(Ri)partire dalla scienza per un nuovo umanesimo

La settimana del polo liceale Sylos-Fiore di Terlizzi per promuovere il dialogo tra scuola e mondo della ricerca universitaria

A scuola, ancora oggi si studiano le scienze, ma non la scienza. Cioè si impara matematica, chimica, biologia, scienze naturali, ma non si impara il metodo della scienza, la sua etica, il ruolo che ha nella società, nell’economia, nella cultura”.  Così annotava il giornalista e scrittore Piero Angela nella sua autobiografia Il mio lungo viaggio (Mondadori, 2017). 

Gli studenti del Polo Liceale Sylos-Fiore di Terlizzi assistono alla lezione di archeoastronomia di Paolo Colona, direttore dell’Accademia delle Stelle di Roma

Con queste informazioni, il maestro della divulgazione scientifica,  scomparso nell’agosto 2022 e noto, soprattutto, per il programma Quark, segnalava un problema, vistoso all’epoca in cui Angela era studente e divenuto oggi ancor più cogente: la mancanza di un “pezzo” fondamentale all’insegnamento scolastico, quello capace di trasformare l’istruzione in cultura diffusa. La questione andrebbe posta in questi termini: in una società come la nostra, che vive ogni giorno profondi e radicali cambiamenti, non sarebbe opportuno introdurre una “filosofia della tecnologia” per capire problemi fondamentali del nostro tempo, sui quali non veniamo aiutati a ragionare?

Al fine di dare più risalto alle discipline scientifiche e arricchire i curricula degli studenti, il Polo Liceale Sylos-Fiore di Terlizzi anche quest’anno ha promosso la Settimana della scienza. Rassegna giunta alla sua quinta edizione – come precisa la dirigente scolastica Anna Maria Allegretta – ha visto esperti della fisica, della matematica, dell’informatica, della medicina, dell’astronomia, dell’astrofisica alternarsi per una settimana nell’aula magna della scuola davanti alla platea gremita degli studenti.

Gli alunni del triennio dei vari indirizzi hanno assistito a interessanti conferenze su temi di scottante attualità, quali l’Intelligenza Artificiale e Chat GPT, modelli matematici applicabili alla realtà, nanotecnologie e loro indirizzo, mondi siderali e telescopi, medicina del futuro, algoritmi. Il tutto con stimolanti rimandi al mondo classico, la storia della scienza e le altre discipline.

Quando è sorta nel 2019, la manifestazione era rivolta innanzitutto agli studenti del neonato liceo scientifico e agli studenti delle Scienze applicate. Rispetto alle scorse edizioni, quest’anno abbiamo pensato di estendere la partecipazione ai ragazzi di tutti e sei gli indirizzi dell’istituto. Data la natura trasversale della scienze nei più disparati campi del sapere, la proposta didattica e di orientamento mira ad avvicinare gli studenti alla comprensione della scienza attraverso la conoscenza delle varie discipline in cui si articola: medicina, radiologia, informatica, nanotecnologie e così via”, afferma Allegretta, illustrando le ragioni alla base dell’iniziativa.

La dirigente scolastica, prof.ssa Annamaria Allegretta (al centro) (Foto: pagina fb Polo Liceale Sylos-Fiore)

Come chiariscono le indicazioni del Ministero dell’istruzione e del merito, la didattica scolastica prevede, in un’ottica di orientamento universitario, l’introduzione delle cosiddette materie STEM, acronimo di science, technology, engineering and mathematics. Non c’è dubbio che la gerarchia delle discipline che sarà indispensabile insegnare andrà sempre più tarata in questa direzione. A beneficio degli studenti sia nella scelta della facoltà universitaria sia per il lavoro che intraprenderanno.

Avvalendoci della presenza di ospiti dall’acclarata competenza scientifica, abbiamo colto l’occasione per riflettere sulle urgenti questioni etiche che l’Intelligenza Artificiale pone a tutti i livelli della nostra società. Abbiamo dunque intervistato due tra i relatori intervenuti a questa “festa della scienza”: il prof. Paolo Colona, astrofisico e archeoastronomo nonché direttore dell’Accademia delle Stelle di Roma, e il dott. Pierpaolo Basile, ricercatore presso il dipartimento d’Informatica dell’Università degli Studi di Bari.

Entrambi, con la loro testimonianza di studiosi e ricercatori, hanno fatto chiarezza su alcuni punti fermi: il sapere umanistico e quello scientifico sono fecondamente intrecciati fra loro come le due facce di una stessa medaglia. Qualsiasi sterile contrapposizione tra umanesimo e scienza non è altro che increspatura di superficie, di poco conto; solo un progresso tecnico-scientifico al servizio dell’uomo può migliorare la nostra esperienza sociale e cognitiva con il potenziale di trasformare radicalmente le nostre vite in molti modi.

Un momento della conferenza del prof. Colona (Fonte: pagina facebook Polo Liceale Sylos-Fiore)

Un umanista di formazione non può prescindere dalla cultura scientifica e viceversa. Entrambe le branche del sapere traggono giovamento reciproco. Il focus del mio intervento si è incentrato su alcuni misteri letterari rimasti per secoli un enigma e che è stato possibile svelare grazie alle tecniche astronomiche. Fin dall’antichità l’astronomia ha rivestito un ruolo centrale per chi studia l’uomo a trecento sessanta gradi. Quanto? Non più di oggi ma certamente molto più di quanto ci potremmo aspettare”, spiega il prof. Colona.

Ma qual è il file rouge che lega fra loro autori così diversi per profilo biografico e percorsi letterari, quali Omero ed Eraclito, Dante e Petrarca, Ovidio e Ariosto? Apparentemente nessuno, poiché ciascuno di loro visse e operò in epoche e contesti storici differenti (stande alone, come dicono gli anglosassoni). Eppure un motivo che li accomuna c’è, come rivela il prof. Colona e risiede nel fatto che “le loro opere abbondano di riferimenti astronomici; anzitutto, i componimenti di Dante e Petrarca, per i quali l’astronomia era foriera di bellezza e perfezione. Nel caso di Omero ed Eraclito, ci sono passi delle loro opere che già in antichità risultavano oscuri nella lettura e, pertanto, ho mostrato come si possa interpretarli attraverso gli strumenti della scienza filologica”.

Colona è critico nei confronti dell’insegnamento tradizionale della matematica nelle scuole e ritiene sia da ritarare la gerarchia delle discipline. “Va benissimo insegnare la geometria euclidea e la matematica di matrice galileiano-newtoniana; senza quelle basi sarebbe impossibile all’università passare a studiare analisi. Credo che compito dell’istituzione scolastica sia educare alla scienza nei diversi livelli in cui essa si articola; sarà poi il singolo studente a fare tesoro di ciascuna possibilità per aggiornarsi e giungere ad un più maturo e robusto grado di autoconsapevolezza”.

E la filosofia? Quale può essere il suo contributo per cercare un nuovo ordinamento del mondo, dopo la crisi dei fondamenti conoscitivi innescata dalla fisica quantistica? “È un errore di prospettiva illudersi che si possa vivere come ai tempi di Platone o Aristotele, i quali basavano l’intero loro sistema filosofico su evidenze reali, cioè sulla realtà oggettiva. Una riflessione filosofica sull’uomo – e non più sull’universo, la cui complessa natura trascende ogni nostra immaginazione – all’altezza delle sfide del nostro tempo, deve partire ponendosi domande che riguardano l’antropologia e l’etologia: cosa è giusto e cosa sbagliato per l’agire umano? Tenendo conto che i percorsi della scienza sono di per sè autonomi e tenderanno a specializzarsi sempre più”, chiarisce Colona.

Oggigiorno siamo circondati da oggetti cibernetici artificiali: elettrodomestici, autoveicoli dominati da intelligenze artificiali. I software che guidano l’IA, sono in grado di elaborare moltissimi dati e modificare le proprie reazioni in base a questi dati. Per esempio, un generatore di testi come Chat GPT ha un unico “affaccio” sull’ambiente circostante, vale a dire l’interlocutore umano che gli pone le domande, i cosiddetti prompt. La risposta di Chat GPT dipende dalla domanda, così come quella successiva dipende dalla risposta che il suo interlocutore umano potrebbe trovare insoddisfacente.

Chat GPT è programmato per fornire sempre la risposta che l’interlocutore vuole sentire: è quella la sua “direzione” e, se devia, l’IA cerca di modificare il proprio comportamento per tendere comunque al proprio obiettivo. Se proprio non riesce a soddisfarlo finisce per scusarsi. Perfino intuire dietro quali dati si celino possibili fini sinistri è, comunque, una reazione a un feedback ricevuto. In alcuni casi noi comuni mortali possiamo costringere l’IA a compiere azioni che anche un utente più esperto, provvisto di competenze informatiche, potrebbe fare”, spiega il prof. Basile.

Pier Paolo Basile, ricercatore presso il dipartimento di informatica Uniba (a sinistra) con gli studenti del Sylos-Fiore (Fonte: pagina facebook Polo Liceale Sylos-Fiore)

Quella portata da Chat GPT è un’accelerazione inaspettata, che propone novità molto interessanti e anche un po’ inquietanti. Quando si avvia una conversazione con questo sistema di intelligenza generativa, è abbastanza difficile capire se il nostro interlocutore sia una macchina o un umano. Il nostro interlocutore macchina introduce nel colloquio tutto il suo bagaglio di conoscenze, ma non ci dà l’accesso alle fonti di queste conoscenze. Il risultato? La nostra conversazione potrebbe basarsi su un bagaglio di fake news. Risulta quanto mai necessario, dunque, confrontarsi con i rischi che questo sistema veicola in modo da esserne tutelati.

Allo stato attuale Chat Gpt è ancora un’IA ‘debole’: sa riprodurre testi plausibili ma fornisce risposte ripetitive, talvolta superficiali. Il rischio non è tanto la disinformazione quanto l’edulcorazione delle risposte, l’appiattimento, che è persino peggio perché non ci consente nemmeno di capire quando siamo in presenza di una disinformazione. Laddove, invece, – puntualizza il ricercatore dell’ateneo barese – un’IA ‘forte’, più simile a quella di un essere umano, avrà in futuro la capacità di risolvere qualsiasi problema o di assolvere compiti e sarà pienamente cosciente per farlo. Attualmente l’IA non ha alcuna intelligenza, si tratta piuttosto di una nuova capacità operativa che resta del tutto nelle mani dell’umanità che ne ha la responsabilità”.

Ma se le IA si autoregolano per definizione, perché allora tutte queste preoccupazioni sul fatto che possano sfuggire al controllo umano? Il punto, forse, è che il controllo che vogliamo esercitare su di loro è il nostro non il loro o, meglio, di chi le ha progettate e commercializzate. Non stupisce, quindi, che l’Unione europea abbia promosso un Ia Act per i paesi membri (ma in prospettiva con la speranza che venga accolto anche al di fuori dei confini dell’Unione) per normare l’utilizzo delle IA.

L’Intelligenza Artificiale è una grande possibilità, una delle più importanti che l’umanità ha oggi a disposizione per risolvere problemi fondamentali come quelli ambientali, le disuguaglianze sociali, le discriminazioni, i crimini. Attualmente i gruppi di ricerca, sia pubblici che privati, sono al lavoro per l’elaborazione di strategie efficaci su come ridurre l’impatto di queste nuove tecnologie sull’ambiente e ammortizzarne i costi. Ad oggi è possibile costruire modelli che riducono il consumo energetico, anche se essi non danno le stesse performance di quelli che, invece, utilizzano i supercalcolatori”, precisa Basile.

Ma, così come accade per le automobili regolamentate da un codice della strada, gli stati possono imporre ai produttori e agli utilizzatori regole rivolte a ridurre i potenziali rischi per gli individui e la collettività. E se gli strumenti legali e concettuali di cui disponiamo non fossero all’altezza delle sfide del digitale? Si pensi all’estensione territoriale della legge, una prassi che funziona nella realtà fisica ma non sul web. Un’azione può essere proibita in Italia e non al di là del suo confine fisico, ma sulla rete questo principio non ha efficacia.

Sebbene la comunità europea abbia tracciato per prima una strada volta alla governance delle nuove tecnologie, si tratta di trovare un giusto equilibrio tra la necessità di normare progresso tecnologico e il dovere morale di sfruttarne le opportunità. L’Unione europea soprattutto deve essere cauta nell’emanare legislazioni troppo limitanti e restrittive che, altrimenti, finirebbero per impattare negativamente sullo sviluppo tecnologico del vecchio continente rispetto ad altri paesi”, sottolinea Basile.

Alcuni studenti del Sylos-Fiore si confrontano con il prof. Basile al termine della sua conferenza (Fonte: pagina facebook Polo Liceale Sylos-Fiore)

Un mondo senza intelligenza artificiale è impensabile quanto un mondo senza automobili. Si tratta di una tecnologia ormai pervasiva, irreversibile, che crea grandi guadagni e che può generarne di ancora più grandi. È irrealistico che possa essere vietata. Cosa, dunque, ci riserveranno gli anni a venire? “I modelli operativi del futuro saranno intelligenze artificiali che punteranno a perfezionare i cosiddetti sistemi multimodali, grazie ai quali sarà possibile combinare diverse sorgenti di informazioni: non solo testo ma anche voce, immagini e così via. Non solo, dunque, il linguaggio verbale ma tutti gli altri segnali mediante i quali è possibile esprimere un concetto o un’idea”, puntualizza il docente.

Di fronte a un cambiamento di contesto epocale, abbiamo il dovere morale di sfruttare queste opportunità, con la consapevolezza, tuttavia, che il risultato finale dipenderà sempre da noi. Ma i non “specialisti” sono preparati a tutto questo? Si tratta di un aspetto che apre uno scenario che non possiamo più ignorare, ovvero quella della formazione. “Questi incontri proseguono e arricchiscono il dialogo che da anni il Sylos Fiore intrattiene con l’università di Bari, attraverso la partecipazione degli studenti a lezioni sia in presenza che online. Puntiamo a consolidare i legami col mondo della ricerca universitaria. Il valore aggiunto di questi incontri? Anzitutto, la formazione dei futuri studenti-cittadini e poi un incentivo all’iscrizione delle studentesse alle discipline scientifiche”, ribadisce la prof.ssa Anna Maria Allegretta.

La battaglia rispetto alla quale non dobbiamo fare alcun passo indietro, è quella per conservare spirito e senso critico intervenendo, il più presto possibile, sui processi formativi dei ragazzi, per renderli consapevoli del mondo in cui stanno entrando. “Da un lato, dobbiamo insegnare loro ad essere creativi, curiosi, coraggiosi; dall’altro, dobbiamo continuare a trasferirgli gli elementi formali della nostra educazione e della nostra scala di valori. Sempre in un’ottica di orientamento universitario, abbiamo attivato percorsi pcto con l’ordine dei giornalisti e l’ordine degli avvocati, insieme all’istituto oncologico Giovanni Paolo II di Bari, struttura nella quale i ragazzi hanno svolto attività laboratoriali. La collaborazione con l’istituto di fisica nucleare ha permesso ad una classe del corso di scienze applicate di recarsi in viaggio d’istruzione al Cern di Ginevra”, conclude la dirigente.

Nella foto, in alto, gli studenti del Polo Liceale Sylos-Fiore insieme ai loro docenti e a Paolo Colona, direttore dell’Accademia delle stelle di Roma presso l’aula magna dell’istituto