Il presente “connESSI” al passato e rivolti al futuro

La mostra al museo archeologico di Bitonto, nell'ambito della Giornata del Contemporaneo, è un invito a riflettere sulla virtù dialogante dell'arte

Inserita nel complesso e articolato progetto dal respiro nazionale, ma con echi oltre i confini, della Giornata del Contemporaneo dell’AMACI, la rassegna ConnESSI, realizzata presso il Museo Archeologico della Fondazione De Palo-Ungaro di Bitonto, con la cura di Giuseppe Fioriello, ha consentito di allargare lo sguardo su alcune attuali e singolari prospettive della rappresentazione artistica oltre che testimoniare, una volta di più, la vocazione di attrattore culturale, nel circuito del territorio pugliese, dello stesso museo archeologico.

Foto di Pasquale Amendolagine

Una struttura, che pur essendo destinata a mantenere viva la memoria del passato attraverso i suoi preziosi reperti, ha potenziato nel tempo la propria attività culturale, varando una serie davvero cospicua e interessante di iniziative, tra incontri, mostre, eventi letterari.

Alla mostra ConnESSI hanno offerto il proprio personale contributo di idee e riflessione Pasquale Amendolagine, Paolo De Santoli e Domenico Fioriello, oltre lo stesso Giuseppe Fioriello.

Trittico di P. Amendolagine

Pasquale Amendolagine utilizza il mezzo fotografico scrivendo con la luce il rapporto segnico dell’architettura, le cui trame sono intrecciate di rapporti chiaroscurali e di un profondo senso dell’ombra, che rinvia alla natura alchemica della camera oscura. L’autore indaga il fluire della vita nella dimensione quotidiana urbana: i bianchi panni stesi ad asciugare nelle corti insieme ad attese e percorsi in qualche modo significativi dell’umana esistenza.

Foto di Domenico Fioriello

Diversa la lettura di Domenico Fioriello con la sua sistematica indagine da architetto, da osservatore maniacale nel rilevare le mappe urbane con un’ottica fotografica, agendo dal generale al particolare, dall’urbanistica all’interno della città. Nella sequenza presentata in mostra, attraverso l’idea della soglia, da varcare, mette in relazione tra loro ambienti di uno stesso luogo, che rivelano le diverse tipicità di quanti abitano quegli spazi, in una sorta di ricerca antropologica. Il set è Palazzo Rogadeo, sede della biblioteca cittadina, dove in sale dismesse si avverte l’odore della vita che è stata, attraverso oggetti ed utensili nei quali riecheggia tutta una fragorosa umanità.

Trittico di D. Fioriello

La serie pittorica di Paolo De Santoli si muove tra proiezione mentale e dimensione reale, dando luogo, con una rappresentazione più classica degli spazi, a “camere” intese come un palcoscenico pronto ad esibire la vita, secondo una concezione che risale al Vitruvio del Trattato sopra le scene nel Libro II dell’Architettura, pubblicato nel 1545 da Sebastiano Serlio.

Opera di Paolo De Santoli

In queste “camere” si ravvisa quella che è l’idea primordiale della fotografia: la “scatola oscura” dotata solo di un semplice foro – prima ancora di essere munita dal Canaletto di una lente per la costruzione dei paesaggi – attraverso cui la luce riflette la proiezione dell’immagine reale. E così che nasce la fotografia, “scrittura della luce” nella resa materiale del “tempo”.

Trittico di P. De Santoli

Il rapporto spazio-tempo si esalta nella fantasmagorica, iconica immagine del curatore della mostra Giuseppe Fioriello: nell’elaborato mix-media dal titolo Ruit Hora, si mescolano fotografia, serigrafia, disegno digitale e acquerello. Un’opera realizzata con il contributo di Salvatore Ambrosi: il compianto artista, ancora in attesa di ricevere il giusto tributo di stima e di gloria, meritato nel corso di una carriera lunga e densa.

Ma qual è il nesso che lega il “contemporaneo” all’antichità? In uno scenario come quello del museo archeologico, costituito di teche in cui sono esposti utensili, oggetti, suppellettili di un tempo remoto, corredati da pannelli informativi, con i nomi, i luoghi, le date, le maestranze e le etnie di appartenenza? E soprattutto, che cosa s’intende oggi per “contemporaneo”? Considerato che i reperti archeologici, oggi oggetti solo dello sguardo, una volta hanno vissuto la loro quotidianità in funzione della vita domestica, del lavoro, dei giochi o della guerra, giungendo sino a noi, conservati nelle sepolture, in forza delle idee di una vita ultraterrena?

“Ruit Hora” di Giuseppe Fioriello

Potremmo dire, con espressione tautologica, che il contemporaneo è il vissuto di un momento, che vive o rivive di volta in volta, manifestandosi nell’atto in cui vive. La contemporaneità dunque, come contemporanea a sé stessa, tralasciando ogni forma di speculazione intellettualistica del linguaggio. In quest’ottica lo spazio del museo archeologico diventa per la comunità un luogo, un punto di osservazione, in cui si esplora il passato, vivendo il presente e proiettandosi verso il futuro. Lo spazio d’esposizione si trasforma nel luogo del dialogo e della riflessione, suscitata dal confronto del pubblico con le opere esposte.

Tra i reperti del museo, vi è, ad esempio, un bel cratere a mascheroni, il cui autore è il ceramografo apulo definito Pittore di Baltimora: nome assegnato in maniera convenzionale a quello che viene considerato il più importante pittore di vasi tardo-apuli, la cui opera è raffigurata in un vaso compreso nella collezione del museo della città americana del Maryland. Sul cratere del pittore di Baltimora la figura principale è quella di un guerriero con il suo cavallo dentro un naiskos, un monumento funerario, che icasticamente anticipa la scatola scenica di Paolo De Santoli e le camere visive di Pasquale Amendolagine e Domenico Fioriello.

Vaso del pittore di Baltimora (foto G. Foriello)

E’ questa la magia che la rassegna ConnEssi produce. La magia del tempo che passa senza passare; del presente che si riflette nelle pieghe più remote del passato con la forza del futuro che custodisce in nuce.

La foto in alto è di Paolo De Santoli