A Natale si è tutti più buoni. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase? Chi non si è ritrovato a disquisire, nella cena della vigilia, sulla bontà “richiesta” a Natale? In realtà, il rischio di relegare la generosità a questo particolare momento dell’anno, dimenticandosi del prossimo nella rimanente parte, è sempre in agguato.
E, tuttavia, è innegabile che, in alternativa ai riti e alle banalità del consumismo, il Natale può essere davvero l’occasione per vivere più intensamente i rapporti con gli altri, dedicandosi alla solidarietà, all’inclusione e all’accoglienza. In questi giorni, il freddo dell’inverno e quello interiore di tante persone sole e sfiduciate coincidono, causando ulteriore malessere sociale, in contrasto con l’atmosfera di gioia e spensieratezza che il calore delle luci nelle strade suggerisce. Le iniziative di solidarietà proposte da parrocchie, associazioni e rete del sociale rappresentano, dunque, l’occasione per fare di sè, del proprio tempo e delle risorse in più di cui si dispone, il dono da consegnare alle famiglie, ai bambini, agli anziani in situazioni di disagio.
Dal Rapporto della Caritas diocesana Bari-Bitonto su povertà e l’inclusione sociale, pubblicato recentemente, si evince come, insieme alle tradizionali emergenze, sia sempre più grave un’altra fragilità sociale: la salute mentale. Il documento, focalizzando l’attenzione sulla realtà del capoluogo e dell’area metropolitana barese, sottolinea come “in contesti di povertà ed esclusione sociale, i fattori di stress psicologico e le difficoltà economiche si intrecciano, generando circoli viziosi che possono contribuire all’insorgere di disturbi mentali quali ansia, depressione, disturbi da stress post-traumatico e, nei casi più gravi, disturbi psichiatrici”. Le Caritas parrocchiali registrano oltre 500 persone con problematiche legate alla salute mentale.
Paradossalmente le luci di Natale accendono i riflettori sulle numerose solitudini che caratterizzano i nostri contesti sociali. Ormai è evidente che la povertà non sia soltanto di natura materiale. Oggi va combattuta, forse ancor di più, quella psicologica, così stranamente invisibile nell’era della “visibilità a tutti i costi”. Il report della Caritas, intitolato Pozzi di speranza (clicca qui), elenca i fattori di rischio strettamente connessi agli stili di vita che non sono, per la maggior parte dei casi, virtuosi e sani. Lo stress cronico, legato alla lotta quotidiana per soddisfare bisogni fondamentali come cibo, alloggio e sicurezza economica, difficoltà ad accedere alle cure sanitarie, crea un disagio costante che può influire sull’equilibrio emotivo e psicologico. L’esclusione sociale di molte fasce deboli spesso allontana le persone dalle reti di sostegno, che costituiscono una leva fondamentale per il benessere psicologico. L’emarginazione e il giudizio sociale associato alla povertà fanno aumentare il senso di vergogna e di svalutazione, amplificando sentimenti di inadeguatezza, sconforto e depressione.
Ancora: il disagio abitativo costituisce un’altra causa di solitudine ed emarginazione, come rivela il rapporto della Caritas. “Negli ultimi decenni, le trasformazioni sociodemografiche che hanno interessato l’Europa e l’Italia – spiega il documento – hanno determinato significativi cambiamenti nel modo di concepire il diritto all’abitare, coinvolgendo sia gli spazi pubblici sia quelli privati. Fenomeni come l’invecchiamento della popolazione, le dinamiche migratorie, l’evoluzione dei modelli familiari, il crescente divario sociale e l’impoverimento di fasce sempre più ampie della società hanno messo in evidenza la necessità di ripensare gli spazi abitativi in funzione di nuovi bisogni e delle mutate configurazioni delle reti sociali”.
Ai cambiamenti sociali si aggiungono, dunque, i contesti urbani che si allontanano sempre più dalle esigenze dei cittadini, con tutti i processi di gentrificazione che hanno stravolto l’identità di molte aree, trasformandole in poli di turismo incontrollato e snaturando il tessuto locale. All’aumento degli appartamenti adibiti a strutture ricettive, spesso sprovviste di certificazione, corrisponde una diminuzione del mercato delle locazioni di lungo periodo. L’aumento dei canoni di affitto, collegato anche all’impennata turistica, e l’inaccessibilità ai mutui, genera costante incertezza per una nutrita fetta di popolazione giovanile come gli studenti universitari, i giovani laureati e i neo lavoratori che vedono nel cohousing l’unica soluzione non potendo affrontare gli elevati costi di gestione di una casa.
I focus “salute mentale” e “disagio abitativo” illustrano solo due aspetti della povertà. Ovviamente le 13.446 persone (di cui 3015 per la prima volta nel 2023) che si sono affacciate ai centri d’ascolto delle parrocchie richiedono sostegno socioeconomico a causa della disoccupazione, di problemi legati alla giustizia e alle dipendenze. A complicare il quadro ci sono poi i problemi familiari: conflittualità, monogenitorialità, violenza domestica, gravidanza, detenzione di un genitore. Aspetti che aprono quegli scenari di solitudine e abbandono che possono esplodere in situazioni di grave disagio, di frustrazione, fallimento e delusione. Tutti fenomeni che, se non incanalati, diventano le micce di episodi di violenza di ogni tipo.
Allora, non sarebbe il caso di evitare inutili ragionamenti? Se sia necessario essere più buoni a Natale? Non sarebbe meglio contribuire con gesti semplici ma concreti, come quelli messi in campo da tante realtà cittadine, nel rendere il Natale una vera festa della generosità, dell’inclusione e dell’altruismo? Basta affacciarsi a una delle parrocchie della città di Bari, che invitano fedeli e cittadini a donare pacchi di prima necessità. Come, ad esempio, l’iniziativa Avvento di Carità, proposto dal Preziosissimo Sangue in San Rocco. Si può fare un gesto gentile e creativo con l’iniziativa Scatole di Natale, promossa dall’Associazione In.Con.Tra: l’idea è mettere in una scatola, magari decorata a tema natalizio, un capo di abbigliamento caldo (maglioni, guanti, sciarpe, cappello di lana), un prodotto di bellezza, un dolce, un passatempo e un bigliettino di auguri e consegnarlo nei punti di raccolta segnati sulla locandina alla pagina facebook dell’associazione (clicca qui).
Sempre con In.Con.Tra. si potrebbe condividere parte delle feste, partecipando da volontari alle iniziative previste alla vigilia di Natale, con gli operatori dell’Unità di Strada che, vestiti da Babbo Natale, distribuiscono cena, panettoni e regali alle persone fragili e ai bambini. E a Santo Stefano, in serata, alla distribuzione delle caldarroste o il 31 dicembre, in collaborazione con l’assessorato al welfare, rendendosi utili per il Cenone degli abbracci o il primo gennaio al Pranzo degli abbracci. E, infine, alla Festa della Befana in via Barisano da Trani nel quartiere San Paolo.
Senza dimenticare che le parrocchie organizzano periodicamente pranzi per i senza fissa dimora o la distribuzione della cena in piazza Balenzano, nel quartiere Madonnella. Come fa ogni martedì la Comunità di Sant’Egidio. Un fattivo contributo alle tante persone in condizioni di fragilità lo offre anche l’Unità di Strada gestita dal Caps Area 51 (clicca qui).
Le iniziative della rete del sociale barese sono attive quotidianamente e non solo a Natale: per partecipare basta scaricare le app Bari social e Bari aiuta, quest’ultima organizzata in sette sezioni che raggruppano i servizi per target di utenza: informazione e orientamento, minori, disabili, adulti in difficoltà, anziani, immigrati, altri servizi. In riva alla spiaggia di Pane e Pomodoro, per esempio, è stato allestito un albero di Natale, da parte dell’associazione Smile, che ogni cittadino può allestire a proprio gusto, e dove ogni bambino può lasciare la propria letterina. E ancora, le attiviità di animazione (clean up, tombolate, pet therapy) promosse dal Comune e dal Primo Municipio, intitolate Natale viene dal mare: i cittadini sono invitati a lasciare i doni per le persone in difficoltà che saranno consegnati alle sedi cittadine della Caritas.
Forse è il caso di lasciarsi interrogare da questo periodo, ricco di contrasti fatti di luce esteriore e ombre interiori. Contro l’individualismo dilagante non sarebbe male ricordarsi che nessuno si salva da solo; che aiutare o semplicemente regalare gesti gentili cambia la prospettiva di una giornata. Ebbene, da Natale, sì da ogni Natale, si può ricominciare ad essere tutti più buoni.