A Bari l’attività di alcune sale, a cominciare dallo storico Cinema Galleria al centro città, ci ricorda un tipo di emergenza che incombe sull’intera penisola: l’assenza di sottotitoli, tranne che in alcuni giorni, nella normale programmazione dei film. Un’assenza che è totale per quanto riguarda i film italiani. Non un problema da poco, visto che le persone affette da sordità sono in aumento e quello che un tempo poteva essere scambiato per “vezzo”, oggi è una necessità a tutti gli effetti. Basta navigare in rete per comprendere l’entità del fenomeno.
Si parla, infatti, di circa sette milioni di persone: l’11,7 % della popolazione italiana. Numeri da capogiro, che dovrebbero suscitare una profonda riflessione. Sono davvero poche le sale in tutta Italia che si preoccupano di permettere a chiunque la visione di un film, al di là della sua fama, dei premi vinti in qualche festival e della sua attesa. Se un film, infatti, non garantisce un certo numero di spettatori, all’interno di una società dove il capitale è essenziale, non vale neppure la pena trasmetterlo in lingua originale e prendersi la briga di inserire i sottotitoli.
Ma torniamo alle poche sale baresi, di cui si diceva, che proiettano film con sottotitoli. In realtà, questa buona prassi interessa solo le pellicole in lingua originale e solo quelle più attese. E ancora, solo uno o due giorni a settimana. Una situazione che si replica in quasi tutti i cinema, da nord a sud del paese, e che di fatto determina l’esclusione degli spettatori non udenti. Cittadini (questi ultimi) che non hanno nessuna voglia di attendere che il film passi in tv con i sottotitoli, e che desiderano vivere appieno l’esperienza del cinema, con tanto di luci spente, pop-corn alla mano e uno schermo così grande che sembra abbracciare la sala.
Sarà anche vero che dopo la pandemia il cinema è decaduto; che quella a cui viene dato il nome di “settima arte” è valorizzata solo da pochi. Ma non bisogna dimenticare che davanti a ogni problematica c’è una persona che ha il diritto di trascorrere il proprio tempo libero come più gradisce. Magari andando al cinema con i propri amici, con il partner o anche da solo. E, dunque, è giusto che abbia alla mano una vasta gamma di opzioni e che non si veda intralciato da barriere di qualsiasi genere.
Anche i disabili in sedia a rotelle riscontrano gravi difficoltà a frequentare le sale cinematografiche, poiché sono disponibili al massimo due posti per l’amico/a a due ruote, peraltro isolati dalle altre poltrone e spesso nelle collocazioni peggiori. Quando poi il cinema dovrebbe essere un luogo di svago e di condivisione, non di disagi ed emarginazione. L’arte deve trovare il modo di comunicare a tutti, altrimenti il suo valore universale cessa di esistere.
Siamo nell’era digitale, con l’intelligenza artificiale che viene in soccorso per migliorare la qualità di vita delle persone. Vi è sicuramente una maggiore apertura mentale rispetto al passato, oltre che ulteriore disponibilità di mezzi. E, allora, perché non attivare i sottotitoli al cinema? La risposta è semplice: non vi sono obblighi, quindi il contesto non si adopera per risolvere questa mancanza, esattamente come alcune reti private in televisione, che non hanno alcun dovere al riguardo.
All’estero la situazione in qualche caso è diversa: negli Stati Uniti la legge impone di trasmettere i sottotitoli. Pur limitandosi al fine settimana, tali iniziative sono comunque apprezzate e gradite. Esse rappresentano il cambiamento, il tentativo di costruire un futuro più egualitario per tutti i cittadini. I sottotitoli, in realtà, sono molto utili anche per i turisti, che possono migliorare la padronanza della lingua del posto in cui si trovano, come si vede nella messa in onda dei film italiani a Londra, che vengono proiettati una volta al mese in lingua originale e con le didascalie in inglese.
Si tratta tuttavia di un evento sporadico e limitato alla capitale, posto in cui i sottotitoli sono disponibili solo per le pellicole straniere. Stessa cosa avviene in Francia, dove il fenomeno è presente principalmente a Parigi, in cui la normalità è il film in versione originale (VO) sottotitolato, ma ci sono anche sale che trasmettono gli spettacoli doppiati in francese (VF). In Francia, dunque, ci si serve dei sottotitoli solo per i film stranieri, ma per quelli nazionali la situazione è identica all’Italia.
Tornando al Bel Paese, è il caso di accennare ad alcune belle iniziative, come quella di Fabrizio Savarese, sordo dalla nascita e appassionato di cinema, che è riuscito a convincere i proprietari dei multisala Oz e Wiz a proiettare film in lingua con i sottotitoli in italiano. Sarebbe apprezzabile che i sottotitoli venissero proiettati abitualmente, senza porre limiti di scelta sui giorni alle persone con difficoltà uditive, poiché dinanzi all’arte siamo tutti liberi e uguali. L’arte deve essere a disposizione di tutti senza differenze. E soprattutto queste non devono essere plasmate dalle ragioni di mercato.
Nella foto in alto, Più cinema per tutti, l’iniziativa dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema per permettere, grazie alle audioguide e ai sottotitoli, alle persone con deficit della vista o dell’udito di andare al cinema