Il silenzio non è mai stato così assordante

La mostra organizzata dal Circolo fotografico al Torrione di Bitonto, si rivela un sorprendente viaggio alla riscoperta della dimensione più semplice e autentica della vita

Il Torrione Angioino, storica fortezza medievale nel cuore di Bitonto, ha ospitato, negli ultimi giorni, una mostra fotografica di notevole interesse artistico e culturale. L’iniziativa, frutto dell’ingegno e dell’impegno dei soci del Circolo Fotografico, intitolata Il Silenzio – assenze/connessioni, è stato un invito a un viaggio emozionale attraverso le immagini, esplorando le molteplici sfaccettature di un concetto spesso trascurato nella frenesia della vita moderna.

Un tema universale, quello del silenzio, che tocca profondamente l’animo umano. Una dimensione dello spirito che offre opportuni spazi di introspezione e riflessione; il terreno più fertile in cui far germogliare relazioni interpersonali, improntate alla verità e all’audacia dei sentimenti. “Il silenzio è il linguaggio di tutte le forti passioni, dell’amore, dell’ira, della meraviglia, del timore…”, scriveva Giacomo Leopardi. In un’epoca caratterizzata da un incessante bombardamento mediatico, appare come un’opportunità perduta o come uno spazio sacro da riconquistare.

L’idea alla base della mostra è stata far riflettere su quanto un momento di raccolta meditazione possa rivelarsi potente e rivelatore. Gli organizzatori hanno selezionato opere fotografiche che catturano istanti in cui il silenzio si fa protagonista: paesaggi desolati, volti pensierosi, corpi come sospesi, scenari apparentemente deserti ma in realtà intrisi di fervida umanità.

La selezione degli scatti è stata curata con meticolosa attenzione. I fotografi emergenti hanno interpretato il tema della mostra secondo una propria visione personale, creando un mosaico complesso e variegato, ma anche davvero stimolante, di immagini ed emozioni.

Tra le altre, particolarmente significativa una foto di Antonella Grumo, all’apparenza molto semplice ma ricca di significati: all’interno di una stanza illuminata dalla sola luce naturale, è seduta sul letto un’anziana, con accanto dei libri, che guarda fuori della finestra oltre la quale si scorgono le facciate di alcuni palazzi. Fuori da quella stanza buia, s’intravede la luce del mattino. E la donna sembra rapita da quella realtà poco lontana dai suoi occhi.

Un gesto così semplice, così familiare agli occhi dello spettatore eppure così ricco di pathos. L’immagine riporta subito alla mente il lungo periodo di quarantena nel 2020, quando tutti eravamo chiusi in casa, senza la possibilità di contatti con il mondo esterno. In quei giorni siamo stati costretti a fare i conti con noi stessi, ad osservare il mondo solo dalla finestra; sognando un futuro più felice e sicuro. La fotografia rinvia ad una dimensione molto personale, intima, grazie all’atmosfera creata dal contrasto delle luci: il buio della stanza fa pensare alla solitudine e all’occasione di riflettere in silenzio su quello che ci perdiamo, su quello che non viviamo. Osserviamo il tempo che scorre proprio davanti ai nostri occhi.

Un’altra foto di Domenico Tangro raffigura un uomo all’interno di una tenda da campeggio. Tutto intorno è buio, c’è solo una luce che illumina la sua ombra: un corpo ricurvo, le mani sulla fronte trasmettono sconforto. L’impressione è che quell’uomo si lasci trasportare dalle sue emozioni una volta solo e al buio. E’ proprio quando siamo soli, infatti, che ci sentiamo legittimati a togliere ogni maschera o filtro ed essere realmente noi stessi.

L’allestimento della mostra è stato progettato per offrire al pubblico un’esperienza immersiva. Le opere, disposte lungo le pareti del camminamento circolare alla base del Torrione, hanno dato vita a un percorso che incoraggia la contemplazione e l’interiorizzazione dei messaggi trasmessi dalle fotografie. Particolare attenzione è stata riservata all’illuminazione, con luci soffuse in grado di creare un’atmosfere avvolgente capace di intensificare l’impatto emotivo delle opere esposte.

Oltre ad essere una grande opportunità per artistiche riflessioni individuali, “Il Silenzio” si pone anche come “fenomeno culturale”, capace di promuovere dibattiti socialmente rilevanti su temi come benessere psicologico ed equilibrio interiore nell’era contemporanea. Un dibattito che si rivela estremamente interessante e propiziatorio di nuovi “acquisti”: molti giovani fotografi, infatti, si sono detti pronti ad intraprendere collaborazioni con il Circolo Fotografico, con ll’dea di esplorare ulteriormente un argomento così carico di suggestioni.

In definitiva, la mostra ha agito come uno straordinario richiamo alla bellezza della vita quotidiana, alla semplicità delle persone e delle cose. Un invito a fermarsi qualche istante per ascoltare quel “nulla” pieno d̔’ogni possibilità; quella dimensione intangibile, dimenticata dalla velocità dei nostri tempi, ristabilendo una connessione essenziale tra noi stessi ed il mondo circostante.

Alla fine della mostra è stato possibile portar via le stampe delle foto, e ai visitatori è stata offerta la possibilità di consegnare a un quaderno le sensazioni provate guardando la mostra.  “Quando sono solo, il silenzio sembra quasi assordante, ma quando inizio a parlare con me stesso ritrovo il piacere della mia compagnia. Della mia essenza. Sono me stesso”, ha scritto qualcuno con grande efficacia, svelando la forza nascosta di una dimensione nella quale possiamo trovare risposte inattese alle domande più complesse della nostra esistenza. Come ha sottolineato Francesco Comello, il celebre fotografo intervenuto in chiusura dell’esposizione.