Il segreto della longevità? Cibo genuino e movimento

Alimentazione e stili di vita al centro di CiBari, l'evento con cui il capoluogo pugliese si candida a capitale dell’alimentazione sana e sostenibile

Il villaggio di CiBari, il cibo della salute, è stato l’occasione per un’interessante e utile riflessione su quanto l’alimentazione sia fondamentale per il benessere personale e collettivo, grazie alla stretta sinergia tra nutraceutica, nutrigenomica, microbiota intestinale e agricoltura.

Giunto alla sua seconda edizione, l’evento, rivolto a candidare la Puglia, con il capoluogo, a capitale dell’alimentazione sana e sostenibile, è stato organizzato dal Centro Interdipartimentale Cibo in Salute dell’Università di Bari in piazza Ferrarese. Stand enogastronomici, showcooking, masterclass, spettacoli musicali e danza con l’intento di promuovere la “ricetta della buona salute” che passa non solo dai piatti a tavola, ma anche dal contesto sociale, dalle abitudini, dalla qualità dell’ecosistema, dai cambiamenti ambientali. Senza tralasciare gli aspetti che hanno a che fare con l’identità, il territorio, la storia e la tradizione.

Come testimoniano i vari interventi nei diversi tavoli di approfondimento, organizzati nella Sala Murat, affidati a ricercatori, esperti in innovazione tecnologica, istituti internazionali, istituzioni e mondo della produzione, e incentrati sul rapporto tra sana alimentazione, attività sportiva e longevità.

Un aspetto quest’ultimo sul quale hanno portato il proprio contributo di idee ed esperienze esperti in campo nutrizionistico, biologico e medico. A cominciare dal sen. dott. Vincenzo D’Anna, presidente della Federazione degli Ordini dei Biologi, che ha lanciato segnali di allarme per l’avvenire. “Occorre ragionare sui livelli di tossicità che giungono sulle nostre tavole, sulle sostanze nocive che assumiamo senza accorgercene”, ha affermato. “L’impatto tossico dell’ambiente sugli alimenti è molto pesante e deve indurre a pensare alle conseguenze patologiche che ne derivano, anche in termini di infertilità degli uomini e delle donne”, ha spiegato.

D’Anna esorta la scienza infettivologa, epidemiologica e biologica a proseguire l’impegno per scoprire i fattori incidenti. In questo scenario è evidente che le scelte alimentari, le diete siano estremamente collegate al contesto naturale e sociale.

Senza dubbio, la ricerca scientifica sta contribuendo ad innalzare sempre di più l’età della popolazione. Ma il punto centrale della questione è come riuscire a creare le condizioni perchè ad una longevità sempre più estesa corrisponda una migliore qualità della vita. Livia Galletti, coordinatrice del Coordinamento Nazionale Biologi Nutrizionisti pone l’accento sulla “nutrizione come crocevia di scelte, di abitudini e di emozioni, oltre che di istanze globali”. L’alimentazione è un “sistema”, dichiara riflettendo sull’efficacia della prevenzione nella cura delle patologie determinate dall’invecchiamento: un metodo anche più economico, senza dubbio, rispetto alla cura per un periodo seppur breve di malattia. La prevenzione deve essere perseguita a livello informativo, sollecitando un cambio di mentalità e di stili di vita attraverso cui spostare sempre più in là la curva della disabilità e delle patologie. E’ innegabile che l’aspettativa di vita si sia innalzata, ma è pur vero che si tende a convivere con un maggior numero di malattie che causano, tra l’altro, carichi pesanti in termini di spesa farmacologica. La fragilità in cui incorre un soggetto in età avanzata non può essere evitata; eppure, in una società anziana, come in particolar modo quella occidentale, non si può prescindere da una sana e giusta prevenzione.

Carlo Sabbà, direttore del Dipartimento di Medicina Interna Univesitaria presso il Policlinico di Bari, fotografa in modo chiaro i fattori che rendono difficoltoso l’invecchiamento, partendo dalla distinzione tra l’età anagrafica e quella biologica: “La longevità non dipende solo dalla genetica; un’importante percentuale della nostra salute è determinata dallo stile di vita, dallo stato psicosociale, dall’esercizio fisico”. La comorbilità e la conseguente polifarmacoterapia soppiantano troppo facilmente l’aspetto della prevenzione.

Sabbà fotografa quei fattori critici che sono dannosi per la salute: il fumo – soprattutto quello ingannevole delle e-cigarettes che, in realtà, avvicina più facilmente i giovani alla dipendenza – e l’alcol, che causa 30.000 morti l’anno, sono i fattori più conosciuti. Ma non minor danno causa la vita sedentaria, incentivata dallo smart working, con i numerosi casi di obesità. Si stima che siano 24 milioni le persone nel paese che conducono una vita sedentaria.

Il medico si sofferma poi sugli effetti negativi dell’ospedalizzazione per i soggetti anziani: un fenomeno che in breve diventa fatale perché la persona che va in ospedale perde tante capacità, colpito dalla “paralisi da pigiama”.

A questa condizione è collegato il fenomeno dell’isolamento, che colpisce tantissime persone anziane. La Puglia è tra le prime regioni quanto ad “abbandono” delle persone più adulte. In questo scenario, secondo il relatore, i medici di famiglia devono tornare a ricoprire un ruolo centrale nell’accompagnamento e nella prevenzione delle patologie e nella cura dei pazienti. Allo stesso tempo occorre incentivare un programma di invecchiamento attivo. “Ogni fattore di rischio descritto, preso singolarmente, potrebbe non rappresentare un problema; ma tutti insieme generano conseguenze devastanti. Ecco perché sono importanti la relazione in famiglia e il rapporto con l’ambiente per la qualità della longevità”, spiega Sabbà. Che poi si sofferma sul valore dell’attività fisica: “Lo sport come attività di piacere, da svolgere nel tempo di svago, può eliminare molti fattori di rischio. L’esercizio fisico quotidiano, vigoroso o moderato, allontana dall’immobilità, aiuta l’equilibrio psicofisico della persona. La capacità di alzarsi e la velocità del cammino sono indicatori della qualità della longevità. L’esercizio fisico, quindi, rientra nella terapia da prescrivere alla popolazione più adulta”.

Con la dott.ssa Valentina Galiazzo della Commissione Nutrizione dell’Ordine dei Biologi di Puglia e Basilicata il tema dell’alimentazione si collega alla fertilità: “Il 15% dell’infertilità è legata alle abitudini della mamma”. Il sottopeso o il sovrappeso, la poliabortività, l’alimentazione possono determinare difficoltà già nell’embrione. E’ bene curare l’aspetto della comunicazione attorno all’alimentazione, come già avviene da qualche anno: basta notare l’interesse per il trend “dieta” nei motori di ricerca o l’efficace utilizzo dei social per l’informazione alimentare. Anche ciò che mangiamo diventa concausa di gravi malattie, di infertilità e l’ambiente attorno a noi gioca un ruolo non marginale: “Bisogna pensare ad uno sviluppo armonico e ragionare sulla sostenibilità dell’ambiente per favorire la longevità”, spiega Galiazzo. “Per ambiente si intende anche l’acquisto di prodotti confezionati in maniera differente; le nostre azioni quotidiane che passano anche da ciò che mettiamo nel carrello riducono l’impatto ambientale”, osserva.

Centrale il discorso dell’ambiente per Luca Muzzioli del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma, il quale individua modelli di alimentazione sostenibile. Il docente che porta avanti un progetto di ristorazione collettiva che attraverso i ragazzi e i bambini intende arrivare ad una maggior consapevolezza alimentare all’interno delle famiglie, descrive cinque comunità di ultracentenari che si trovano negli Stati Uniti, in Costa Rica, in Sardegna, in Grecia e in Giappone.

Comune denominatore di queste comunità oltre ad una dieta che differenzia i tipi di cibi, richiamando quella mediterranea, è la qualità della vita, vissuta dedicandosi ad attività continue e salutari come lunghe passeggiate o l’allevamento delle pecore. Ma soprattutto in questi gruppi è diffusa una concezione di mutuo aiuto tra individui; la percezione di un sostegno reciproco capace di ridurre notevolmente lo stress.

Non si tratta, dunque, di consumare solo legumi, curcuma, alghe e prodotti con polifenoli, carotenoidi o di consumare meno per impattare meno sull’ambiente. Per quanto possa essere ormai accertato che il consumo di cibi animali, le bevande zuccherate, l’eccessivo uso di salse o di cibi ultraprocessati sia causa di tumori o malattie cardiovascolari, oltre ad impattare negativamente sull’ambiente, sentirsi parte di una comunità che cura e sostiene allunga la qualità di vita.

Le foto sono tratte dalla pagina fb di CiBari