Tra gli indiscussi pregi dei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto) vi è la possibilità di integrare, sinergicamente, il sistema formativo con quello produttivo in termini di sviluppo delle capacità di apprendimento permanente dei singoli studenti (long life learning), incoraggiati ad essere più flessibili, plastici e sempre pronti ad apprendere continuamente nel corso della propria vita. Il costante aggiornamento delle proprie competenze e conoscenze, d’altronde, è quanto mai necessario in un mondo in rapida evoluzione e le cui mappe si dilatano ogni giorno di più.

Fedeli a questo tipo di approccio sono anche i Percorsi trasversali per una didattica di genere innovativa e partecipata, realizzati con il finanziamento del Centro per il libro e la lettura e col prezioso contributo di Kaufman Scritture Creative che favorisce la reading literacy con l’utilizzo e la comprensione di strumenti innovativi e partecipativi, coadiuvati da un supporto culturale attivo e di promozione territoriale, coinvolgente e inclusivo. Si tratta di un progetto che, partendo dalla narrazione letteraria, cinematografica e della serialità televisiva, intende sviluppare un percorso di promozione della lettura e di formazione del cittadino consapevole per il tramite della lettura.
Momenti clou dell’iniziativa organizzata dalla Cooperativa sociale Ulixes sono stati due interessanti incontri, rispettivamente il 5 e il 12 dicembre scorsi a Bitonto, con Francesca Palumbo, scrittrice, e Giancarlo Visitilli, docente di lettere e romanziere, entrambi baresi, impegnati da anni nella promozione della lettura tra le fasce più disagiate della società. A dialogare con gli illustri ospiti, Angela Aniello, docente di lettere presso l’Istituto Comprensivo Sylos di Bitonto, e la prof.ssa Mariella Cassano del Liceo classico linguistico Scienze umane Economico sociale “C. Sylos” cittadino. Ecco il racconto appassionato dei due incontri svoltisi l’uno presso il Torrione Angioino, l’altro presso la sala polifunzionale della Fondazione Santi Medici di Bitonto.
Fu tutta colpa di Sylvia Ageloff?
Il romanzo Hai avuto la mia vita di Francesca Palumbo è il racconto intimo e autobiografico di una donna artefice del proprio destino ma dimenticata dalla storia.
di Angela Aniello

“In molti conoscono la vicenda del barbaro assassinio di Lev Trockij per mano di Ramón Mercader del Río, agente segreto spagnolo naturalizzato sovietico, operante nel Nkvd durante il governo di Stalin. Tuttavia, pochi sanno che per avvicinarsi il più possibile alla casa di Trotsky, esiliato in Messico, e poter attuare il suo piano, Mercader si infiltrò nella vita di una donna, Sylvia Ageloff, un’ebrea americana segretaria e traduttrice di Trotsky. Una figura dimenticata dalla storia”, esordisce Francesca Palumbo, scrittrice, blogger e rinomata traduttrice.
Quest’ultima è stata ospite presso il Torrione Angioino per presentare Hai avuto la mia vita (Besa muci, 2021), romanzo storico incentrato su una storia d’amore disperata, frutto di una macchinazione diabolica. Le pagine del libro sono attraversate dalla voce di Sylvia Ageloff, ebrea, militante e attivista americana della cui vita vengono tratteggiati l’attivismo sociale, l’impegno politico, la sua altalenante vita sentimentale e i suoi ideali.
Francesca Palumbo dà voce alla protagonista del suo romanzo ponendo in rilievo, con intensità e al contempo delicatezza la figura di Sylvia Ageloff. Segretaria e traduttrice di Lev Trockij, fu accusata di essere stata complice del barbaro assassinio di quest’ultimo, avvenuto per mano di Ramón Mercader del Río, agente segreto spagnolo naturalizzato sovietico operante nel NKVD durante il governo di Stalin.

Sylvia e le altre sorelle Ageloff sono ragazze speciali, cresciute in una famiglia ebrea e impegnate nel prestare soccorso alle frange più deboli della società; soprattutto in un periodo, quello a cavallo tra il 1939 e il 1940, di dilagante povertà e disoccupazione. Sylvia è una donna lentigginosa, dal corpo gracile, passerebbe quasi inosservata se non ci fosse stato l’incontro fatidico con Jacques, uomo di cui s’innamora perdutamente.
Una caratteristica distintiva di questa donna e, insieme, la sua debolezza è proprio la capacità di amare. Anzitutto il suo lavoro e le proprie passioni, nella fattispecie il pensiero politico di Lev Trockij, dimostrando un forte attaccamento e un’ardente passione per gli ideali in cui crede il leader della rivoluzione russa. Contro la sua volontà instaura un legame emotivo e una connessione sentimentale con il futuro assassino del leader della Quarta Internazionale.
E sarà proprio in nome di questo sentimento che, a sua insaputa, si farà manipolare e raggirare dal suo amante. Ciò insinuerà poi il sospetto che sia stata complice dell’assassinio di Trocskj, suo mentore politico. Sylvia cadrà in uno stato depressivo che la porterà anche ad entrare e uscire da case di cura psichiatriche e ad essere trattenuta nonostante la sua innocenza sostenuta anche da Natalia Sedova, la dolce moglie di Trocskij.

È così che, a un certo punto, Sylvia intuisce che è opportuno lasciare una traccia di memoria e, all’età di ottantadue anni comincia a scrivere la sua biografia, riportando fedelmente ogni singola vicenda che ha costellato la sua esistenza attraverso l’esternazione di tutte le emozioni che hanno animato la sua vita.
Quello di Sylvia è il complesso ritratto di una donna che presenta caratteristiche contrastanti. Una figura femminile forte e insieme debole, che sa essere audace ma rimane un carattere timido. Fortemente attiva nel contesto sociopolitico del suo tempo, la Ageloff rivela un deciso impegno in ogni sua azione. Al tempo stesso, è una persona riservata, che non ama stare troppo sotto i riflettori. Di qui il dissidio, tutto interno alla sua coscienza, tra la legge del cuore e il suo credo ideologico.
Dalle pagine della scrittrice barese, si evince il ritratto di una donna forte, determinata, fiera sostenitrice dell’emancipazione femminile, tenera con gli orfanelli e col piccolo Oliver abbandonato in orfanotrofio. La vicenda della Ageloff ci esorta a riflettere criticamente su un dato storico evidente, vale a dire la mancanza di riconoscimento e visibilità delle donne nella storia. Per lungo tempo e, in molto casi, ancora oggi, il contributo delle figure femminili è stato pressoché trascurato e ignorato, per effetto di una narrazione tossica, squilibrata e parziale.

Il silenzio della voce delle donne ha privato la storia di una prospettiva altra rispetto a quella dominante maschile. Le esperienze di vita, le opinioni e le azioni delle donne possono e devono arricchire e ampliare la comprensione della storia in un’ottica di inclusione. Questo libro è scrittura viva, profonda. Leggendolo, si impara non solo a conoscere Sylvia ma anche ad amarla.
E, se la “memoria è in sé un atto di creazione, perché memoria è scegliere di vivere e di morire insieme, ogni volta”, è bene perdersi fra queste pagine e “fare la rivoluzione”: imparare a fare la differenza custodendo con attenzione il passato di una donna che, alla fine, nonostante tutto, ha scelto di lottare, di (ri)emergere. “Il dolore si può testimoniare ma può anche essere curato e questa lezione di vita non vale solo per Sylvia Agelof ma per ognuno di noi”, conclude la docente.
Che ne sarà di quei bravi “ragazzi di vita”?
Per Giancarlo Visitilli, autore di Dell’amore e altre storie, l’amore, l’ascolto e la creatività sono la via maestra che i giovani devono seguire per conoscere se stessi
di Jasmine Sivo, studentessa della 1^ bsu)
È una fredda giornata d’autunno, tardo pomeriggio.Nella sala polifunzionale della Fondazione Santi Medicidi Bitonto, un nutrito gruppo di studenti del Liceo “C. Sylos” attende lì, seduto, impaziente di ascoltare il prof. Giancarlo Visitilli, per l’occasione giunto a presentare il suo ultimo libro Dell’amore e di altre storie. Ragazzi di vita nel mare tempestoso (Caissa Italia Editore 2023).

L’evento è l’esito finale di un Progetto Lettura, annualmente promosso dal Dipartimento di Lettere, che prevede l’incontro e la discussione con l’autore il cui testo è stato adottato dagli alunni del triennio promosso. Introduce Mariella Cassano, docente di lettere,con un cenno sull’impegno sociale di Visitilli, la prof.ssa Mariella Cassano. Seguono i saluti della dott.ssa Chiara Cannito,presidente della Cooperativa Ulixes, la quale ripercorre brevemente la parabola letteraria dello scrittore barese. A questo punto, la parola passa agli studenti, veri protagonisti della manifestazione, i quali incalzano il loro interlocutore con una sfilza serrata di curiosità e domande.
Giancarlo Visitilli, insegnante di lettere presso un istituto secondario di secondo grado, ha esordito come scrittore pubblicando diversi tra saggi e romanzi di notevole successo con diversi editori, sebbene – ne è convinto e ci tiene a ribadirlo – “per esserlo, bisognerebbe aver scritto almeno mezza paginetta come Elsa Morante o dieci righe come Philip Roth”. Ha fondato la cooperativa sociale I bambini di Truffaut preposta alla cura di bambine, bambini e adolescenti disagiati con la quale realizza anche il Festival Cinema&Letteratura Del Racconto, il Film, di cui è direttore. Dal 2016 è autore e ghostwriter di testi di canzoni per cantautori e cantanti. Dell’amore e di altre storie è il suo primo saggio per la casa editrice Caissa Italia e racconta le storie vere di alcuni giovani ospitati in un centro per adolescenti.
Vi si narra di Samantha, Massimo, Nicola, Vittoria, Mario, Francesca, Almir, Noemi: sono solo alcuni dei ragazzi e delle ragazze alla deriva che vivono ne La risacca, un centro per adolescenti. Qui opera Saverio, un educatore e insegnante di Lettere, che insieme ai ragazzi svolge un laboratorio incentrato su tematiche autobiografiche, quali l’amore e la riscoperta di sé. Durante il laboratorio, educatori e ragazzi trascorrono tanto tempo insieme.

Fra ascolto, discussioni, scontri e incontri, ciascuno passa in rassegna la propria tempesta emotiva, qualcuno teme di annegare nei propri incubi e paure. Nessuna terapia o proposta di guarigione, solo acquisizione di consapevolezza: dare il nome alle cose – al dolore, al problema, al trauma – e mutarle in altro. Qui, ora, per me. Nella cassetta degli attrezzi per la cura soltanto libri, dischi, film. L’ascolto, la parola. Il grido e i silenzi.
Come sempre dalla parte dei più deboli, con la sua esperienza di educatore Visitilli ha negli anni accolto, ascoltato e raccontato storie che parlano di amore, di diversità, di inclusione, di vita, in una scuola troppo in balia dei modelli burocratici imposti dall’alto e, talvolta, poco attenta alle reali esigenze dei ragazzi.
Visitilli è riuscito a fare breccia nei cuori dei giovanissimi presenti, mettendo in subbuglio le loro convinzioni, esortandoli a interrogarsi nel profondo. Parlando e scrivendo “nella nostra lingua” è riuscito a dimostrarci che il verbo amare può realmente essere verbo transitivo.
“Siamo tutti frutti di alberi altrui”, rivela. Siamo adolescenti e molto spesso non veniamo ascoltati. Siamo adolescenti e non sappiamo che cosa significa far l’amore. Siamo adolescenti a cui Visitilli ha insegnato a dire ai genitori “non rompete i coglioni”. Rilevante, inoltre, la distinzione tra “fare l’amore”e“scopare”. Un lascito che l’autore ci consegna in eredità grazie alla sua capacità di trapassare. Che non è un semplice, poiché “il verbo trapassare è semanticamente connesso al trapano per fare i buchi”.
Sollecitati dagli interrogativi posti da Visitilli, se a ognuno di noi venisse chiesto “quand’è stata la nostra prima volta?”, la risposta sarebbe: abbiamo fatto l’amore quando ci siamo innamorati per la prima volta, quando “la puzza del sudore per noi è diventava odore”, quando eravamo tra pari, quando non c’era gelosia e quando si preferiva lasciare che fare male.
Il prof Visitilli è un porto sicuro per noi studenti, il suo sguardo ci comprende come se dentro di lui ci fosse ancora quel bimbo cresciuto troppo in fretta bisognoso di continue rassicurazioni. È così empatico da commuoversi insieme ai suoi alunni mentre legge i versi dei grandi poeti. In merito ai i colloqui con i genitori, assurdità pura. Un ragazz* di sedici anni non sarebbe ancora abbastanza maturo da prendere decisioni in piena autonomia?
Gli siamo caldamente grati ‘grazie’ per aver scritto per noi non solo su di noi. Non tutti si lasceranno catturare dal suo discorso ne condivideranno in toto le sue parole. Resta il fatto che dalle sue labbra trasudano crescita personale ed è amore puro, incondizionato. Che poi altro non è che saper intercettare noi giovani con parole d’amore in quella pianura della vita che si chiama adolescenza.
Quanto saremmo felici se ci chiedeste, a pranzo, “come stai?”, anziché il solito, freddo “come è andata la giornata?”, “che avete fatto oggi a scuola?”. Non meravigliatevi se la risposta che otterrete sarà un indifferente “Niente!”. Se cominciaste a instaurare questa modalità di relazione con noi, anche voi, adulti, capireste cosa viaggia nel nostro cuore. E, forse, iniziereste a capire davvero qualcosa di noi.
Immergendoci nelle pagine di Dell’amore e di altre storie abbiamo impugnato la penna che avevamo scordato in un angolino senza inchiostro, assumendo le redini della nostra vita. Senza più dover chiedere alcun permesso. Perché – questo è il messaggio finale di Visitilli: “la vita è una, i passati sono difficili ma i futuri sono da decidere in quanto aperti”.
Nella foto, in alto, Giancarlo Visitilli con gli studenti del biennio del Liceo classico linguistico scienze umane economico Sociale “C. Sylos” presso la sala polifunzionale della Fondazione Santi medici di Bitonto