del nord nel sud del Bel Paese.
Nel cuore pulsante della metropoli lombarda, tra grattacieli scintillanti e negozi di alta moda, si nasconde un luogo che racconta storie di legami tra terre lontane: la fermata Bisceglie della linea M1 della metropolitana. Situata in un’area residenziale e verdeggiante, questo punto di transito non è solo un luogo di passaggio per i milanesi, ma anche un simbolo dei rapporti tra Milano e la Puglia, una regione ricca di storia e cultura.
Inaugurata il 30 dicembre 1966 come parte della prima linea metropolitana di Milano, la stazione Bisceglie ha visto l’espansione tumultuosa dell’infrastruttura urbana, in risposta a un sempre crescente flusso demografico. Con il suo design semplice e funzionale, essa si inserisce nel sistema dei trasporti pubblici milanesi. Il nome Bisceglie non è casuale, ma rinvia proprio alla cittadina in provincia di Bari.
Ma cosa lega Milano a questa località? La risposta risiede in secoli di migrazioni, interazioni culturali e scambi commerciali tra il Nord e il Sud Italia. La Puglia è da sempre considerata una terra dalle forti tradizioni agricole, incentrate nella produzione di olio e vino, oltre che nota per le sue bellezze architettoniche, come i suoi castelli, le cattedrali e i trulli di Alberobello, e il mare cristallino del Salento. A partire dal dopoguerra, molte famiglie pugliesi hanno cercato fortuna nelle città del nord Italia, principalmente a Torino e Milano. Famiglie poverissime hanno lasciato le loro case, portando con sé solo un misero bagaglio per andare a vivere a Milano, nei dintorni della fermata, accanto a vicini di casa che erano anche loro pugliesi.
E non ci misero molto a scoprire che i loro volti erano conosciuti e che parlavano un dialetto molto simile al loro. E, difatti, erano quasi tutti proprio di Bisceglie e si erano ritrovati, per un caso fortuito della vita, proprio nello stesso quartiere. Così potevano ricominciare sentendosi meno soli. La fermata Bisceglie diventa, poco a poco, più che un luogo fisico soprattutto una sorta di crocevia emotivo. Molti migranti pugliesi viaggiavano su questi vagoni per raggiungere la propria nuova vita o per tornare a casa. Scene quotidiane nei dintorni della stazione vedevano madri stringere al petto i loro bambini mentre raccontavano storie antiche, ambientate in quel mare azzurrino, e bravi pugliesi cantare nelle lunghe corse verso il centro, dove si andava a lavorare.
Negli anni, alcuni residenti milanesi originari della Puglia hanno cominciato a organizzare eventi culturali nella zona attorno alla fermata Bisceglie. Feste tipiche pugliesi sono state celebrate nei centri sociali, facendo da ponte tra le diverse comunità presenti nella città. Questo ha permesso anche ad altri abitanti delle zone limitrofe di conoscere le usanze gastronomiche locali, come orecchiette alle cime di rapa o i pasticciotti. Oggi “Bisceglie” non è solo un punto nevralgico dei trasporti pubblici ma anche un centro vitale dove convivono diverse culture. Le tradizioni culinarie si mescolano e i piccoli ristoranti della zona offrono piatti tipici della tradizione pugliese.
La stazione stessa è diventata nel tempo un elemento artistico degno di nota nel tessuto urbano. Una serie di murales dedicati alla cultura pugliese arricchiscono lo spazio circostante la fermata. Opere che celebrano non solo la storia della Puglia ma rendono onore ai contributi delle comunità migranti nel vasto mosaico culturale milanese. E, camminando per le vie di questo quartiere milanese, sembra di essere davvero in Puglia, con il suo mare, i suoi ulivi, la sua murgia. E nonostante Milano cambi ogni giorno, a vista d’occhio, questa fermata e questa fetta di città sembrano come essere ferme nel tempo, cristallizzate. Mantengono ancora intatta la loro storia.
La fermata continua a essere testimone silenzioso degli arrivi e delle partenze quotidiane, mantenendo viva l’eredità culturale del sud d’Italia. E se Goethe tornasse in Italia oggi, forse, non considererebbe così diversi nord e sud, ma vedrebbe un’unica grande terra con numerosi punti di contatto e tante storie da raccontare.
Nelle foto, alcune immagini della stazione “Bisceglie” della metro a Milano