Lo sviluppo economico della Puglia deve molto a Federico Pirro

Con gli studi, l'insegnamento e le numerose consulenze, il professore appena scomparso, lascia un'eredità importante per capire l'evoluzione di un Sud laborioso e competitivo

Nella vita ci sono incontri e conversazioni che lasciano un segno profondo. La scomparsa del prof. Federico Pirro suscita sentimenti di profondo cordoglio ma, soprattutto, riempie il cuore di sincera e intensa gratitudine, in particolare tra quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo e poter dialogare con lui. Barese, storico dell’industria e docente per quarant’anni all’Università di Bari, Pirro è stato punto di riferimento per chiunque abbia voluto comprendere lo sviluppo economico del Mezzogiorno.

Il professore ci ha lasciato all’età di 78 anni, dopo aver insegnato con mirabile passione e sicuro profitto per i tanti suoi allievi, e ricoperto incarichi di presidente, vicepresidente e consigliere d’amministrazione di diverse e importanti società pubbliche e private, operanti nei comparti del finanziamento alle imprese, della meccanica, del turismo e dell’edilizia. Non si contano, poi, gli incarichi come consulente economico e storico di istituzioni pubbliche e private: dalle giunte regionali pugliesi degli ultimi decenni alla Confindustria ad imprese e fondazioni. Editorialista della Gazzetta del Mezzogiorno, è stato autore di saggi e volumi sulla storia dell’industria meridionale e pugliese, analizzata alla luce dell’apporto offerto da autorevoli personalità in particolari contesti politici. Tra le sue opere più note Il laboratorio di Aldo Moro (Dedalo, 1983), Il Mezzogiorno fra utopia e realtà (Dedalo, 1984), Stato, industria e società in Terra di Bari (1943-1970) (Edizioni dal Sud, 1989), Studi sullo sviluppo industriale nell’Italia del Sud (1993-2009) (Cacucci, 2010).

 

Ricordo con particolare intensità un’intervista che ebbi l’occasione di realizzare con lui nel 2020 per la rivista Epolis Bari in Week. Una conversazione che si trasformò presto in una lezione appassionata sulla storia industriale del Sud, arricchita da straordinaria competenza. Pirro parlava dello sviluppo del Mezzogiorno con una passione contagiosa e con l’autorevolezza di chi aveva dedicato tutta la vita a studiarlo e raccontarlo. In quell’intervista volle evidenziare come la crescita economica del secondo dopoguerra, culminata nel cosiddetto “miracolo economico” tra il 1958 e il 1963, fosse stata il risultato di scelte strategiche precise. E tra queste, la liberalizzazione degli scambi, adesione alla Ceca, la costituzione dell’Eni nel 1953, la riforma agraria e la nascita della Cassa per il Mezzogiorno nel 1950. E ancora, l’adesione al Mec nel 1957, la realizzazione delle infrastrutture autostradali, la nuova politica industriale nel Sud con la legge 634 del 1957, la nazionalizzazione dell’energia elettrica nel 1962 con la nascita dell’Enel. Ogni parola accompagnata da riferimenti precisi, frutto di una memoria prodigiosa e di uno studio continuo.

Tutta la storia intellettuale e professionale del professore testimoniava il suo speciale legame con la sua terra e con il suo sviluppo, del quale era stato promotore e testimone oltre che studioso. Tra i suoi “cavalli di battaglia”, l’analisi della nascita del triangolo industriale Bari-Brindisi-Taranto, simbolo dello sviluppo del Sud negli anni Sessanta. “Nel 1959 iniziarono i lavori del Petrolchimico a Brindisi, nel 1960 venne posata la prima pietra del Siderurgico di Taranto e nel 1962 entrò in produzione il Pignone Sud a Bari, voluto da Enrico Mattei”, spiegava. Una vicenda economica, ma anche umana e sociale, che non fu certo priva di problematiche, soprattutto ambientali. Aspetti su cui Pirro invitava ad esprimere giudizi improntati ad un giusto equilibrio, senza cedere a letture catastrofiste.

La sua analisi, del resto, era sempre lucida e oggettiva, capace di cogliere sia le criticità che le potenzialità di ogni fenomeno. Durante la famosa conversazione, ricordò anche l’attenzione crescente dell’opinione pubblica verso i fenomeni economici e culturali dell’epoca, di cui sono testimonianza i grandi convegni che si organizzavano a Bari nei primi anni Sessanta, per disegnare il futuro della crescita della regione, e il ruolo centrale della Fiera del Levante nel veicolare e promuovere idee e iniziative che, innestandosi nel circuito virtuoso dello sviluppo dell’intero paese, furono in grado di favorire la crescita e il benessere della regione.

La sua visione, però, non si limitava alla lettura del passato: il suo sguardo era rivolto, con specialistica attenzione, alle sfide contemporanee e al futuro della Puglia industriale. Parlava con convinzione del ruolo positivo del Consorzio Asi e delle potenzialità dell’area industriale tra Bari e Modugno, evidenziando la necessità di rafforzare i settori esistenti della meccatronica, farmaceutica, ICT, biomedicale e di connetterli alla filiera produttiva ed economica internazionale.

Un esempio concreto della sua grande capacità di analisi e divulgazione su una materia così ampia e complessa, lo aveva offerto recentemente in occasione di un convegno organizzato dal Centro Ricerche di Storia e Arte a Bitonto. La relazione sul primo Novecento in Puglia era stata illuminante, ricca di novità e spunti di riflessione. Pirro aveva esortato il Centro Ricerche a proseguire la ricerca sulla storia del Novecento e, in particolare sulla storia industriale, sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria storica come strumento di crescita collettiva.

Le sue parole, i suoi insegnamenti e il suo esempio continueranno a rappresentare una guida preziosa per chi intenda studiare, nei più svariati campi il territorio pugliese, nella consapevolezza di quelle radici senza le quali il recente e attuale sviluppo non sarebbero comprensibili.

Nella foto in alto, Il prof. Federico Pirro (foto Imagoeconomica)